Impianto all’Argentiera: quali rischi?

ALGHERO – “Nel silenzio più assoluto, da diversi mesi è in atto una procedura avviata dalla società TEN PROJECT s.r.l., avente sede in San Giorgio del Sannio (BN), finalizzata all’ottenimento di una concessione demaniale marittima ventennale di uno specchio acqueo nel mare dell’Argentiera per una estensione di mq 54.025, al fine di installare un impianto “wave farm” da 1 Mw composto da dieci moduli ISWEC100 o similari, la cui energia confluisce in HUB di raccolta dal quale essa verrà inviata verso la costa per l’immissione in rete tramite allaccio ad apposita cabina elettrica di distribuzione che verrà realizzata esternamente dal demanio marittimo”. Gianfranco Langella e Uccio Sanna Coordinamento provinciale Fratelli d’Italia Sassari puntano i riflettori su una questione che rischia di passare in sordina e invece, visti gli eventuali risvolti, merita grande attenzione.

“Veniamo a conoscenza di tale iniziativa esclusivamente per l’avviso pubblicato su La Nuova Sardegna del 14.02.2017, da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Compartimento Marittimo di Porto Torres, nelle veci del comandante C.F. Paolo Bianca. L’installazione prevede l’ancoraggio delle strutture previste ad una distanza di 1.5 km dalla costa in corrispondenza di un fondale con batimetrica media di 40 metri, con 10 moduli galleggianti (lunghi 15,3mt e larghi 8 mt cadauno) dotati di corpi morti oscillanti e turbine da 100 kw, modello ISWEC100 o similare, questo in sunto il contenuto descrittivo dell’avviso del Ministero dei trasporti”.

Non entrando nel merito della legittima richiesta della società, condividendo in linea di massima l’utilizzo delle fonti di energia alternativa come appunto lo sfruttamento dei moti ondosi per la produzione di energia elettrica, vuole il nostro intervento essere strumento di una più diffusa informazione non solo per la comunità dell’Argentiera e delle zone limitrofe, già vittime di uno storico isolamento politico, ma per tutto il territorio regionale nel momento in cui l’installazione probabile di questa wave farm possa essere il prologo di una storia in cui l’uomo, preso dalla sua ingordigia basata sui guadagni (mascherata dal bel vestito delle energie alternative), nel suo epilogo potrebbe ritrovarsi con un paesaggio devastato in modo incontrollato da centinaia di impianti simili, la storia recente dell’eolico in Sardegna, insegna.

“Focalizzare l’attenzione su quanto sta accadendo deve essere un momento di analisi e riflessione affinchè l’iniziativa in corso non funga da apri pista ad una “invasione” dei mari e delle coste sarde, non dimenticandoci che non esistono solo impianti off shore che sfruttano il moto ondoso, ma anche quelli eolici. Invitiamo il popolo sardo ad avvalersi della possibilità data dall’avviso del Ministero in qui è bene ricordarlo, per estratto dall’avviso: “INVITA tutti coloro che ritenessero di avervi interesse, a presentare per iscritto alla Capitaneria di Porto Torres, entro il termine perentorio di cui sopra (ovvero 07.03.2017), quelle osservazioni che ritenessero opportune a tutela di loro eventuali diritti, e/o eventuali istanze concorrenti avvertendo che trascorso il termine stabilito non sarà accettato alcun reclamo e/o istanza e si darà ulteriore corso alle pratiche inerenti alla concessione demaniale marittima richiesta”.

“Per consultare la documentazione tecnica è opportuno sapere che la medesima è depositata presso la Sezione Demanio della Capitaneria di Porto Torres in Via del Mare n.1, fino al 07.03.2017. Fratelli d’Italia, nell’interesse della collettività, si attiverà per accedere alla documentazione tecnica per valutare quindi le eventuali azioni da intraprendere al fine di sciogliere quei dubbi leciti sulla validità del progetto. Quale danno paesaggistico comporterà, considerata la ridotta distanza dalla costa e la previsione di strutture anche sulla terra ferma? Sono in previsioni altri impianti simili? E dove? Esiste un piano regionale sulle strutture off shore? Come si sposa tale iniziativa con le norme urbanistiche e le norme di attuazione del Piano Paesaggistico Regionale? È stata coinvolta la popolazione dell’Argentiera? Quanti posti di lavoro crea e dove verranno reperite le professionalità richieste? Quale danno ai fondali marini?”.

“Ribadendo come Fratelli d’Italia sia favorevole all’uso e all’incentivazione delle energie alternative, si vuole porre l’attenzione che a tale pensiero non deve mai corrispondere una incondizionata accettazione di ogni progetto, sopratutto se isolato e non frutto di una più attenta e precisa pianificazione territoriale regionale con un piano attuativo specifico che vada ad individuare, scientificamente, il carico sostenibile, l’ analisi dei costi-benefici, i siti in modo puntuale da dedicare al fotovoltaico, all’eolico e a tutti gli impianti di produzione di energia elettrica off-shore su aree demaniali marittime. Un piano regionale delle energie rinnovabili deve porsi come occasione di sviluppo socio economico dell’area vasta, caratterizzato da un percorso di coopianificazione e di coinvolgimento delle comunità locali, e visto che si utilizzano una risorsa che ci appartiene, cioè il mare, sarebbe bene che ci sia un ritorno economico diretto per i comuni su cui ricadono impianti, la sua attuazione programmata permetterebbe anche la creazione di migliaia di posti di lavoro, ma senza mai venire meno all’esigenza del mantenimento della qualità paesaggistica del territorio regionale”.

Seppur la regione è dotata del Piano energetico ambientale regionale (Pear) in attuazione delle azioni mirate alla riduzione di emissioni nocive, così come stabilito dal protocollo di Kyoto, è altrettanto vero come lo stesso sia generalmente più indirizzato agli impianti eolici e fotovoltaici terrestri non andando quindi a caratterizzare la tipologia degli impianti off shore, si deve per forza quindi far riferimento anche alla L.R. n.3 del 07 agosto 2009 per capire come, nell’art.6, vengano date delle linee guida, poi recepite con la D.G.R. N.3/17 del 01.06.2011 “studio per l’individuazione delle aree in cui ubicare gli impianti eolici” , senza peraltro menzionare gli impianti off shore la cui realizzazione, a questo punto, se ne deduce possa trovare attuazione per il tramite di uno specifico Accordo di Programma.

“Ci si domanda come la Giunta Regionale, nell’approvare il PEAR, nonostante lo abbiamo aggiornato con Delibera n.5/1 del 28.01.2016, intenda gestire le richieste che verranno presentate, considerando che il Piano Energetico, giusto al capitolo 7.3.5 accenna sulle potenzialità dell’energia ricavabile dal mare, ma senza fornire delucidazioni in merito a quali criteri adottare affinchè possa essere garantita la sostenibilità del carico antropico, e quali i criteri base da cui un impianto non dovrebbe prescindere, come ad esempio la distanza dalla linea di battigia, la superficie occupata e volumi tecnici a terra”.

Nella foto Gianfranco Langella

S.I.