ALGHERO – Signor Sindaco, Signor Presidente, Mario, Lelle, avrei potuto utilizzare, insieme ai colleghi consiglieri di minoranza, le prerogative che il regolamento consiliare ci offre per poter mettere all’ordine del giorno l’ennesima mozione sulla sanità algherese che si concluderebbe – fra qualche mese – con una risoluzione anche unitaria, come al solito disattesa da Regione e Aziende sanitarie. Credo, però, almeno su questa materia, dobbiamo uscire dalle logiche maggioranzaminoranza e poter intervenire unitariamente e con forza risolutiva su queste tematiche che riguardano le persone più fragili e la difesa di un territorio che vediamo sempre più abbandonato. Le ultime proposte di atti aziendali da parte di AOU e ASL su Alghero sembrano una presa in giro e prima che arrivino in Regione è opportuno siano discusse in Consiglio Comunale per avere un quadro esatto del progetto sanità ad Alghero: reale, concreto, non un libro dei sogni, non in contrasto con la normativa sovraordinata, senza doppioni, senza moltiplicazione di strutture complesse fuori da ogni logica. Dobbiamo arrivare ad un progetto sanitario condiviso e difeso da tutto il territorio, senza distinzione di colori politici, ma con possibilità concrete di attuazione. Partiamo dall’ospedale civile in capo alla ASL. L’atto aziendale prevede due direzioni di presidio ospedaliero distinte tra Sassari e Ozieri, impossibili da realizzare senza la modifica della legge di riforma della rete ospedaliera e delle stesse linee guida che prevedono esplicitamente un solo direttore per i due ospedali, funzionalmente accorpati. L’atto Asl prevede la terapia intensiva, ma non ci dice quando e dove la asl reperirà gli anestesisti in numero sufficiente. Se è vero che è stato proposto, sulla carta, un reparto di anestesia anche al Marino, in capo all’AOU, ci chiediamo quando da Sassari arriveranno i rianimatori, posto che ancora oggi e chissà per quanto tempo l’ortopedia continuerà ad operare al Civile, per i lavori delle sale operatorie al Marino che vanno a rilento. L’atto aziendale della ASL contiene anche la traumatologia ortopedica come dipartimento strutturale all’Ospedale Civile. Ma analogo reparto viene mantenuto al Marino. Due reparti? Ma ne facessero funzionare uno, posto che dal marzo scorso sono state chiuse le sale operatorie del Marino con un via vai di ortopedici e pazienti da un ospedale all’altro e l’impossibilità di intervenire su patologie che necessitano di chirurgia protesica, chirurgia di piede e mano, artroscopia del ginocchio e della spalla. Le liste d’attesa sono nel frattempo cresciute a dismisura e consentono di intervenire solo su fratture, ma spesso con interventi a distanza di troppi giorni dall’evento traumatico e con sofferenze indicibili da parte dei pazienti. Recentemente, i rianimatori del Civile si sono trovati di fronte al dilemma se operare le persone fratturate o i pazienti di otorinlaringoiatria, e si è deciso di intervenire praticamente solo su questi ultimi. Può durare a lungo questo stato di cose? Possiamo tollerare che solo col ricorso al privato si possano ottenere visite in tempi brevi? E chi non ha le risorse, non si cura? Personale che manca anche al pronto soccorso dove viene istituita sulla carta l’osservazione breve, ma senza medici effettivi e infermieri per far funzionare l’ordinario e con un responsabile facente funzioni da troppo tempo in carica. La lungodegenza prevista dalla rete ospedaliera al Marino, compare nell’atto della Asl ora all’Ospedale Civile, ma senza personale e senza l’adeguamento strutturale dei reparti resterà solo un’affascinante teoria. Niente lungodenza, dunque, nessuna RSA prevista in città, niente hospice, nessun ospedale di comunità. Proseguirà il sovraffollamento della medicina e l’intasamento del pronto soccorso, senza soluzioni residenziali per i pazienti post-acuti. Appare nell’atto aziendale dell’AOU al Marino anche la riabilitazione funzionale, negli ultimi anni ridotta di spazi, per la condivisione del reparto con ortopedia, e di servizi, ed appare un reparto di traumatologia dello sport e di chirurgia ortopedica innovativa, ma scompare dall’atto la parola robotica. Anche in seno al Consiglio regionale e alle forze politiche cittadine avanza l’ipotesi di riportare l’Ospedale Marino in capo alla ASL, visto il fallimento della scelta di trasferire all’AOU il “Regina Margherita” e vista l’inosservanza della legge per quanto riguarda la mancata convenzione tra la Regione e l’Università e il mancato decollo dell’ospedale di primo livello, per non parlare del nuovo ospedale, sparito dall’agenda del Presidente della Regione. Ecco, perché serve un momento vero di confronto tra i componenti dell’assemblea civica cittadina per poi manifestare il progetto della città in rapporto con le istituzioni sarde che hanno l’obbligo di assicurare anche la salute di questo territorio. Non facciamoci, ancora una volta, dettare l’indirizzo dall’esterno della città. Coinvolgiamo i cittadini, le associazioni, i sindacati, le forze politiche e sociali. Svegliamoci tutti, perché il tempo è scaduto.
Cordialmente, Mario Bruno