ALGHERO – L’avvicinarsi delle scadenze elettorali, in ogni realtà civica, aumenta le frizioni, scontri e anche liti in seno alle sedi di rappresentanze degli enti pubblici. Questo accade in quasi ogni luogo tranne che ad Alghero. Qui, invece, sembra che si abbia una paura immane di rompere delicati equilibri che si sono creati nel dopo-Tedde. Un periodo, quello dal 2011 ad oggi, forse il più infausto che abbia mai vissuto Alghero. E, sarà un caso, questo coincide con l’avvento di una ben definita area politica al governo della città. Attenzione, però, non si tratta di effetti collaterali da contrapposizioni ideologiche, diciamo tra destra e sinistra. Magari. Ma più realisticamente di una diffusa lontananza dal tessuto sociale, assenza di visione e del solito e stucchevole adagio che viene ripetuto dagli “statisti” locali: senza prospettive, meglio andare avanti così.
Come se un sindaco o una classe dirigente si costruisca in laboratorio. O peggio ancora: come se basti frequentare per qualche mese via Columbano per poter aver potere decisionale sul futuro politico della città. Un errore. Un grave errore se si considerano elementi oggettivi accaduti proprio in questi ultimi giorni. In particolare il voto referendario. Un risultato, per la sua imponenza, totalmente inatteso. L’ipotesi di vittoria del No era quella più diffusa, ma la massiccia campagna elettorale di Renzi e del Pd, con anche le visite in loco e in tanti incontri pubblici con leader regionali e nazionali, oltre che la promessa dell’arrivo di valanghe di soldi, pareva avesse cambiato il “sentiment” popolare. Quasi tutti eravamo convinti di questo.
Invece, poi, arrivano i primi exit poll. Poi i dati ufficiali. E si scopre che gli Italiani, ma soprattutto i sardi e gli algheresi, nel nostro caso, hanno detto in massa: No. Una scelta di campo forse mai avvenuta nella storia della Repubblica almeno non in queste proporzioni. Del resto l’Isola è sempre stata fanalino di coda, ad esempio, nel dato dell’affluenza, invece ora arriviamo a superare nettamente il 60%. Per non parlare del risultato, ad esempio, di Alghero: 10.000 voti di scarto tra il No e il Si. Una vera batosta per i promotori della riforma che hanno visto, in prima fila, proprio il sindaco Bruno e la sua lista civica, sempre dell’area di sinistra.
Andando, però, oltre le scelte di campo, quello del referendum è un chiaro ed evidente segnale che non può non essere raccolto dalla politica tutta e, in questo caso, da quella cittadina. Ciò se si aggiunge che tutte le categorie “non protette” (ad Alghero la maggior parte) e soprattutto i giovani hanno votato in massa per bocciare la riforma e soprattutto dare, oramai è evidente, un segnale forte di cambiamento e protesta. Ma nel Palazzo Civico non sembrano neanche arrivare degli spifferi di questo maestrale che sta per travolgere la politica. A Roma lo sanno bene ed infatti stanno cercando di proporre la migliore legge elettorale per riportare al centro il cittadino col voto proporzionale. Ma non basta. La gente vuole risposte reali e tangibili. E sui problemi veri che devono affrontare. Senza considerare la voglia di una nuova rinascita legata a progetti e iniziative che possano garantire crescita, sviluppo e dunque lavoro e benessere per famiglie, imprese e cittadinanza.
Ad Alghero, ad esempio, ma così come in altri, oramai la distanza tra il Palazzo e la città è sempre più marcata. Una situazione che pare cristallizzata e che però sembra non trovare grosse insofferenze. Ma, come detto, sono stati quasi 17.000 algheresi ad indignarsi e dire che sono stufi e che voglio risposte immediate da Sant’Anna e da Cagliari. Basta meline, perdite di tempo, post su facebook, litigi di facciata e poi pacche sulle spalle e sorrisoni per qualche “zuccherino”. Alghero non può più attendere oltre l’uscita da questo pantano politico-amministrativo giudicato in questo modo negativo dal 70% degli algheresi che sono andati al voto domenica. E chi non comprende questo malcontento e prende le distanze da un modo di fare, diremmo, “barocco”, è probabile che sarà travolto dal giudizio popolare, oramai imminente, sia a livello nazionale che, probabilmente, anche locale.
Nella foto il Municipio di Alghero
S.I.