CAGLIARI – La seduta statutaria, ai sensi dell’art.20 dello Statuto, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con lo Schema di norme di attuazione n.4 relative all’art.8 dello Statuto speciale della Sardegna. Prima della discussione generale il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha affermato che «secondo i Rossomori e molte altre forze politiche di connotazione sardista merita il massimo dell’attenzione da parte del presidente della Regione e del presidente del Consiglio regionale un documento consultabile sul sito della Procura Cagliari che riporta le dichiarazioni del Procuratore generale Roberto Saieva rilasciate in occasione dell’aertura dell’anno giudiziario in Sardegna». In quella circostanza, ha ricordato Usula, l’alto magistrato ha detto in maniera «maldestra ed inopportuna» che alcuni delitti d’impeto «traggono origine da moventi che si radicano nella cultura agro-pastorale» così come nell’aumento delle rapine ai mezzi portavalori sarebbe «trasfuso l’istinto predatorio tipico della mentalità barbaricina che stava alla base dei dei sequestri di persona». A giudizio di Usula, si tratta di «concetti che trovano origine in uno sgradevole ed inaccettabile pregiudizio, perché non sardi siamo certamente portatori della cultura agropastorale ma non di un istinto predatorio, sono inoltre concetti pericolosi se espressi da luogo solenne come l’inaugurazione di un anno giudiziario». Il dr. Saieva, ha concluso Usula, «è persona degnissima ed abbiamo il massimo rispetto del ruolo ma, con queste argomentazioni, forse ha dimostrato la sua inadeguatezza a ricoprire una così alta funzione».
Successivamente il presidente ha dato la parola al consigliere Francesco Agus (Sel), presidente della commissione Autonomia e relatore dello Schema delle norme di attuazione. Nel suo intervento Agus ha osservato che, con il provvedimento in discussione, «arriva a parziale conclusione, attraverso un iter molto lungo, un processo rimasto sostanzialmente fermo per circa 10 anni con cui si doveva esercitare un diritto previsto dallo Statuto, mentre ora avremo a disposizione una «cassetta degli attrezzi» che ci consentirà di gestire le opportune modifiche ed assicurare un gettito fiscale maturato fin dal 2010». Anni che non sono stati a costo zero per la Sardegna, ha sottolineato Agus, «in termini di opportunità sprecate e costi dei servizi , ma ora ancora più necessarie in presenza del regime di pareggio di bilancio; lo Schema di norme di attuazione rappresenta comunque un tassello fondamentale frutto del lavoro della commissione paritetica e dello stesso Consiglio nella legislatura precedente, nel quadro di una interpretazione esaustiva del gettito fiscale riconosciuto alla Sardegna su molte voci». L’approvazione del provvedimento, ad avviso di Agus, «è un passo necessario, fermo restando che come hanno già fatto la prima e la terza commissione abbiamo alcune cose da dire in materia di agevolazioni fiscali e riserve erariali, così come esprimiamo alcune riserve sul passaggio a non meglio precisati “eventi temporanei ed imprevedibili”, con riferimento al contributo della Sardegna all’abbattimento del debito pubblico; secondo noi queste circostanze sono invece da precisare ma ora bisogna concludere l’iter del provvedimento e, da domani, progettare un nuovo rapporto con lo Stato a partire dalla costituzione Agenzia sarda delle entrate».
Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha messo l’accento sul fatto che «è vero che da oggi bisogna ripartire per un nuovo rapporto con lo Stato ma nel documento molti contenuti destano perplessità e, per noi, si tratta di una occasione persa per ottenere qualcosa di più, soprattutto se confrontati con quelli del 2010 e del 2012 che contenevano importanti opportunità ed una contabilizzazione veritiera ottenuta sulla base di ricorsi rivelatisi vincenti, che oggi invece non ci sono». Da questo momento, ha proseguito, «comincia un altro lungo iter che comporterà un altro rinvio e tempi lungi ed occorre vigilare perché questo non accada; va bene, inoltre, costituire la nuova Agenzia delle entrate ma a condizione di sapere come si coordinerà con questo schema che assegna la determinazione delle entrate allo Stato». Abbiamo poi dubbi, ha detto ancora la Zedda, sulla nostra piena compartecipazione al gettito delle imposte sul reddito delle società e sull’iva previsto dagli articoli 5 e 6, ed anche l’art.8 sulle accise ci pare una resa senza condizioni, così come è criticabile una posizione che sull’art.13 relativo al recupero dell’evasione non si rivendica nulla ed è un errore». Restano insomma, ha concluso il vice capogruppo di Forza Italia, «molti aspetti del documento ancora incerti, sia perché si dimenticano che le certezze precedenti derivavano da sentenze della Corte Costituzionale dopo ricorsi avviati dalla Regione, sia perché siamo d’accordo a partecipare al debito pubblico ma le riserve non devono essere indicate unilateralmente dallo Stato; mancano ancora circa 700 milioni per l’anno 2015 mentre i tagli sono confermati fino al 2018, l’indebitamento cresce ed arriva una nuova stangata fiscale, ci chiediamo per quali motivi dire sì ad uno Stato che non merita questa apertura di credito».
Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha condiviso le argomentazioni del collega Agus, evidenziando che il testo contiene due parti essenziali, quella relativa agli articoli 1 e 2 ed il resto. Nei primi due articoli in particolare, ha rilevato Congiu, «c’è il punto di non ritorno della politica tributaria e sovranista di questa legislatura, che comunque è solo il primo passo di nuovo disegno che si definirà compiutamente solo con la costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate; abbiamo lavorato a queste norme con la serenità di aver imboccato la strada giusta per attivare un vero processo di autodeterminazione». Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha criticato quella che definito una «eccessiva timidezza nei confronti dello Stato su una serie di partite a cominciare dall’aver lasciato alla determinazione unilaterale dello Stato l’ammontare delle risorse da assegnare alla Sardegna, oltre alla rinuncia importante come quella sulle accise che per la Sardegna è tema strategico». Un tema, ha continuato, che secondo noi «viene riproposto in termini canonici cioè relativo solo ai prodotti consumati e non a quelli lavorati; la stessa timidezza che troviamo nella parte che riguarda i giochi con la vertenza chiusa a luglio 2014 forse troppo in fretta, e nella valutazione della leva fiscale come leva di sviluppo economico evitando le sanzioni per gli aiuti di Stato, mentre invece è una leva molto importante per la politica regionale». Per alcuni aspetti, ha poi commentato Cossa, «è addirittura comprensibile la diffidenza dello Stato a fronte di rivendicazioni che in realtà non danno segnali concreti di contenimento della spesa pubblica, perché come sappiamo, oltre all’aumento delle tasse, si stanno assumendo 130 persone (perfino ad Igea e Carbosulcis) mentre di altri 2000 lavoratori, appartenenti agli Enti locali, si sta decidendo il destino e, casomai, prima di acquisire nuove risorse umane, sarebbe stato giusto ricollocare il personale disponibile».(Af)
Dopo l’on. Cossa ha preso poi la parola l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto: “La discussione su queste norme di attuazione avviene dopo che la Regione si è dovuta accontentare di trecento milioni in meno dal Governo. Lo stesso assessore Paci ha parlato di recente di un problema di accantonamenti. Sono dunque evidenti le perplessità presenti nella legge di stabilità: è troppo forte la presenza dello Stato. Eppure le nuove competenze della Regione in materia di assistenza e non solo producono per noi maggiori spese che sono prive però di finanziamenti appositi da parte dello Stato. In parole povere, spetta a noi sostenere con le nostre risorse questi maggiori costi”. Per l’oratore “non possiamo reclamare solo diritti ma al tavolo con lo Stato dobbiamo far valere concretamente le nostre prerogative”. Secondo l’on. Salvatore Demontis (Pd) “resta la questione degli accantonamenti: 380 milioni di euro sono troppi ma sarà la Giunta a continuare a negoziare una misura più equa con il Governo. Non è il caso di ricorrere alla Corte Costituzionale, come sostiene il centrodestra”. L’on. Demontis ha ricostruito il rapporto di credito della Sardegna con lo Stato a partire dal 2004, separando tutte le partite delle entrate ed evidenziando in particola modo il credito Iva.
