ALGHERO – L’arte, spesso, è provocazione. E per questo fa sempre molto discutere. Per questo chi la commissiona, diffonde e realizza non può sorprendersi o, ancora di più, offendersi quando arrivano delle critiche, anche feroci. Soprattutto quando si tratta di espressioni artistiche contemporanee e d’avanguardia. In questo ore, ad Alghero, sta esplodendo sul web la polemica sulla performance realizzata da Romina De Novellis dal titolo “Bella Ciao” [Leggi] curata dall’associazione di Cagliari Expopteatro (dentro l’edizione di Festivalguer) e inserita nel calendario degli appuntamenti del mese di dicembre dall’amministrazione Bruno e Fondazione Meta.
Il web si è scatenato. Tante critiche, ma pure qualche difesa. Tra le prime, molto sono rivolte all’utilizzo delle patate lasciate lungo alcune vie del centro storico a contorno della perfmormer dopo che la stessa, seduta da sola su una sedia, è stata figurativamente lapidata con l’utilizzo degli stessi tuberi (che ovviamente non saranno buttati, ma dati in beneficenza). Questa in estrema sintesi la fotografia della proposta che, nelle intenzioni dei proponenti, “è un tentativo incompiuto di rivolta popolare: fine delle utopie e degli ideali. Le patate, come natura morta e come fine di ogni possibilità di ribellione”.
Come detto, giudicare l’arte è sempre rischioso. O meglio: esiste, anche in tale ambito l’oggettività del giudizio che, però, è insita (come ogni campo) negli esperti del settore. D’altra parte se un’amministrazione comunale decide di inserire all’interno del programma dei festeggiamenti di fine anno collegati, da sempre, ad un clima mite, familiare in una parola “natalizio”, un appuntamento particolare e, obiettivamente, non di facile comprensione e certamente non per tutti, dentro il cuore della città, in uno dei momenti dell’anno di maggiore frequentazione del centro storico anche per le compere natalizie, è chiaro che si possa andare incontro ad una valanga di critiche. Ancora di più se il luogo in cui viene realizzata tale “opera” non è certo noto al mondo per essere fulcro dell’arte contemporanea, anzi.
E infatti è anche questo il nocciolo, e qualcuno sui social lo ha fatto notare. Non solo, come criticato da molti, nel periodo della festa popolare per eccellenza, sarebbe stato meglio proporre altro, ma, probabilmente, altro aspetto è che Alghero negli ultimi anni ha avuto uno sprofondamento sociale che non può che riflettersi anche sulla cultura. E da questo, i governanti, dunque chi fa le scelte, ma anche le associazioni, non possono far finta di niente e prescindere dunque dal contesto in cui certe proposte vengono presentate. Al netto dei giudizi personali che contavano poco, fino all’esplosione dei social dove tutti commentato tutto, e che vedono allo scrivente non dispiacere la proposta di Romina De Novellis, resta il fatto che, presa coscienza del giudizio democratico, sempre tanto richiesto e (a parole) apprezzato dalle aree politiche dei proponenti, probabilmente sarebbe stato meglio realizzarla in altro periodo e, forse, in altro luogo. Ma tant’è, anche scatenare queste polemiche è il bello dell’arte.
A supporto di questo ragionamento potrebbe arrivare una scena dello straordinario film di Sorrentino “La Grande Bellezza” in cui il protagonista, Jep Gambardella, nel vagare per Roma, tra salotti “radical chic”, ricolmi di “intellettuali”, lontani anni luce dalla realtà e posti più popolari, dove riscopre le sue vere origini, va a seguire, in uno spettacolare scenario bucolico e archeologico, la performance di colei che deve ricordare Marina Abramovic (artista contemporanea nota per le sue forti, crude e provocatorie performance). Jep, dunque il regista, fa capire quanto spesso, troppo spesso, in questi casi si cada nell’autoreferenzialità da parte di coloro che, pura animati da buone intenzioni, sono alle volte, eccessivamente slegati dalla realtà.
Nella foto da una parte la performance “Bella Ciao” e dall’altra alcune installazioni presenti in altre città
S.I.
La scena del film “La Grande Bellezza” in cui si far riferimento nell’articolo