ALGHERO – Il voto si avvicina. Prima dell’estate, per adesso parrebbe individuata la data del 24 maggio, gli italiani dovrebbero essere richiamati alle urne per rinnovare il Parlamento. Così sarà, salvo sorprese. Ma, anche dal recente atteggiamento del Premier Gentiloni e come emerge dalle dichiarazioni dei leader del Partito Democratico, sembra scontato che si vada a votare prima della scadenza naturale. Non solo politiche, però, infatti cresce sempre di più in queste ore il vociare sull’eventualità che si voti anche per le regionali.
Maggioranza in bilico, mancate risposte alle grandi problematiche e soprattutto l’acuirsi del problema di salute del presidente Pigliaru, potrebbero portare al voto prima dell’arrivo della stagione estiva. A palesare questo trend l’uscita dalla maggioranza dei Rossomori, il mal di pancia del Centro Democratico, le astensioni di parte dei dem e il voto contrario del Partito Dei Sardi, anche nella recente commissione della pubblica istruzione, in cui si votava il piano di dimensionamento scolastico. Nello specifico è stato Roberto Desini a mandare sotto la maggioranza di centrosinistra.
Ma non è la prima volta. Questo è l’ennesimo segnale che Paolo Maninchedda lancia agli alleati e ciò, secondo i bene informati, nell’ottica di una sua eventuale volontà di candidarsi a presidente della Regione. Un’idea che scompaginerebbe i “giochi” di parte del centrosinistra che invece starebbe puntando su Massimo Zedda, attuale sindaco di Cagliari. Un piano che nasce dalla volontà di spostare nuovamente verso sinistra, col nascente fronte dei sindaci capitanato da Pisapia (già Primo Cittadino di Milano), l’asse del Partito Democratico e creare così un’alleanza opposta a Centrodestra e 5 Stelle atta a conquistare Villa Devoto.
C’è qualcosa di nuovo nell’aria. Sta sempre più montando la voglia di autonomismo e distanza dai partiti romani o meglio dalle segreterie nazionali. Nono solo un’operazione di facciata, ma un progetto politico (Pili di Unidos lo dice da tempo) che potrebbe vedere porzioni provenienti dai vari schieramenti fare sintesi e proporre un nome (per adesso in pole position c’è Maninchedda) che racchiuda un programma finalizzato a dare vigore, in maniera decisa e non tentennante, alle tante questioni ancora aperte e irrisolte che vedono l’Isola sprofondare in una crisi di tutti i settori produttivi. Del resto il forte malumore dei sardi si è manifestato anche nell’ultimo voto referendario con punte record (ad Alghero è un esempio) di voto contrario alla riforma ma in generale allo status quo, locale, regionale e nazionale, che non sta dando le risposte attese.
Cogliere questo malcontento è un atto dovuto dalla classe politica che voglia governare la Sardegna. Il voto populista e di protesta è dietro l’angolo. Molto dipende dalla legge elettorale che uscirà dal pronunciamento della Corte Costituzionale fissata per il 24 gennaio. Da quel momento si comprenderà meglio lo scenario politico nazionale che si andrà a definire e a cascata quelli regionali e locali. Una cosa è certa: a breve si vota, forse anche a livello locale per le note vicende giudiziarie, eppure la politica pare distratta, avulsa da questioni marginali e in generale ferma e troppo vittima di tatticismi poco inclini alle reali esigenze. Ma i problemi della gente, così come i sogni, non si fermano. E chi per primo saprà interpretare il vero e reale sentimento delle persone, ritornando a fare politica attiva e coinvolgere la popolazione, avrà già fatto metà del lavoro utile a ridare dignità alla Politica e dunque anche al nostro Paese.
Nella foto la Camera dei Deputati
S.I.