ALGHERO – L’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana ha superato brillantemente la verifica da parte della Commissione Internazionale Tecnica ASPIM grazie alla qualità dei risultati ottenuti in questi anni nella gestione dell’area protetta. La verifica della Commissione si protratta per un’intera giornata di lavoro tenutasi tramite videoconferenza tra il direttore Mariano Mariani, la struttura tecnica dell’AMP (Alberto Ruiu, Carmen Spano e Gabriella La Manna) e la stessa Commissione internazionale, presieduta da Leonardo Tunesi, capo del Dipartimento Tutela degli Habitat e della Biodiversità dell’ISPRA, e costituita dalla francese Christine Pergent-Martini, esperta di fama mondiale per le tematiche di conservazione e tutela, dallo spagnolo Pep Amengual, anche lui con una lunga esperienza nella gestione delle aree marine protette e da Giulia Ceccherelli, docente di Ecologia Marina all’Università degli Studi di Sassari.
La Convenzione di Barcellona del 1978, ratificata con legge 21 Gennaio 1979 n. 30, relativa alla protezione del Mar Mediterraneo, nel 1995 amplia il suo ambito di applicazione geografica diventando “Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo”, il cui bacino, per la ricchezza di specie, popolazioni e paesaggi, rappresenta uno dei siti più ricchi di biodiversità al mondo.
Con il Protocollo internazionale SPA/BD diversi Paesi del Mediterraneo che hanno sottoscritto questo accordo prevedono, al fine di promuovere la cooperazione nella gestione e conservazione delle aree naturali e della biodiversità, così come nella protezione delle specie minacciate e dei loro habitat, l’istituzione di Aree Speciali Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM) o SPAMIs (dall’acronimo inglese Specially Protected Areas of Mediterranean Importance). L’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana è ASPIM dal 2009. Per ottenere e poi mantenere questo prestigioso e importante status, bisogna costantemente promuovere iniziative di studio che permettano di monitorare annualmente lo stato di salute dei fondali, in particolare verificare il mantenimento di un elevato grado di biodiversità, nonché ottimizzare il funzionamento della struttura tecnica e di sorveglianza.