ALGHERO – Nei giorni scorsi il Comando Barracelli ha avviato le prime azioni legali nei confronti di coloro che tramite i social network arrecano offesa al corpo e ai singoli appartenenti. “Da un po’ di tempo – spiega il comandante Cap. Riccardo Paddeu – avevamo notato che, in concomitanza con l’uscita di comunicati stampa che riguardavano il Corpo o gli appartenenti, sul web si moltiplicavano gli insulti e in alcuni casi le minacce nei confronti del nostro corpo di Polizia”.
“In particolare, c’è la convinzione che sui social network si possa scrivere qualsiasi cosa impunemente nei confronti dei barracelli, sottovalutando che siamo agenti di polizia. I barracelli non sono dei volontari e, come altri organi di polizia locale, sono agenti di pubblica sicurezza, agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e sono pertanto dei pubblici ufficiali a tutti gli effetti. Diffamare su Facebook – dice ancora il Cap. Paddeu – equivale a diffamare sui giornali. Quindi il reato rientra nell’articolo 595 del Codice Penale, che al comma 3 riporta: “Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro“.
“Ritengo ormai imprescindibile intraprendere azioni legali contro chi offende e ingiuria i miei agenti – afferma il Cap. Riccardo Paddeu, l’intero Comando ha dimostrato le proprie capacità nel periodo dell’emergenza Coronavirus e lo fa ogni giorno svolgendo le proprie attività di polizia e protezione civile sul territorio col solo obiettivo di tutelare il bene, la salute e il diritto alla sicurezza della comunità e ponendosi sempre con spirito costruttivo e persuasivo anche nelle situazioni più critiche. Proprio per questo, non è tollerabile che vi siano persone pronte ad offendere e minacciare chi svolge il proprio lavoro nel rispetto della legge, oltre alle azioni giudiziarie in sede civile avvierò, se necessario, anche quelle in sede penale, procedendo con la denuncia per violazione dell’art. 342 del Codice Penale (comma 1 e comma 2) per tutelare l’onorabilità del Corpo”.