Pd renziano e soriani: mondi diversi

CAGLIARI – Da Roma a Cagliari fino ad arrivare ai vari comuni i dissidi nel Partito Democratico si fanno sempre più presenti. Un partito nato con le migliori intenzioni, come sempre, ma che ha messo sullo stesso piano esperienze, passati, idee e visioni della società, spesso, opposte. Se a livello nazionale, con l’uscita dei bersaniani e dalemiani, Renzi ha spostato il timone chiaramente verso un’area meno di sinistra il Pd, in Sardegna questo (ancora) non è accaduto completamente. E ciò perchè, unica regione in italia, e questo denota il livello sociale e dunque politica della terra sarda, le maggiori correnti dei dem (Lai-Spissu-Cabras, Fadda e Soru) sono tutte renziane.

Un’errore grossolano che non poteva che produrre dei problemi pratici e non solo legati alla teoria. In questi giorni la prova provata di questa assurdità: differenze abissali su temi centrali come l’urbanistica, turismo, sanità e pure altro, comprese prossime alleanze. Da una parte l’anima socialista e più orientata su posizioni moderate e moderne, mentre d’altra quelle radicali e conservatori. Le prime sono vicine a leader come Spissu, Cabras e Fadda, la seconda a Soru. Lai, ex-segretario, pare optare per una “democristiana” via di mezzo, forse per la vicinanza con le elezioni nazionali e dunque la ricerca della conferma in Senato, dicono i maligni.

Tutte situazioni legittime e normali per un partito che ha anche raggiunto, recentemente, il 40% (oggi si attesta intorno al 27/28%). I dem si affrettano sempre a ricordare che questo “rappresenta la ricchezza e la forza del Pd”. Ma, non è tutto oro quello che luccica, anzi. In questi giorni stanno andando in scena, in Sardegna, degli scontri mai visti su questioni fondamentali per i cittadini. Inutile nascondere la polvere sotto il tappeto, c’è un braccio di ferro, per alcuni una lotta senza esclusioni di colpi, in vista delle prossime regionale e prima politiche e primarie varie. La ridiscesa in campo di Soru ha certamente alimentato queste divisioni. Del resto l’area ambientalista radicale, ritornata in auge in questi mesi, grazie soprattutto al supporto di alcuni media regionali, pur non avendo alcuna rappresentanza politica, viene considerata come riferimento per implementare il bottino di voti e consensi in capo all’ex-patron di Tiscali.

D’altra parte della barricata, quelli che più moderati, tra cui il consigliere regionale Gavino Manca, l’assessore Erriu, e le diramazioni locali che su Sassari possono essere riferibili al vice-sindaco Fabio Pinna e alle consigliere Valeria Fadda e Carla Fundoni fino ad Alghero dove il partito è per la quasi totale maggioranza rientra proprio a quest’area. Tradotto il Pd di Salis, Daga, Cardi, Peis e altri è marcatamente “renziano”. Non, però, per un’adesione anticipata rispetto agli altri, ma proprio per una corrispondenza nella visione della società. Dall’urbanistica al turismo passando per la sanità è evidente che la quasi totalità del Partito Democratico di Alghero non è certamente soriano. E ciò non può che fare chiarezza anche nei rapporti con Bruno e i suoi sostenitori eletti in via Columbano. Un conto è essere un partito ricco e con tante anime diverse (com’era anche la Dc, diciamo), altro discorso è avere visioni opposte. In questl’ultimo caso, come è oggi nei dem sardi, governare e dare risposte diventa quasi impossibile e stare sotto uno stesso tetto diventa forse utopico.

Nella foto una sede del PD

S.I.