ALGHERO – Questa mattina, come annunciato, conferenza stampa delle forze di opposizione all’attuale centrosinistra che guida la città di Alghero e quello Regionale per annunciare il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale rispetto al cosi detto “Piano della Valorizzazione della Bonifica” e in particolare al passaggio in Consiglio Comunale relativo al “Piano d’Assetto Idrogeologico”. A firmare l’atto che condanna le scelte della maggioranza e della Giunta Bruno le seguenti sigle: Forza Italia-Alghero, Noi con l’Italia, Fdi, Patto Civico-Alghero, Psd’Az, Lega, Autodeterminatzione e Azione Alghero. Qui di seguito pubblichiamo integralmente il documento diffuso dalle forze politiche che hanno presentato il ricorso e che giudicano negativamente le scelte attuate.
L’elevato rischio idraulico associato a canali superficiali di raccolta acque (vd. Canale Urune) nasce da un mero errore interpretativo commesso dalla RAS non tanto nel PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), quanto nel Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, ovvero il piano territoriale di approfondimento, integrativo al PAI stesso.
Il Piano stralcio delle fasce fluviali è stato adottato preliminarmente con delibera regionale n.1 del 03.09.2012 e con delibera n.1 del 30.10.2012 senza che il Comune di Alghero opponesse alcuna osservazione in merito come invece fecero tra gli altri Comuni appartenenti allo stesso sub bacino, come Santa Maria Coghinas, Porto Torres, Valledoria o Bosa. Il piano è stato, poi, adottato definitivamente con delibera n.1 del 20.06.2013 e approvato in maniera definitiva il17.12.2015.
Questo ha portato i successivi studi di pianificazione, ivi compresi quelli propedeutici al PVCB stesso, ad operare scelte stringenti a carico delle aree gravate dal rischio esondazione fino a individuare, in corrispondenza di queste, aree di massimo rischio Hi4 comportanti stringenti limiti all’attività agricola esercitata, in termini di scelta delle coltivazioni agricole, inedificabilità totale e impossibilità di concorrere all’ottenimento dei contributi previsti dal Programma di Sviluppo Rurale.
La superficialità con la quale le amministrazioni successive a quella di cdx, ed in modo particolare l’attuale, hanno affrontato simile vizio interpretativo (il Canale di solo “Urune” trattato alla stregua di un corso fluviale) denota il livello della politica pianificatoria di cui si stanno facendo carico che, in luogo di risolvere i problemi causati dal PPR, inasprisce addirittura la vincolistica a carico di decine di aziende agricole.
E poco importa se a rimetterci saranno 800 ettari di fertile terreno, 150 imprese, 200 famiglie, 300 ettari di vigneti della nostra eccellenza produttiva: la cantina sociale di santa maria la palma.
Il PD artefice, in sede regionale, dell’approvazione del PPR che, fin dal 2006, ha cagionato il blocco totale dello sviluppo del nostro agro, oggi continua nell’arrogante pretesa di sancire chi merita di progredire e chi di affondare. Lo fa sostenendo la bontà di un adeguamento al PAI che, di fatto, al contrario, mostra tutti i suoi limiti dottrinali equiparando un canale di scolo ad un fiume e, in siffatto modo, acquisendone tutti i vincoli e le limitazioni produttive che ne derivano.
Ai nostri pavidi colleghi importa il raggiungimento di un effimero risultato che, mai e poi mai, potrà porre rimedio e riparo ai dieci anni di abbandono cui è stato sottoposto il nostro agro più pregiato, a costo di vanificare gli sforzi compiuti da quelle famiglie per resistere fino ad oggi e venir meno alla difesa di uno stato di diritto oggi negato.
Si è (s)parlato di interventi di mitigazione senza avere contezza delle opere da eseguire, dei tempi necessari per la loro ultimazione ne, ancor più grave, di come e dove reperire le ingenti somme necessarie. L’unica certezza è la presenza, da oggi, di vincoli che si sommeranno a quelli del PPR, volti a preservare beni identitari, improbabili allagamenti ma non di certo la dignità di oneste famiglie.
Non possiamo permettere che gli ultimi colpi di una sinistra morente, a tutti i livelli, cagionino ulteriori danni e beffe al nostro agro ed ai suoi abitanti.
