ALGHERO – Alghero ha lo sguardo rivolto al passato. Una città, o meglio un territorio, che dovrebbe rappresentare il faro dello sviluppo della Sardegna e dunque un esempio virtuoso per tutta l’Italia, che non ha più una visione. Pare, da anni, ferma, inchiodata, cristallizzata su posizioni già superate e soprattutto avulsa da polemiche arcaiche. Una su tutte quella sulle sedute consigliari. L’opposizione ha puntato il dito verso la maggioranza la quale ha risposto snocciolando i numeri da record paragondoli agli anni del centrodestra. Ma in questo modo non si può governare una città come Alghero. Cosi vuol dire amministrare perennemente voltati indietro, col torcicollo.
Oggi i tempi sono cambiati, eppure molto. Come fanno a non comprenderlo le persone che solo 20 mesi addietro si sono candidate a rappresentate tutti, ripetiamo, tutti gli algheresi? Putroppo per loro, ma non gliel’ha indicato il medico di presentarsi alle urne, il momento attuale è uno dei più complicati dal dopoguerra ad oggi. E questo per numerosi motivi che non possono essere affrontati in questa sede. Certamente chi si è candidato non poteva non sapere. Eppure, a quanto pare, bisogna ricordardaglielo. In particolare è necessario rammentare che per superare le sfide di questo momento storico occorrono visione, capacità, conoscenze e tradotte in politica maggioranze ampie, legami forti con gli enti sovraordinati e soprattutto idee. Tutto questo, oggi, sembra mancare. Non per un giudizio severo, ma per un’evidenza degli accadimenti quotidiani come quello, appunto, di vivere (governare) col torcicollo.
Come abbiamo già annunciato, uno studio dell’Acli riferisce che la popolazione sarda fra 50 anni circa sarà dimezzata. Alghero è tra i comuni che subiranno questa mannaia. Un processo che deve assolutamente essere invertito. Ma per farlo ci vogliono, veramente, delle qualità forse anche fuori dal comune o comunque uno sforzo immane. Anche in termini di orario dedicato alla propria città. Chi fa oggi politica, suo malgrado, deve dedicarsi anima e corpo 24 ore su 24. Qualcuno, tempo fa, lo faceva. Ma invece di imitare gli esempi virtuosi del passato, si cerca di puntare i riflettori sul peggio. Salvo poi risvegliarsi e vedere che ancora oggi i problemi (irrisolti) sono sempre gli stessi, ma con l’aggravante che è trascorso qualche lustro e tutto è ancora inchiodato: Puc, Maria Pia, porto, strutture ricettive, campi da golf, area per l’intrattenimento, ospedale nuovo, circonvallazione, 1° lotto della quattro corsie e l’infinita a stucchevole vicenda di Surigheddu e Mamuntanas. Ci possiamo accontentare di un opera ancora tutta da creare e soprattutto da gestire come l’ex-cotonificio? Guardarsi continuamente le spalle significa non avere fiducia di nessuno e vivere con la paura della propria ombra, mentre Alghero, il territorio, necessita di tutt’altro. E non da adesso.
Nella foto Alghero
S.I.