ALGHERO – I pecorini (sardi, italiani ed europei) devono poter contare di più sia a livello nazionale che a Bruxelles, e per questo è necessario istituire subito un Tavolo per il comparto ovino con i Consorzi di tutela alla guida della filiera. La rivendicazione è partita stamane da Alghero ed è stata avanzata dal Consorzio del Pecorino romano, con il supporto di altri organismi di tutela e in primis del Parmigiano Reggiano, prima Dop al mondo per volume d’affari e adottata come “best practice” nelle strategie di valorizzazione e promozione. L’occasione è stata il convegno “Quale ruolo dei formaggi Dop nel mercato mondiale? – La posizione dei Consorzi di tutela”, alle tenute vitivinicole Sella & Mosca, che ha messo a confronto i maggiori esponenti italiani e internazionali del settore del latte ovino e non solo.
Una richiesta che ha visto un nuovo asse tra Sardegna, Spagna e Francia con i rispettivi formaggi ovini Dop Pecorino Romano, Pecorino Sardo e Fiore Sardo, Queso Manchego e Roquefort, perché queste produzioni e i rispettivi Consorzi possano avere un maggiore peso non solo nelle politiche dei propri Paesi di riferimento ma soprattutto in quelle dell’Unione europea. Percorso che il Pecorino Romano ha iniziato da tempo facendo sistema con altri enti consortili e coinvolgendo anche formaggi ovini in Italia, quelli della Sicilia per esempio, con l’obiettivo di fare squadra e rilanciare ruolo e produzioni. Impegno che il ministro delle Politiche agricole Agricoltura Maurizio Martina, intervenendo in videoconferenza, ha voluto assecondare: “Sono convinto che dalla Sardegna si possano generare le condizioni per un salto di qualità sul settore caseario ovino italiano”.
“Oggi i tempi sono maturi – ha detto in apertura al Notiziario Chartabianca il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop, Salvatore Palitta – perché venga rilanciata la richiesta del tavolo di filiera nazionale ed europeo del settore ovino. Il sistema delle Dop non può sottrarsi alle responsabilità e al ruolo che il peso economico reale assegna loro e per questa ragione i Consorzi devono porsi a guida della filiera”. “La filiera del latte ovino necessita di una programmazione univoca, nella quale devono essere consolidati e reciprocamente riconosciuti i ruoli istituzionali tra i vari prodotti e produttori – aggiunge Palitta a Chartabianca – non possiamo che perseguire l’obiettivo di assumere l’onere di governo della filiera e il Tavolo nazionale ovino rappresenta uno degli strumenti utili”. Per il numero uno del Consorzio del Pecorino romano “bisogna continuare a rafforzare progetti di difesa del marchio, tutela legale nazionale e internazionale e il corretto uso dei canali di commercializzazione, vogliamo che le Dop facciano sistema per la loro salvaguardia dalle evocazioni, imitazioni e contraffazioni, ma per fare questo il sistema nazionale e comunitario deve essere di supporto alle azioni dei Consorzi”.
Secondo il presidente del Consorzio tra gli strumenti principali per sostenere il Pecorino romano ci sono il piano di regolazione dell’offerta, per l’incentivazione di nuove tipologie di prodotto e nuovi mercati; il miglioramento qualitativo e la modifica del disciplinare, per adeguare la tradizione ad un prodotto adatto ai nuovi consumatori; il riposizionamento del prodotto nel principale mercato di destinazione (Usa), con la promozione attraverso i progetti di internazionalizzazione, di cui due in corso e lo sviluppo di mercati nuovi e remunerativi (Ue, Asia Oceania). Inoltre, si punta alla tutela legale nazionale e internazionale del prodotto e alla diffusione della corretta informazione attraverso i canali scolastici e della ristorazione, Horeca compreso.
“Come ministero – ha aggiunto Martina – ci siamo, e vogliamo offrire gli strumenti adeguati per tutelare i nostri produttori, dobbiamo riconoscere che c’è un enorme potenziale ancora inespresso sulle produzioni del pecorino ed è quello che dobbiamo enfatizzare e su cui si deve lavorare”. Per Martina “è importante riconoscere la forza dell’esperienza sarda, che è la migliore a livello europeo sulla lavorazione del latte di pecora, ma per sfruttare queste qualità, dobbiamo fare ancora passi avanti sull’organizzazione della produzione e sviluppare strumenti per tutelare il reddito dei produttori e collocare al meglio la forza qualitativa nei mercati nazionali e internazionali”.
