ALGHERO – “La nascita del Comitato “Acabàura” avvenuta la settimana scorsa, ha sortito il meraviglioso effetto di destare dalla catalessi sia cittadini di buona volontà sia amministratori pubblici. Anche quegli amministratori pubblici che, nei cinque anni trascorsi, pur avendo avuto ruoli istituzionali, evidentemente affetti da narcolessia politica, non hanno mai manifestato una chiara intenzione di difendere i nostri presidi ospedalieri dal declassamento previsto dalla riforma della rete ospedaliera targata Pigliaru-Arru. Il Comitato è riuscito dunque nel suo intento, quello di riportare l’attenzione su un tema importante per l’intera comunità, la salute e l’accesso alle cure, un tema che non ha colore politico, non è né di destra né di sinistra visto che le malattie, come suole dire un noto medico algherese, sono democratiche e non risparmiano nessuno.
Questo rinnovato fermento sul tema della sanità ad Alghero non può che far piacere visto che qualsiasi iniziativa, quando non usata strumentalmente e per fini meno nobili, può condurre al rilancio e alla riqualificazione dei nostri due ospedali, perché siano ospedali efficienti, moderni, capaci di dare risposte adeguate in linea con gli attuali livelli di assistenza, capaci di soddisfare le richieste di salute non solo dei residenti ad Alghero e nel circondario, ma anche dei non residenti che soprattutto d’estate scelgono la nostra città anche perché c’è un ospedale.
Il Comitato, che ha aderito alla “Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica”, martedì 26 novembre ha avuto la prima interlocuzione con l’Assessore Nieddu che, nonostante appaia ancora un po’ confuso sul da farsi, ha manifestato apertura verso i Comitati che costituiscono la Rete, disponibilità all’ascolto dei problemi rilevati nei vari territori, volontà di favorire la partecipazione per la stesura della Legge Sanitaria.
Questa è stata l’occasione per consegnare all’Assessore un documento con tutte le criticità rilevate nei nostri due presidi e una serie di richieste. Abbiamo chiesto di concentrare gli investimenti sui due presidi esistenti e non su un nuovo ospedale che non costituirebbe una soluzione ai problemi attuali, visti i lunghi tempi di realizzazione. Abbiamo dichiarato la nostra contrarietà al cambio di destinazione d’uso dell’Ospedale Marino che vogliamo rimanga un ospedale pubblico. Abbiamo sollecitato l’immediato ripristino dell’attività chirurgica presso l’Ospedale Marino grazie ad interventi miranti a risolvere le criticità riguardanti il personale e la sicurezza.
Abbiamo chiesto tempi certi per il completamento dei lavori del blocco operatorio e dei reparti chirurgici in modo che si possa procedere, in tempi brevi, all’accorpamento di tutte le specialità presso l’Ospedale Civile, consentendo la trasformazione del Marino in struttura per la lungodegenza, la riabilitazione, la talassoterapia. Abbiamo chiesto una relazione dettagliata, come quella redatta per il Marino, anche per l’Ospedale di Ozieri, dove vengono dirottati i pazienti traumatologici ed ortopedici di Alghero che necessitano di intervento, per verificare se vi sia in quella sede il rispetto di tutti gli standard di sicurezza.
Ma, la richiesta principale da noi fatta, mirante a sottrarre l’Ospedale Civile ai criteri stringenti della riforma ospedaliera approvata nel 2017, in modo da poter mantenere la sua autonomia funzionale e le specialità attualmente presenti, è quella di andare in deroga al Decreto Ministeriale n 70/2015, il decreto Balduzzi,
in ottemperanza all’Art. 3 del medesimo decreto, che consente alle Regioni a statuto speciale e che provvedono autonomamente al finanziamento del servizio sanitario, come la Regione Sardegna, di applicare il decreto compatibilmente con le proprie peculiarità. Solo in questo modo il nostro ospedale eviterebbe il declassamento ad ospedale di base, fine ineluttabile se si continuasse ad applicare il Decreto”.
Per il Comitato
Pasqualina Bardino
Simonetta Capitani
Paola Correddu
Teresa Cataldi
Anna Maria Doniselli
Caterina Salerno