Alghero: sordina alla movida

ALGHERO – La Politica, quella vera, quella con la “P” maiuscola influenza il tessuto sociale. Una condizione che ad oggi, vista l’assenza di una qualificata e capace “Arte di governare”, sembra quasi non reale. Ma invece è così. Da sempre. In particolare, è ovvio, chi ricopre un ruolo apicale indica la strada che deve essere seguita. Premier, Presidente di Regione e Sindaco svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo della comunità di cui si occupano. Volenti o nolenti, i loro provvedimenti influenzano in maniera netta e determinante ogni aspetto della vita. Del resto leggi, delibere, decreti e così via, al netto della presunta volatilità di alcune materie, hanno dei riflessi immediati sugli accadimenti quotidiani e offrono anche il “mood” di una determinata classe dirigente rispetto alle cose della vita.

Ed è così, ad esempio, che un sindaco appena insediato spesso si caratterizza dal primo atto da lui firmato. E così ad esempio è accade per Settimo Nizzi. Rieletto sindaco di Olbia, dopo essere stato giudicato un buon primo cittadino per i lavoro svolto in passato, non appena ha messo piede nuovamente nella casa comunale ha emanato un provvedimento che dà un segnale chiaro e forte: musica in tutti i locali (senza alcuna distinzione di luoghi e stagioni) fino alle 2.00 di notte. Un segnale, dicevamo. Si perchè entrando nel merito, ovviamente, ci sarebbero tanti aspetti da analizzare e verificare rispetto a quella che è l’offerta dell’intrattenimento nel centro gallurese. Ma intanto Nizzi, non appena indossata la fascia tricolore, ha voluto dare un messaggio: “io sto con le parti attive e produttive della città”.

Un monito del genere è proprio l’opposto di quanto accaduto, ad esempio, ad Alghero (ma non solo) negli ultimi anni. Amministratori vittime (consapevoli o meno) dei comitati di turno hanno declinato verso le indicazioni di chi invece vuole le nostre città silenti o meglio poco, ma molto poco, “rumorose”. E dunque abbiamo visto (e subìto) nella Riviera del Corallo la nascita dello “sportello del rumore” che è solo l’ultima trovata di chi da anni cerca di arginare lo sviluppo di un settore che per diversi lustri ha reso famoso il centro catalano anche oltre Tirreno. E invece oggi, com’è noto, Alghero è oramai sulle pagine di tutti i media per tutta una serie di azioni restrittive mai viste.

E in tutto questo cosa c’entra la Politica? L’arte di governare, in questo scenario, come dicevamo in apertura, è essenziale perchè definisce i tratti della comunità e ne indica il percorso da seguire. Ed è così che, ovviamente, ad Alghero, così come in altri luoghi dove ci sono problemi simili (vedi Sassari o Cagliari), stiamo assistendo ad una totale regressione dell’offerta culturale nello specifico dell’intrattenimento. Proprio come accaduto per Olbia negli ultimi anni: una sfilza di appuntamenti a dir poco anonimi. Ragazzi e ragazze che fanno orario solo col bere, chiacchierare e migrare da un bar all’altro, tutti con solo un sottofondo musicale. Locali e bar che oramai vivono solo grazie ad aperitivi e ristorazione. Unico obiettivo è evitare problemi coi controlli e sanzioni della Polizia Municipale. Un’offerta “al ribasso” che qualifica la città in cui viene proposta e questo al netto della volontà (certamente non di tutti gli operatori) di proporre qualcosa anche di innovativo e diverso. Ma in un quadro di “caccia alle streghe”, come commentano sui social i privati, è quasi impossibile alzare l’asticella.

In questo, come dicevamo, la politica ha delle enormi responsabilità. E se Nizzi e altri sindaci col suo stesso piglio hanno voluto dare quel segnale, c’è un significato molto chiaro che va ben oltre l’aver prorogato la chiusura dei locali, ma vogliono far capire che loro (dunque il Comune e gli organi di polizia) stanno dalla parte di chi produce, propone, lavora per provare a garantire dei servizi anche collegati alla musica che, se dequalificata, diventa solo mero sottofondo ed allora tutto va bene e ci si trova, come oggi ad Alghero dove alla movida alla fine è stata messa la sordina, invasi da cover acoustic band fotocopia e dj piuttosto anonimi. Anche in questo modo si sacrifica la cultura di un territorio, forse quella meno “alta”, ma sicuramente un frangente che per diversi lustri ha prodotto richiamo turistico e tanto divertimento in un angolo di Sardegna oggi piuttosto desolante.

Nella foto i bastioni di Alghero

S.I.