CAGLIARI – Un grande progetto politico alternativo al PD e a questa Giunta regionale, per smantellare la cappa asfissiante fatta di clientele e assistenzialismo che impedisce alla Sardegna di decollare: questo l’obiettivo degli Stati generali dei Riformatori sardi riuniti oggi a Sardara. Un risultato da raggiungere anche rafforzando il radicamento sul territorio del partito fondato da Massimo Fantola. “L’ottimo risultato ottenuto dai Riformatori nelle ultime elezioni amministrative è stato conseguito grazie alla forza della nostra base e alla nostra classe dirigente, con una storia che dura da 20 anni e che fa dei Riformatori l’unico partito autenticamente sardo non di sinistra”. Lo ha detto il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Pietrino Fois aprendo questo pomeriggio alle Terme di Sardara gli stati generali del partito.
“I Riformatori hanno vinto le elezioni amministrative, conquistato comuni importanti e confermato la presenza alla guida di città grandi. Siamo stati fondamentali in questa straordinaria vittoria: le nostre liste hanno lavorato con una passione e un entusiasmo mai viste prima, mettendo una seria ipoteca sulle prossime elezioni regionali. Adesso andiamo avanti con le primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Ma soprattutto vogliamo far ripartire la nostra Isola, restituire ai sardi speranza e prospettive». «In un mondo che cambia a un ritmo sempre più accelerato, nel quale cadendo le ideologie cade anche il significato degli schieramenti storici, noi vogliamo dialogare con tutti i soggetti disposti e decisi a scommettere sulla modernizzazione e sull’innovazione della nostra isola. Ci poniamo però anche un obbligo morale: vogliamo invertire la rotta ad un processo economico e sociale che ha portato la Sardegna al collasso e che rischia di diventare non più recuperabile. C’è bisogno di discontinuità e questa va affermata subito anche nel modo in cui la stessa proposta di alternativa è presentata ai sardi, che chiedono a loro volta di essere protagonisti nella messa a punto dei programmi e nella scelta del candidato-presidente”.
“Dunque per noi le primarie non sono più solo un modo giusto e democratico per scegliere un leader, ma una straordinaria opportunità per ristabilire un patto di alleanza tra la politica e i sardi. Lo ribadiamo: siamo orgogliosamente sardi e italiani. Proprio questo duplice senso di appartenenza ci permette di affermare che non tollereremo più gli atteggiamenti di subalternità dell’attuale maggioranza di centrosinistra pronta a negare a Roma i nostri diritti. Non una voce si è alzata dai banchi del Consiglio e della giunta, nemmeno dai partiti che si autodefiniscono sovranisti in tema di accise: era ed è ancora questa la più importante delle partite finanziarie con lo Stato, ed è l’unica che darebbe davvero alla Sardegna la forza di autodeterminarsi. Abbiamo fatto una battaglia politica e, a suo tempo, eravamo riusciti a inserire anche una norma precisa nella legge Finanziaria regionale. Poi abbiamo fatto persino l’estremo tentativo di resistere davanti alla Corte costituzionale una volta che la giunta Pigliaru invece si è arresa allo Stato, decidendo di rinunciare a tutti i ricorsi. Poi c’è la continuità territoriale con una vergognosa situazione che affligge la nostra terra, con il centrosinistra che, a causa di mille connivenze, non riesce a opporsi allo strapotere di compagnie aeree, cartelli tra armatori e potentati economici che vogliono mettere le mani sugli aeroporti sardi”.
“E ancora la sanità, con una riforma della Asl unica interpretata male e applicata peggio, che sta stravolgendo in negativo l’assistenza sanitaria in Sardegna. O l’Anas sarda, tema su cui molti sardi sono scesi con noi in strada, di cui ogni tanto qualcuno della maggioranza si ricorda, mentre la vergognosa situazione di ritardo e inefficienza continua. E cosa dire dell’energia? Produciamo tanta energia rinnovabile, ma teniamo in piedi super inquinanti centrali alimentate da decenni da un pessimo carbone. Tutto questo può essere sintetizzato così: è la prova provata del fallimento del centrosinistra e della giunta Pigliaru e per noi questo fallimento non è più sopportabile. Dobbiamo diventare noi protagonisti della svolta. Ma per esserlo, come nel passato, dobbiamo dare voce e forza a un soggetto fortemente coeso e partecipato intorno a valori forti e a un progetto chiaro e innovatore. I Riformatori non sono uno dei tanti partiti e partitini che vivono in virtù della loro presenza in Consiglio regionale e che non si sa perché esistono e cosa rappresentino. Mai le nostre battaglie saranno solo battaglie di palazzo, perché da sempre interpretiamo e continueremo a farlo, con sempre maggiore entusiasmo, le aspettative dei sardi».
Nella foto l’assemblea dei Riformatori Sardi
S.I.