Crisi infinita: basta tavoli e annunci

ALGHERO – Siamo punto e a capo. Come già accaduto per le ultime esperienze governative regionali, non appena si avvicina la parte finale del mandato si solleva la “questione Nord-Ovest dell’Isola”. Passano i mesi e gli anni e la Sardegna diventa la zona d’Europa con minore crescita. Ciò cozza coi continui annunci e proclami che si ripetono sui media nazionali e locali. Ma nonostante questo sulle grandi questioni (una su tutte la legge Urbanistica) si resta fermi, inerti. Salvo andare avanti con gestioni ordinarie delle istituzioni. Neanche l’attuale governo dei professori sta riuscendo nell’intento. E tutto questo diventa un fardello troppo pesante da sopportare per aree dell’Isola già in affanno per anni di inerzia e con la città maggiore, Sassari, che ha perso la spinta e pare non riuscire ad andare oltre gli schemi sociali del secolo scorso. Ciò si riflette molto negativamente anche sugli altri centri, Alghero e Porto Torres in primis, ma anche sui comuni più piccoli. Industrie dismesse, serrande abbassate, imprese che chiudono e soprattutto una totale mancanza di investimenti pubblici oltre che un forte calo negli interventi privati. Tutto questo mentre il Presidente della Repubblica Mattarella è andato recentemente in Cina a visitare la capitale della Repubblica che, da sola, fa 33milioni di abitanti (la metà di tutta l’Italia). E qui ancora si ragione in termini di sfide tra cittadine, territori, province e regioni.

Però, come già accaduto in passato, quando il dado è tratto e dunque in questo caso a si avvicina la fine del mandato si ripete il solito refrain che sa tanto di proclama elettorale finalizzato a creare l’ennesimo tavolo sulla crisi del Nord-Ovest dell’Isola. Ne abbiamo visti fin troppe di queste iniziative ferme, ancora oggi, solo sulla carta. L’elenco è sempre lo stesso: nuovo ospedale, rilancio dell’aeroporto, circonvallazione, primo tratto della quattro corsie, porto, nuovo Ppr e dunque Puc, piano dei litorali, campi da golf, investimenti a Maria Pia, Porto Conte e Poglina. Questo per quanto riguardo Alghero. Ma basterebbe sbloccare un paio di tali questioni per far cambiare veramente rotta al territorio. Invece, per troppi motivi, la politica preferisce scegliere di non scegliere. Meglio chiedere l’ennesimo tavolo, tanto non costa niente. Del resto si trovano subito d’accordo gli esponenti regionali. Pronti a fare nuove promesse in vista del prossimo voto per il rinnovo della massima assise isolana. Ma oramai il tempo è scaduto. La Sardegna ha indici di desertificazione, spopolamento e disoccupazione tra i più alti in Europa. Da Terzo Mondo. La classe politica è oramai distante anni luce dai problemi reali e ciò, salvo un vero e immediato scatto d’orgoglio finalizzato al vero bene comune, non potrà che condurre all’oblio dell’Isola e ad un salto indietro di un secolo.

Nella foto la protesta dello scorso anno dei comuni del Nord-Ovest sotto il palazzo della Regione

S.I.