Ha poi preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), secondo cui “sulla questione delle entrate il centrosinistra ha ben poco da gioire per i suoi risultati. Anche perché lo Stato nei rapporti con la Sardegna non usa il metro della leale collaborazione, come evidenziato anche dallo stesso presidente Pigliaru. Lo Stato è in una condizione di inadempimento denunciato e conclamato. A cominciare dal 2006, quando il presidente Soru disse di aver raggiunto un ottimo accordo col Governo Prodi e in realtà a parere nostro e di tanti sovranisti e autonomisti l’accordo con lo Stato sulla partita delle entrate non è stato proprio vantaggioso. Il governo Renzi non è diverso, prende in giro anche altre Regioni oltre la Sardegna. Bisogna sbattere i pugni sul tavolo e far capire che non siamo disposti a farci prendere in giro”. Per l’on. Franco Sabatini (Pd) questo è invece “un momento storico e un grande risultato per l’Isola al pari di altri che si sono succeduti negli anni. Queste norme di attuazione sono un passo davvero importante. In particolare, l’articolo 15 sulle riserve erariali apre scenari un tempo inimmaginabili. La norma consentono allo Stato la possibilità di aumentare le aliquote per una certa finalità, con lo scopo di concorrere ad abbattere il debito dello Stato. Anche nella manovra di bilancio 2016 sono iscritte queste risorse e in questo contesto l’articolo 15 prevede che il debito pubblico non sia un evento imprevedibile come quelli previsti nell’articolo 15. E in ogni caso le norme di attuazione, sotto il profilo della gerarchia delle fonti, hanno una forza costituzionale superiore alla legge di stabilità e a qualunque legge ordinaria. Anche questo fatto ci mette al sicuro da ogni rischio”.
Per conto del Psd’Az ha preso la parola l’on. Angelo Carta, che ha detto: “C’è molto da lavorare e nulla da festeggiare visto che fuori da quest’Aula i sardi aspettano soluzioni e invece queste norme di attuazione non risolvono i problemi. Intanto va detto che non ci sono nuove maggiori entrate e dobbiamo comunque ricordare che stiamo accettando dallo Stato che continui a riversarci le nostre quote di imposte, come e quando vorrà. Altro che agenzia sarda delle entrate, altro che sovranità fiscale: queste norme di attuazione svuotano definitivamente l’articolo 8 dello Statuto. Ci stiamo coricando perché qualcuno ci metta poi i piedi in testa e dal governo di Roma non possiamo aspettarci nulla di buono. Ci salverà non l’istinto predatorio ma quello di sopravvivenza”. L’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha chiesto una sospensione dei lavori per chiedere la cancellazione della firma di un parlamentare del Pd, l’on. Francesco Sanna, sul testo e il presidente Ganau ha comunicato di aver ordinato la cancellazione della firma. Per l’on. Dedoni (Riformatori) “a nessuno sfugge quali sono i conti di questa vicenda e che da anni andiamo a Roma a pietire soldi che Roma non ci restituisce. Il risultato è che la Sardegna è impoverita e più di 600 milioni di euro ci sono sottratti ogni anno per accantonamento. Noi dobbiamo assistere uno Stato che non ci assiste quando ci serve, come nel caso dell’industria chimica. Volete che diciamo che va tutto bene?”.
E’ poi intervenuto l’on. Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha parlato apertamente di “risultato straordinario per la nostra isola. Come si fa a dire che questo è un risultato improntato alla timidezza quando il presidente Pigliaru ha chiuso una vertenza che è rimasta aperta per dieci anni? Ci spettava vedere riconosciute queste risorse e finalmente le abbiamo concordate con lo Stato. Perché dite che non c’è leale collaborazione quando ci sono firme sui documenti ufficiali? Io non avrei mai chiesto di levare la firma di un rappresentante delle istituzioni, anche se prima di essere il presidente della commissione è un senatore eletto ed espressione di un partito. La stessa fiducia e lo stesso rispetto avrei avuto se quel senatore fosse appartenuto al centrodestra”. Ha preso poi la parola l’on. Pittalis, che ha meglio spiegato il perché della sua richiesta: “Se fossi al posto dell’on. Sanna mi vergognerei, perché è uno schema di decreto al ribasso che alla Sardegna non consente e non concede nulla. All’articolo 15 stiamo venendo meno ai nostri diritti sanciti dal nostro Statuto. Volete dire che questo è il massimo che si poteva ottenere da uno Stato con il quale non si può alzare mai la voce?”. L’oratore ha chiesto al presidente Ganau una breve sospensione per concordare con il resto dell’opposizione la posizione da prendere sullo schema di attuazione.
Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore del Bilancio, Raffaele Paci che da subito si è detto d’accordo con la minoranza circa l’assenza di atteggiamenti trionfalistici («li lasciamo quando i problemi seri della Sardegna saranno tutti risolti ma ci vuole tempo») ma si è detto però “sorpreso” per l’atteggiamento mostrato dalla minoranza nel corso del dibattito sviluppatosi in Aula tendente, in sintesi, a sminuire la portata del risultato raggiunto con lo schema di norma di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto. L’assessore ha quindi definito il documento all’attenzione del Consiglio “un passo importate per la chiusura della vertenza entrate” che per anni ha visto confrontarsi e contrapporsi la Regione con lo Stato. Il professor Paci ha ripercorso sommariamente l’iter della vertenza ed ha evidenziato il contenzioso ancora “aperto” (giochi, riserve erariali, Ires, redditi da capitale): «Lo Stato non li riconosceva nonostante la Regione abbia inserito le relative poste tra le voci del bilancio». «Abbiamo sempre rivendicato tali entrate – ha spiegato il membro dell’esecutivo regionale – e nonostante il bilancio parificato dalla Corte dei conti, quelle somme sono rimaste “residui attivi” perché lo Stato non liquidava le poste dovute alla Sardegna».
L’assessore ha quindi dichiarato con chiarezza che la Giunta sulla vertenza entrate è “partita dalla bozza di norma di attuazione del 2012 che non aveva completato il suo iter perché era nel frattempo intervenuta la sentenza della Corte costituzionale che riconosceva alla Regione sarda la quota parte delle entrate riferite ai giochi”. «Abbiamo raccolto il testimone a partire dalla sentenza del 2012 e abbiamo condotto una battaglia lunga e faticosa senza mostrare alcuna timidezza», ha spiegato Paci, «ed abbiamo ottenuto un grande risultato per la Sardegna dopo sei anni di battaglia». «Un altro passo avanti – ha proseguito l’assessore – che ci dà certezza sulle entrate e con l’articolo 2 dello schema introduce il riconoscimento diretto delle entrate come accade in Friuli e Trentino. Il delegato di Pigliaru per il Bilancio ha inoltre precisato che i termini “eventi eccezionali e imprevedibili”, contenuti nello schema, si riferiscono a eventi davvero straordinari come una guerra o terremoti devastanti, situazioni tali da non consentire i tempi per concertare con le Regioni.
«Ma non ci fermiamo qui – ha concluso Paci – e il prossimo obiettivo è un’intesa sull’ammontare degli accantonamenti che al momento non configurano un trattamento equo per la Sardegna». Il presidente Ganau, dando seguito alla richiesta del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi accordato una breve interruzione dei lavori ed alla ripresa ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno (Pietro Cocco e capigruppo maggioranza) che si conclude con l’espressione del “parere favorevole sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna in materie di entrate della Regione” (N.4/XV/A). Il consigliere del gruppo Misto, Mario Floris (Uds) ha preannunciato il voto di astensione («la giunta regionale è riuscita ad ottenere il pagamento dei diritti acquisiti») ed ha evidenziato il permanere “di un problema politico, legato al rapporto tra le Giunte regionali e lo Stato”. «Serve una grande vertenza politica e non tecnica», ha concluso il consigliere della minoranza. La consigliere del Centro democratico, Anna Maria Busia (Sovranità, democrazia e lavoro) ha ricordato la proposta di legge n. 145 che prevede il rafforzamento del ruolo della Regione per la riscossione delle entrate. «Prendo atto dei passi avanti e dell’occasione che il Consiglio coglie con l’ordine del giorno odierno – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ma sottolineo la criticità nel vedere la Regione che non ha voce in materia di accertamento delle entrate». Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha posto in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato con 29 favorevoli, 21 contrari e 2 astenuti e si è quindi passati al secondo punto all’ordine del giorno dei lavori dell’Aula.
Nella foto il Consiglio Regionale
S.I.