ALGHERO- Il progetto “In sacro itinere” voluto nel 1996 dall’Amministrazione Comunale di allora guidata da Carlo Sechi, ideava e indicava la strada di Alghero museo a cielo aperto, nelle vie e nelle piazze del Centro Storico. Il progetto prevedeva la realizzazione e l’installazione, nell’arco di 5 anni, di 15 interventi artistici che segnavano e scandivano le stazioni della Via Crucis lungo i percorsi delle Processioni della Settimana Santa. Un investimento in cultura che ideava l’intervento di artisti, tre per ogni stagione, fino a chiudere il ciclo della passione. Inserite nel contesto della città vecchia, le opere avrebbero dovuto diventare parte integrante della trama muraria. Le prime tre opere, installate nel 1996 furono realizzate da Giovanni Carta, Igino Panzino e Aldo Contini. Oggi sono ancora visibili le opere di Contini e di Igino Panzino: la prima installata in via Columbano, all’angolo con Porta Terra sul muro del Palazzo attualmente sede del Comune, la seconda in Piazza Duomo in prossimità del palazzo del “Pou Salit”. L’opera di Giovanni Carta venne rimossa dopo poco tempo la sua installazione in prossimità dei bastioni Marco Polo era stata rimossa all’atto della riqualificazione della muraglia ed era costituita da due elementi metallici affiancati in posizione verticale che generarono giudizi estremamente critici.
“A circa 25 anni di distanza – commenta il Sindaco Mario Conoci – le discussioni suscitate allora dal progetto appaiono sbiadite e la visione obbiettiva fa tornare in primo piano la valenza, certamente unanimemente condivisa, del progetto complessivo”. Oggi, le due opere ancora installate passano quasi inosservate ai più e conseguentemente non vengono apprezzate se non da parte di pochi frequentatori dei luoghi ove si trovano. L’installazione di Giovanni Carta, rimossa dai bastioni, giace nei depositi dell’officina comunale. “Oggi rivesto il ruolo di assessore alla cultura e insieme al Sindaco Mario Conoci, ripensando a quel periodo, nel quale vivemmo, da giovani consiglieri comunali, quella vicenda politica, abbiamo ritenuto fosse arrivato il momento di riprendere quel progetto e, mettendo da parte ogni altra valutazione in proposito, abbiamo deciso di rendere giustizia sia agli artisti che furono allora vittime collaterali di uno scontro politico sia all’Amministrazione che ideò e provò a realizzare il progetto”, spiega l’Assessore alla Cultura Marco Di Gangi. L’obbiettivo principale del progetto In Sacro itinere era quello di concepire la cultura e l’arte come un “servizio pubblico” “utile e urgente come tutti gli altri, la cui crescita genera un complessivo miglioramento della qualità urbana, una ulteriore capacità attrattiva per la città, catalizzatore di sviluppo economico” sottolinea Di Gangi. Compatibilmente con la disponibilità delle risorse, anche in considerazione del momento di crisi, l’Amministrazione intende programmare il rilancio dell’obiettivo operativo del progetto, adattandolo alle mutate condizioni. Partendo dall’idea originale voluta dall’Amministrazione di allora guidata da Carlo Sechi, quella cioè di realizzare e collocare nei luoghi ritenuti idonei opere simboliche, con l’Assessorato alla Cultura vuole realizzare in città una collezione permanente “open air” di arte contemporanea che, partendo dal centro storico, cerchi di valorizzare non solo i diversi siti legati agli itinerari delle processioni della Settimana Santa, ma possa arricchire la città con altre installazioni artistiche.
“Iniziamo con il trovare uno spazio idoneo per ricollocare “l’opera rimossa” di Giovanni Carta, attribuendo così un doveroso omaggio all’autorevole valore artistico di un nostro concittadino, interveniamo sulle due opere ancora visibili, con l’obiettivo di restaurale e valorizzarle richiamandone l’originale funzione voluta dalla Giunta Sechi e dando anche maggiore riconoscibilità e visibilità all’opera dello scultore Pinuccio Sciola, attualmente ubicata sul grande vaso dell’albero di Giuda in Piazza Pino Piras, che pur se non legata al progetto “In sacro itinere” arricchisce la città” conclude Di Gangi.