CAGLIARI – Raddoppiano, rispetto al 2021, le risorse a favore dei centri antiviolenza e delle case d’accoglienza della Sardegna. Ammontano, infatti, a due milioni di euro i fondi regionali per i contributi destinati, nell’anno in corso, all’organizzazione e al funzionamento delle strutture dell’Isola che operano a favore delle donne vittime di abusi, sole o con minori, con la previsione di un ulteriore incremento del 20% nei due anni successivi (2,5 milioni per ciascun anno nella programmazione pluriennale 2023-2024). Lo ha stabilito la Giunta Solinas, che su proposta dell’assessore regionale dell’Igiene e sanità e dell’Assistenza sociale, Mario Nieddu, ha approvato in via preliminare, nel corso dell’ultima seduta, la nuova programmazione delle risorse per le case d’accoglienza e i centri antiviolenza fino al 2024, fondi che per l’anno in corso si integrano alle risorse statali, poco meno di 500 mila euro, già ripartite a febbraio.
“Un segnale di forte attenzione verso un problema sociale preoccupante. Il nostro impegno a contrasto delle violenza di genere prosegue con un necessario potenziamento del sostegno economico alle case d’accoglienza e ai centri antiviolenza, che purtroppo devono far fronte a un significativo aumento delle richieste di protezione e assistenza da parte delle vittime”, dichiara l’assessore Nieddu
Per il 2022, così come disposto nel provvedimento approvato, la ripartizione delle risorse è stata stabilita a favore delle 5 case per il 54,4% e in misura del 45,6% per gli 11 centri d’accoglienza attualmente iscritti al registro regionale, prevedendo un aumento del contributo per i centri con più sedi operative.
“Nell’anno in corso abbiamo anche previsto in via sperimentale che una quota del 10% delle risorse venga destinato alla copertura delle spese necessarie per l’accoglienza in emergenza, un servizio che attraverso soluzioni abitative temporanee di breve periodo possa mettere a disposizione spazi che garantirebbero da un lato la messa in protezione immediata della donna e dall’altro consentirebbero alle équipe multidisciplinari dei centri, anche in collaborazione con i servizi territoriali, la valutazione e individuazione del percorso di fuoriuscita dalla violenza più adeguato. In raccordo con le case d’accoglienza definiremo le modalità d’attuazione del servizio, anche attraverso accordi con il Terzo settore e i servizi di pronto intervento sociale già presenti sul territorio, rispondendo così a un’esigenza emersa da tempo anche attraverso ai tavoli di confronto”, conclude l’esponente della Giunta Solinas.