ALGHERO – Sono sempre di più coloro che si stanno (finalmente) accorgendo che Alghero è sempre più vicino ad avere i contorni di un paesotto più che di una cittadina. Senza additare nessuno, ma con evidenti responsabilità di chi governa, quasi settimanalmente, se non di più, si accendono delle nuove spie rosse nel cruscotto della macchina targata Alghero. L’elenco sarebbe lunghissimo. Sono sufficienti le ultime due: la chiusura della sede dell’Inps e la mancata indicazione dell’aeroporto come porta d’accesso per la mobilità turistica. Ma poi basta pensare alla sanità, quattro corsie, Palacongressi, continuità aerea, Maria Pia, agro, Porto Conte (Parco e Amp) e tanto altro. Tutte questioni ancora ferme o con diffusi problemi che, come delle zavorre, hanno pesato e pesano ancora sullo sviluppo di questa zona del territorio. In questo si innesta anche una quasi totale assenza di collaborazione con l’ex-capoluogo. Sassari infatti è evidente che non esercita quel ruolo di “chioccia” verso il Nord-Ovest che avrebbe dovuto svolgere una volta decadute le province e dunque cessati enti importanti connessi alla promozione del territorio.
Tutto ruota intorno ad una parola: turismo. O meglio, turismi. C’è poco da fare, l’economia della Sardegna e ancora di più della Riviera del Corallo si poteva e può reggere quasi esclusivamente sugli introiti attivati dall’arrivo e presenza di visitatori. Stranieri, nazionali e corregionali che, attratti dal centro catalano, lasciano economie in loco utili a creare quel circuito virtuoso che permettono la vitalità di una comune (anche nelle domenica invernali, un tempo stracolme di persone, oggi richiamate dalle varie “cortes”). Turismi che comprendono, ovviamente, anche le eccellenze dell’enogastronomia, della natura e paesaggio, ma che non possono non essere accompagnate da momenti ludici e dunque d’intrattenimento.
Per raggiungere questi risultati sarebbero state necessarie delle politiche di sviluppo che, ad esempio, in questi anni avessero sbloccato alcuni progettualità ferme da anni. Come Maria Pia. Quando si parla di “liberare gli investimenti” non significa “regalare porzioni di territorio” a nessuno. Questo è tipico dell’algherese ovvero il noto “cane dell’ortolano” che non mangia e non lascia mangiare. Dunque per non fare un eventuale favore a qualcuno, ci troviamo con un territorio in ginocchio. Questa è la verità che tra l’altro vale per tutte le questioni in ballo. Basta pensare alle borgate. Dei veri e propri gioielli che potevano (e potrebbero ancora) diventare delle “bomboniere” turistiche viste anche le posizioni in cui si trovano. Maristella su tutte. E invece lottano, con le unghie coi denti, per ottenere la possibilità di poter realizzare, tramite un’agognata variante urbanistica al Piano Regolatore Generale (del 1984!), dei ricoveri per gli attrezzi e qualche cubatura utile alle produzioni agricole. Un’assurdità.
Tutto nasce, però, e in agro, così come in città ne sono consci, con il Piano Paesaggistico ideato e voluto dall’allora presidente della Regione e leader del Partito Democratico, Renato Soru. A microfoni spenti tutti, ma proprio tutti (militanti del Pd compresi), convergono che quel Piano è stata una disgrazia. Questione già più volte evidenziata e oggetto di articoli, polemiche e scontri. Ma, è evidente un Comune come Alghero non può solo piangere per gli effetti di un dispositivo che comunque coinvolge tutta l’Isola. Avrebbe dovuto reagire, da tempo. E invece, oltre che per il famoso adagio, anche per la mancanza di una forte presa di coscienza della politica, associazioni di categoria e e in generale della cittadinanza oramai il centro catalano è messo alla stessa stregua di centri come Thiesi, Tempio, Ozieri, Stintino. Nulla da togliere a quei bellissimi luoghi, ma Alghero era altro e poteva ancora esserlo. Inutile piangersi addosso e abbaiare contro presunti complotti, ovviamente tutto tramite facebook e poco altro. Urgono, tramite una classe dirigente preparata e lungimirante, azioni forti e decise che liberino subito nuove progettualità: Porto, Maria Pia, Agro ed ex-Hotel Esit potrebbero essere le prime. Però, fatti non più parole o promesse e passerelle. Non c’è più tempo da perdere: o si reagisce o, per Alghero, nonostante le enormi potenzialità, si prevede un futuro nero.
Nella foto la straordinaria bellezza di Alghero
S.I.