Intanto, l’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria ha proposto uno strumento di legge per obbligare i produttori ovicaprini a indicare i dati produttivi: “Sarebbe auspicabile, provando a normarla per legge, una raccolta costante dei dati di produzione da aggiornare mese per mese, perché senza i numeri non si va da nessuna parte, non si fa programmazione per la trasformazione e quindi per il governo delle vendite. Senza un’analisi puntuale e attenta dei numeri non si potrà mai dare regolarità a tutta la filiera che a ogni oscillazione o crollo penalizza sempre l’anello più debole della catena: i pastori”, ha concluso l’assessore.
Nel suo intervento il presidente del Consorzio ha illustrato alcuni dati. “Il Pecorino romano in ambito nazionale e comunitario è il formaggio da latte di pecora più importante sia in termini quantitativi che di valore generato, rappresentando l’85% della produzione dei formaggi ovini Dop Italiani e il 52% rispetto alle principali Dop ovine dell’Ue – dice – a seguire ci sono il Roquefort (Francia) con il 28 % e il Queso Manchego (Spagna) con il 20%”. Il sistema produttivo del Romano coinvolge oggi 11.236 aziende zootecniche, circa 25.000 addetti complessivi (tra le attività agro zootecniche, della trasformazione e della produzione di beni e servizi collegate alle prime due) e 41 caseifici produttori, di cui 34 associati al Consorzio. Il valore alla produzione nel 2016 è stato di 250 milioni, con un valore generato nel commercio di 484 milioni di euro. In Sardegna costituisce la principale voce di esportazione di beni e valori, al netto dell’esportazione dei prodotti petroliferi. L’export rappresenta la voce principale nella composizione del suo valore commerciale, con il 70% del totale. La principale area di destinazione è il mercato degli Stati Uniti con il 63%, il 30% nel mercato Ue (Italia compresa) e il restante in altri Paesi, con prevalenza verso il Giappone, il Canada e l’Australia. Il mercato nazionale sta registrando un trend positivo dei consumi, pari al +12%, ma contestualmente si registrano quotazioni sul mercato in diminuzione del 7,4%.
La Sardegna si conferma prima regione italiana come numero di capi ovini da latte con 3 milioni 158 mila capi (44% del totale del Paese) e stacca la seconda, la Sicilia con 878.000 capi (12%). Sempre la nostra isola è di gran lunga quella che raccoglie più latte di pecora nelle imprese agricole dell’industria lattiero-casearia con 2.908.749 registrati nel 2016. Tra i formaggi Dop di pecora in Italia il Pecorino romano, con 356.324 quintali, registra la produzione maggiore con l’85,45%, seguita dal Pecorino toscano con 36.500 quintali (8,7%), il Pecorino sardo con 16.000 quintali (3,84%) e Fiore Sardo con 7.595 quintali (1,82%).
Nel 2016 i quintali di latte ovino trasformato in Italia in Pecorino romano (Sardegna-Lazio e Grosseto nell’annata 2015/2016) sono stati 2.052.878 ovvero il 48,3% rispetto al totale nazionale. Il latte di pecora in Sardegna (2.908.749 quintali totali nel 2016 – fonte Istat) che è stato trasformato in Pecorino romano sono stati 1.988.766 quintali, ovvero il 68,3% rispetto al totale dell’isola. Per quanto riguarda i prezzi nel 2016 il prezzo medio registrato di Pecorino romano con stagionatura di cinque mesi è stato di 7,04 euro al chilo per una percentuale di latte trasformato in ‘Romano’ del 70%.
Con 57.595 tonnellate del 2014, l’Italia è il quinto paese mondiale come produzione di formaggio di pecora. Davanti ci sono solo la Grecia con 125.000 tonnellate, la Cina con 108.000 tonnellate, la Spagna con le 65.544 e la Siria con le 60.500 tonnellate. Secondo lo studio illustrato dal Consorzio del Pecorino Romano, sono calate le produzioni di formaggio di pecora in Europa passando da oltre 520.000 tonnellate del 1995 a 330.000 tonnellate del 2014. Meglio la situazione mondiale incrementata dalle 620.000 tonnellate delle 1995 alle 380.000 del 2014. Per quanto riguarda la rappresentatività percentuale dei paesi produttori di formaggio in Europa, nel 2016, l’Italia balza al primo posto con 32,5%, seguita dalla Spagna col 30% dalla Francia con 28,3%.
