ALGHERO – Protesta dei sindacati al bivio di Villagreca, sulla 131 che è un pò il simbolo di quello che sta succedendo in Sardegna nel campo dell’edilizia. Trenta milioni di euro finanziati – sostengono Cgil, Cisl e UIl – e cantiere bloccato da dieci anni. Eppure è importante: dovrebbe eliminare un pericoloso incrocio a raso. Le tre sigle oggi erano lì a protestare. Ma quella di Nuraminis – denunciano – è solo una delle oltre cento opere in stallo individuate in Sardegna dai sindacati. L’iniziativa si inserisce nel contesto delle mobilitazioni unitarie Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil organizzate, insieme alle assemblee e ai quattro presidi davanti alle Prefetture, in vista dello sciopero generale del settore costruzioni con la manifestazione venerdì a Roma.
“Anche oggi con questo presidio chiediamo lo sblocco dei cantieri e di opere indispensabili a rilanciare lo sviluppo ma ferme da anni”, ha detto la segretaria della Fillea Cgil Erika Collu sottolineando che “ci preoccupa la fragilità finanziaria dell’azienda aggiudicataria dell’appalto ma anche le lentezze burocratiche, in questo caso in capo all’Anas, che caratterizzano quasi tutti i cantieri in un’Isola dove la crisi dell’edilizia ha cancellato trentamila posti di lavoro e dove sbloccare le infrastrutture, in particolare le opere già finanziate, significa restituire una prospettiva al settore e dare una risposta alla richiesta di lavoro che interessa anche questo territorio”.
Sulla stessa linea anche la Uil. “Le opere pubbliche incompiute sono un male cronico e radicato che deve cessare – ha detto il segretario provinciale Feneal di Cagliari Gianni Olla – con la crisi in atto da undici anni gli sprechi e le inefficienze si traducono in un aumento della disoccupazione non più sostenibile e accettabile, tanto meno nella nostra realtà isolana e cagliaritana, già fortemente penalizzata in termini di dotazioni infrastrutturali primarie. La scelta del presidio di oggi ha l’obiettivo di mettere in risalto la drammaticità della situazione: un’onta e una vergogna inaccettabili con responsabilità precise anche in capo alla committente Anas”. Una battaglia che non finirà oggi.