A ciò si aggiunga lo sgangherato procedimento di adozione della Delibera n. 68 del 11.12.2017 seguito dall’amministrazione comunale, che presenta una innumerevole sequela di rilevanti vizi formali, enormi errori ed omissioni, tali da rendere la deliberazioni del tutto invalida:
1) Ordine del giorno del Consiglio comunale errato, limitato al PAI del Piano Comunale Valorizzazione Bonifica;
2) Mancato rispetto dei termini per la convocazione Consiglio Comunale;
3) Mancato rispetto dei termini per il deposito degli atti
4) Errata istruttoria in Commissione Consiliare, tenutasi in una sola seduta, solo 48 ore prima del Consiglio;
Vi sono altresì tutta una serie di violazioni sostanziali e nello specifico:
Da quanto si è potuto rilevare, sia pure limitatamente all’area delle bonifiche, oggetto di disamina da parte della II^ Commissione consiliare, vengono menzionati i seguenti atti “analisi geografica e geomorfologica” e “rilievi topografici”, mentre tra gli allegati non risulta alcun elaborato dal quale si evincano i rilievi topografici (che richiederebbero un maggiore dettaglio rispetto a quello degli elaborati depositati, che sono in scala 1:10.000).
Quanto ai “Rilievi geomorfologici e cartografici”, si dichiara che gli elementi cartografici utilizzati sarebbero costituiti da:
– Carta Tecnica Regionale in formato vettoriale 3D in scala 1:10.000;
– Cartografia aerofotogrammetrica in formato vettoriale 3D in scala 1:2.000 fornita dall’Amministrazione comunale, ove disponibile;
– Modello digitale del terreno (DTM) presente nel portale cartografico della Regione Sardegna con precisione di 1.00 m, ove disponibile;
– Ortofoto aggiornate all’anno 2010;
– Carta di uso del suolo della Regione Sardegna aggiornata all’anno 2008 disponibile nel sito ufficiale.
Si dichiara, altresì, che per l’individuazione delle aste fluviali è stato utilizzato il layer del database multiprecisione della Regione Sardegna (DBGT10K – elemento idrico).
Sennonché in nessuno degli elaborati depositati si può evincere l’utilizzo del modello del terreno DTM con passo a 1,00 m. notevolmente più preciso del modello cartografico vettoriale in scala 1:10.000 utilizzato.
Viene poi dichiarato che la base dei dati per la costruzione del modello matematico del terreno sarebbe “integrata con rilievi topografici in campo”, ma di tali rilievi non c’è traccia negli elaborati depositati.
Alla pag. 7 della relazione allo studio si legge che gli elementi territoriali quali curve di livello e punti di quota, nonché le principali linee infrastrutturali, sono stati utilizzati per la costituzione del Modello Digitale del Terreno (DTM) con celle di base di forma quadrata di lato 10 metri, ovvero un modello digitale insufficiente per livello di dettaglio.
Sui rilievi topografici (pag. 7 della relazione) si afferma che le attività di rilevamento in campo sono state effettuate prevalentemente mediante l’utilizzo di ricevitore mobile GPS, in grado di connettersi tramite linea GSM alla Rete di Stazioni Permanenti GNSS (Global Navigation Satellite System) della società TopCon, distribuite sul territorio della Sardegna; in alcuni casi, ove non è stato possibile disporre di una ricezione satellitare adeguata, è stata impiegata una stazione totale TopCon GTS-226.
Di tale attività non vi è però traccia negli elaborati. Infine, alla pag 8 si legge che le misure locali dei manufatti sono state effettuate con l’ausilio di distanziometri laser e con strumenti tradizionali. Sennonché alcune misure di manufatti presenti nell’area delle bonifiche rilevati sono sensibilmente diverse da quelle riportate negli elaborati allegati allo studio.
Per tali ragioni siamo stati costretti ad adire l’Autorità giudiziaria per affermare il principio di legalità, il rispetto delle norme e regolamenti prima di tutto da parte dell’Amministrazione comunale, evidenziando la necessità di studi approfonditi e puntuali, con una attenzione maggiore rispetto a quella adoperata fino ad ora. Purtroppo constatiamo che sono stati persi ulteriori 3 mesi oltre ad esporre l’amministrazione al pagamento di spese legali per unica responsabilità dell’amministrazione in carica e dei consiglieri di maggioranza, che non è corretto paghino i cittadini. Inizino a pagare di tasca i loro errori!