ALGHERO – Quattro anni di fibrillazioni. Fino all’esito del voto di domenica che, oggettivamente, le ha, se era possibile, acuite. Ma, oramai, manca poco: un anno alla Regionali e 15 mesi alle Comunali. Per questo, nonostante le diffuse tensioni e perfino, in certi casi, contrasti è più facile che il sindaco Bruno finisca il mandato a scadenza naturale rispetto al contrario. Certo ci sono le note vicende extra-politiche, ma anche là i tempi si sono dilatati a dismisura tanto da non incidere, salvo clamorose accelerazioni, sull’attuale consigliatura.
A far propendere verso questa ipotesi, è oggettivo, l’esito del voto di domenica. Il Partito Democratico, ma in generale il Centrosinistra, ne sono usciti con le ossa rotte. A prescindere da quanto accadrà a Roma, quest’area politica ha raggiunto uno dei punti più bassi della sua storia. Per questo, è oggettivo, anche a livello locale, pure isolano, sono vivamente sconsigliati “colpi di testa”. Tradotto: nessuna sfiducia.
Ma questo non vuole dire che la libecciata sia passata. Assolutamente. Come il vento che erode il litorale sabbioso, cosi i malumori interni alla maggioranza stanno limando la fiducia quasi illimitata offerta nei mesi passati. Non è un segreto che molto ruoti intorno ad un restyling (forse anche della Giunta) di fine mandato, di sicuro passa attraverso la cruna dell’ago delle nomine nelle partecipate: in particolare delle presidenze di Fondazione Alghero (Meta) e Parco di Porto Conte e anche rispettivi Cda. Da questo fine settimana dovrebbero iniziare i confronti con le varie forze politiche che sostengono il sindaco (Partito Democratico compreso). Un passaggio non facile che, però, per i motivi precedentemente elencati (in primis la disfatta elettorale), difficilmente non porterà ad un’ulteriore definizione del puzzle.
Nella foto il Consiglio Comunale
S.I.