L’Italia si conferma al primo posto per l’export di Pecorino Romano verso gli Stati Uniti (New York, Chicago e Los Angeles in testa) col 53% di incidenza nel periodo gennaio-novembre 2017 rispetto agli altri Stati esportatori, poi Spagna e Francia. L’andamento dell’export in volumi nel periodo considerato (gennaio-novembre 2017) è in aumento rispetto allo stesso periodo del 2016 del +34% con 158.906 quintali. Le esportazioni nei Paesi dell’Unione sono in aumentano a ottobre rispetto a settembre del +1,9%, per un totale (da gennaio a ottobre 2017 di 43.365 quintali), mentre il totale complessivo del 2017, rispetto al periodo considerato gennaio-ottobre del 2016, è in aumento del +13,5%. Il maggiore importatore rimane la Germania seguita dalla Francia e Regno Unito. Negli Stati extra Ue il principale Paese importatore è il Giappone con circa 4.500 quintali (+75%) nel periodo gen-ottobre 2017, seguito dal Canada (+3%). Bene l’Australia (+26%) e il Brasile (+83%). “I numeri dicono che il futuro è nei formaggi e lo spazio per le produzioni italiane nei mercati mondiali, che sono in aumento, sono enormi”, ha detto Angelo Rossi, fondatore del Clal, principale società di consulenza del comparto lattiero caseario nazionale. Secondo questi rilevamenti tra i Paesi che registrano una crescita maggiore nei consumi c’è Taiwan con il 43%, seguita dal Messico con il 33% e la Corea del sud con 31%.
Resta l’Europa a 28 Paesi l’area geografica che ha consumato più formaggio nel periodo 2011-2016. In questo arco di tempo si è registrata anche una crescita del +7% raggiungendo oltre 18 chili pro capite. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti, con circa 17 chili pro capite e una crescita nei cinque anni di riferimento, del 10%. “L’Italia è un Paese forte nelle esportazioni di formaggio perché c’è grande qualità – dice Rossi – i formaggi sardi stanno andando molto bene, così come i molli e i grattugiati”. Dai rilevamenti del Clal i dati mensili cumulativi delle esportazioni, in volumi, dei principali formaggi hanno visto una crescita del 29% del Fiore sardo e del Pecorino romano. Per poter contare di più in Europa, i Consorzi dei pecorini Dop guardano poi con interesse al modello del Parmigiano Reggiano, prima Dop al mondo con un volume d’affari nel 2017 di 1,6 miliardi di euro e consumi per 2,6 miliardi. “I Consorzi di tutela, oggi, hanno un ruolo che va oltre la tutela e la vigilanza”, ha detto Nicola Bertinelli, presidente del Parmigiano Reggiano. “La trasparenza dei dati ci dà una forza enorme per sostenere le nostre politiche. Se i Consorzi vogliono avere un ruolo decisivo nel mondo economico, devono anticipare i fenomeni di mercato e dei consumi con la conoscenza dei dati”.
A intervenire, oltre a Palitta, sono stati Angelo Rossi, fondatore del Clal; Gianfranco Gaias del Consorzio del Pecorino romano; il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli; il direttore del Consejo Regulador del Queso Manchego Dop, Pedro Condes Torres; l’assessore regionale dell’Agricoltura Pier Luigi Caria (in sostituzione del presidente Francesco Pigliaru, assente per motivi di salute), Luigi Polizzi dirigente del ministero dell’Agricoltura. È intervenuto anche il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina (in videoconferenza). In platea, tra gli altri: Luigi Lotto, presidente della V commissione in Consiglio regionale; Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds in Consiglio; Giuseppe Cuccurese, direttore del Banco di Sardegna; Riccardo Barbieri, direttore di Fidicoop Sardegna; Ignazio Cirronis e Pietro Tandeddu, presidente e direttore di Copagri, Claudio Atzori, presidente di Legacoop Sardegna, Giannetto Arru Bartoli e Matteo Luridiana di Confagricoltura Sassari Olbia-Tempio, Martino Scanu presidente Cia Sardegna. Presenti anche esponenti del settore lattiero caseario in Sardegna (presidenti di cooperative e industriali) tra cui: Renato Illotto, Gianni Maoddi, Andrea Pinna, Salvatore Pala (presidente Oilos), Giuseppe Sechi. Degli altri Consorzi di tutela erano presenti Antonio Maria Sedda (Consorzio Fiore Sardo), Antonello Argiolas (Pecorino Sardo), Vito Arra (Culurgionis Igp).
Nella foto il convegno di oggi ad Alghero
S.I.