Il recente rapporto dell’European Travel Commission, l'associazione delle organizzazioni nazionali del turismo con sede a Bruxelles, delinea una nuova mentalità della domanda turistica dei paesi dell’Unione Europea.
Il documento pubblicato il 13 aprile si basa su un sondaggio effettuato nel corso del mese di marzo 2023 con partecipanti provenienti da 10 principali mercati europei, tra cui Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna. L’importanza di questo sondaggio risiede sul fatto che due terzi degli intervistati hanno espresso la propria intenzione di scegliere, come periodo delle proprie vacanze, la primavera e la prima parte dell’estate rifiutando l’idea di scegliere i periodi estivi di maggior afflusso, ovvero i mesi di luglio e agosto.
Le motivazioni sono legate al rifuggire località affollate e periodi caratterizzati da elevate temperature. Se questo sia un atteggiamento contingente legato esclusivamente a questa stagione o sia l’inizio di una tendenza non lo sappiamo. Qualora però sia valida la seconda opzione credo che tutto il sistema turistico europeo, nazionale e regionale dovrà tenere in buon conto l’evoluzione delle esigenze della domanda.
Il fenomeno dell’overcrowding, termine inglese che indica il sovraffollamento, è stato più volte segnalato
come un evento negativo soprattutto dai residenti delle località turistiche che nei periodi estivi, in
particolare luglio e agosto, lamentano disservizi e maleducazione civica. Fino ad ora le reazioni si sono ridotte a mera discussione accademica. Oggi però chi segnala il rifiuto di una vacanza in luoghi affollati è la domanda, ovvero chi sceglie dove spendere i propri soldi, ponendo quindi un problema di capacità attrattiva delle varie destinazioni turistiche.
Credo che questa possa e, anzi, debba essere l’occasione per rivedere completamente le politiche del turismo in Italia e in Sardegna.
In Sardegna si è guardato al turismo solo in relazione ai posti letto, oggetto di aspre diatribe non solo politiche ma anche nell’opinione pubblica. Per contro non si è mai guardato alla creazione di prodotti turistici alternativi e/o complementari al balneare, lavorando sulle motivazioni al viaggio per creare offerte specifiche per segmenti di mercato. Il mitico Charles Forte diceva che l’albergo è la ciliegina sulla torta.
Siamo pieni di ciliegine e niente torta o quasi. Al di fuori del balneare quindi la Sardegna non ha mai
proposto al mercato nessuna motivazione organizzata in prodotto turistico e, paradossalmente, ha invece
consentito lo sviluppo di un numero abnorme di seconde case, di finti agriturismo e di mascherati.
Nel 2010 l’Osservatorio del turismo della Facoltà di Architettura di Alghero, stimò che nella Città catalana vi fossero 45 mila posti letto in seconde case, che andavo quindi a raddoppiare potenzialmente il numero degli abitanti di Alghero. Sappiamo come molti di quei posti letto sono nascosti al fisco ma sono ben evidenti nella pressione antropica in città, nel caos, nei disservizi.
Se fino ad oggi le Regioni e le località turistiche hanno fatto finta di niente su questi fenomeni credo che da questo momento in avanti saranno costrette a creare alternative per un mercato che potrebbe abbandonare il caos e le oramai assurde temperature estive e spendere i propri soldi laddove vi sia una risposta alle esigenze di tempo, motivazione e vivibilità.