Basta elemosine, la Sardegna rialza la testa

ALGHERO – Non poteva non partire dai pastori la protesta dei sardi per la condizione di assoluta difficoltà in cui si trovano, oramai, da anni. Ogni qualvolta viene evidenziata tale situazione è immancabile la derubricazione a scontro politico. Ma, proprio come insegna la rivolta di questi giorni, non c’è politica o meglio manca proprio quell’arte di governare che avrebbe dovuto risolvere problemi basilari per l’Isola.

E per questo, come oramai da prassi, si sono rese necessarie delle azioni estreme e mediaticamente più forti per riuscire ad arrivare alle assisi preposte. Cosi facendo talune stanno pure spesso sfuggendo di mano pure agli stessi pastori. Del resto la rabbia è tanta, tantissima. D’altra parte sarà il clima quasi sempre bello, il dna dei sardi, o parte di essi, ma troppe volte si finisce a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e fare finta di niente su troppi soprusi, ma invece, evidentemente, è arrivato il momento di dire basta.

Il lavoro va pagato e pure bene. Basta con l’elemosine di cui vive la Sardegna e non solo nella pastorizia. Ma in tutti i settori (agricoltura, commercio, turismo, nautica, informazione, terzo settore, cultura, etc) non c’è comparto (a parte qualche rara eccezione e il comparto pubblico) in cui la popolazione isolana stia subendo un affronto rispetto allo sforzo messo in campo in termini di professionalità e impegno. Tutto questo, principalmente, per problemi che, questi si, la politica, quella normale, dovrebbe risolvere e ancora non ha fatto da anni.

In primis il costo dei trasporti. E’ questo il problema dei problemi. Perchè senza la possibilità di muoversi a costi contenuti (persone e merci) non si uscirà dal tunnel in cui si è piombati da anni. In questo solco si infilano i concorrenti che immettono perfino sul mercato locale prodotti che hanno costi minori e ovviamente di qualità inferiore però passati come eccellenze, spesso pure sarde. In tutto questo, è evidente, manca l’Europa. Quell’Europa che, oltre tutelare banche e flussi finanziari, avrebbe veramente dovuto “limitare” un’incontrollata globalizzazione (che anni addietro qualcuno giustamente combatteva prevedendo quanto sarebbe accaduto) e difendere le straordinarie unicità territoriali del suo Continente che è diventato fulcro dello sviluppo e benessere occidentale proprio per le eccellenze. Oggi occorre al più presto invertire la rotta e puntare dritti alla difesa di tali peculiarità, mete turistiche e produzioni locali, beni materiali e immateriali (storia, tradizioni, miti, etc) di cui la Sardegna è pregna che possono trasformare un presente stracolmo di insidie in un futuro ricco di benessere, per tutti.

Nella foto (di Antonio Jodo) ieri in Piazza d’Italia in 3mila per sostenere la lotta dei pastori

S.I.