ALGHERO – “Non ci fermiamo, continuiamo a lavorare, fino all’ultimo secondo. L’alternativa, lo sapete, sarebbe il notaio: tredici consiglieri comunali che dovessero decidere di mettere fine alla consiliatura. Oppure, di pronunciare il no al consuntivo per far arrivare il commissario”. Come scritto anche in queste ore, da altre forze politiche, per far finire l’esperienza amministrativa di Bruno ci sarebbero due strade: il notaio e la bocciatura del Bilancio. Ciò non corrisponde totalmente alla realtà. Infatti non sono le opposizioni, variegate e molto differenti tra loro, ma unite dal senso di responsabilità rispetto all’evidenziare il malgoverno cittadino, che hanno vinto le elezioni, devono amministrare e garantire il benessere dei cittadini.
Per questo motivo, non da oggi, ma già da tempo, Mario Bruno avrebbe dovuto prendere coscienza di non avere più a disposizione una maggioranza solida e, come anticipato in un’intervista, dimettersi. Questo anche per provare a definire, come detto da lui stesso, un nuovo quadro politico con il vociferato accordo col Partito Democratico. Invece niente di tutto questo. Si è deciso, tipico proprio della nuova guida con sede a Porta Terra, di andare avanti con protervia e per alcuni perfino arroganza. Rompere con l’Udc e soprattutto rinviare l’approvazione del Bilancio Consuntivo all’11 settembre. Trasformare il voto del documento contabile in un’espressione sulla fiducia del sindaco è un chiaro segnale di quello che è stato definito “delirio di onnipotenza”. Dove gli algheresi, e le loro istanze, sono ben oltre l’ultimo posto. Infatti, se veramente fosse stato a cuore il fatto di liberare le risorse per i meno fortunati, per gli sfollati dell’incendio a Risparmio Casa e l’assunzione dei vigili urbani stagionali (a settembre!), il Bilancio Consuntivo sarebbe stato già approvato. Passaggio che col Commissario sarebbe già avvenuto. E soprattutto, anche se il documento contabile venisse approvato, cosa accadrebbe il giorno dopo? Ancora caos e nessuna possibilità di governare. Con mezza giunta, senza assessori al Turismo, Urbanistica e Servizi Sociali e maggioranza svanita.
Dunque, siamo veramente alla follia politico-amministrativa: il sindaco non ha più maggioranza (14 a 11 e anche se la Oggiano dovesse partecipare e perfino posizionarsi in maggioranza, cosa improbabile, sarebbero 13 a 12), ma la responsabilità di staccare la spina, secondo radio Porta Terra, spetterebbe alle opposizioni. Non funziona così. Venendo meno la sua maggioranza, un Primo Cittadino serio, responsabile e perfino capace dovrebbe trarne le conseguenze e almeno dimettersi. Tanto avrebbe avuto un mese di tempo per ritirarle, oggi non più vista la diffida della Regione sul Bilancio. Ma, come detto, Bruno vuole prima delle garanzie (in particolare dal Pd se non da altri esponenti spaventati dal voto anticipato). Cosa che, quasi certamente non avverrà, e dunque l’11 settembre (omen nomen) chiunque mantenga il numero legale al fine far iniziare i lavori del Consiglio, vorrà dire che è entrato di diritto in maggioranza. E’ ora di fare chiarezza davanti alla città che chiede solo una cosa di ottenere risposte grandi e piccole, ma che possano far rialzare la testa alla Riviera del Corallo oramai da troppi anni nascosta sotto il tavolo. Con le briciole, però, non si campa.
Nella foto il sindaco Bruno
S.I.