Museo “Brigata Sassari”, medaglie al valore per due algheresi

ALGHERO – Le medaglie d’argento al valor militare del capitano Raffaele Catardi e del colonnello Celestino Manunta, ufficiali algheresi che militarono nei ranghi della Brigata “Sassari” durante il Primo conflitto mondiale, sono state donate al Museo storico della Brigata. La donazione è stata effettuata nella caserma “La Marmora”, sede del Comando Brigata, alla presenza di Cristina Catardi, Laura Manunta, Raffaele Bogliolo e Gianfranco Russino, nipoti dei due decorati, del sindaco di Alghero Mario Conoci e del comandante della Brigata “Sassari”, generale Giuseppe Bossa. Nel corso dell’incontro il generale Bossa ha ripercorso la vita dei due ufficiali, ricordandone le gesta e il ruolo di spicco da essi rivestito non solo nella “Sassari” ma anche nella comunità algherese. Il generale Bossa ha infine espresso gratitudine agli eredi per la donazione delle medaglie, di alcuni cimeli storici e preziosi documenti che faranno bella mostra di sé al museo della Brigata. Inserito nel circuito dei musei dell’Esercito Italiano, il Museo storico della Brigata “Sassari” ha lo scopo di custodire la memoria e le tradizioni dei “Diavoli rossi”, i leggendari “Dimonios”, soldati prevalentemente reclutati su base regionale, esempio unico per compattezza, abnegazione e valore militare dimostrati nel corso del Primo conflitto mondiale, che contribuirono in modo determinante al processo di unificazione dell’Italia. Il sindaco di Alghero ha ringraziato il comandante della “Sassari” per l’attenzione che la gloriosa Brigata dedica sempre alle persone che l’hanno resa grande. “Per noi è un onore poter annoverare tra queste anche due algheresi” ha rimarcato Mario Conoci, che sottolinea la vicinanza, anche personale col generale Giuseppe Bossa e il legame, sempre più stretto, tra la città di Alghero e la “Sassari”.

NOTE BIOGRAFICHE

Classe 1892, nato e cresciuto ad Alghero, Raffaele Catardi frequentò la Scuola Militare di Modena (si chiamava così, in quei tempi, l’Accademia Militare). Divenuto ufficiale, prestò servizio presso il 45° Reggimento fanteria, con il quale combatté nel corso del Primo conflitto mondiale. Seguendo il destino di tantissimi sardi, anche il capitano Catardi approdò tra le fila della Brigata “Sassari”, quando ormai questa unità aveva raggiunto una certa notorietà per il valore dei suoi uomini negli aspri combattimenti. L’Ufficiale brillò particolarmente in due fatti d’arme. Il primo, durante l’epica Battaglia dei Tre Monti, sull’Altopiano di Asiago. L’azione fu quella che decretò la ripresa delle armi italiane dopo i tragici fatti di Caporetto, divenendo – di fatto – la prima vittoria nel cammino per la riscossa. L’indiscussa protagonista del fatto d’arme fu senza dubbio la Brigata “Sassari”, all’interno della quale il capitano Catardi, inquadrato nelle fila del 152° Reggimento, ricevette una medaglia d’argento per il valore dimostrato in battaglia. Egli, nel corso dell’azione, in cui peraltro rimase ferito, fornì un importantissimo contributo per l’espugnazione delle posizioni di Col d’Echele, conclusasi con la cattura di prigionieri e il sequestro di materiali. Il capitano Catardi partecipò a un’altra importantissima battaglia, quella del Solstizio, nel basso Piave, volta a frenare una pericolosissima avanzata nemica, nel corso della quale gli austro-ungarici costituirono una testa di ponte nella zona di San Donà. Si rese necessario bloccare l’azione per i drammatici esiti che la stessa avrebbe potuto avere. Per questo motivo venne impiegata una brigata di punta: la “Sassari”. Anche nel corso di questo fatto d’arme l’ufficiale algherese brillò, ricevendo una seconda medaglia d’argento al valor militare, in quanto, alla testa della sua compagnia, diede l’esempio lanciandosi all’assalto e strappando al nemico un importante caposaldo. La sua carriera militare proseguì anche al termine del conflitto. Venne assegnato all’istituto Geografico Militare di Firenze, nel quale effettuò numerosi lavori, e prestò servizio anche in Africa e in Albania. Nel 1937 transitò nel Corpo di Polizia dell’Africa italiana con il grado di questore, dicendo poi quello di generale. Andato in pensione con il grado di generale, ritornò ad Alghero, città nella quale divenne uno dei punti di riferimento per la comunità nello svolgimento di numerose attività in diversi settori. Si dedicò infatti all’effettuazione di ricerche archeologiche e di recupero del patrimonio artistico (ha infatti scoperto e valorizzato con propri interventi finanziari i siti nuragici Anghelu Ruju e Palmavera), alla cartografia (è noto il suo progetto dalla scala del Cabirol a Capo Caccia e una pianta dell’Alghero storica), alla fondazione del Rotary club di Alghero (il terzo nato in Sardegna), trovando persino il tempo di scrivere numerose poesie in lingua catalana. L’ufficiale, deceduto ad Alghero nel 1974, all’età di 82 anni, ha lasciato un segno nella sua amata Alghero, che, riconoscente, gli ha intitolato un molo del porto.

Il colonnello Celestino Manunta, invece, algherese di nascita (gran parte della propria vita la trascorse altrove) ha comandato il 152° Reggimento di fanteria dove si rese protagonista di numerose importantissime azioni, ricevendo alcune medaglie d’argento al valor militare e il prestigiosissimo titolo di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, divenendo una delle figure di maggior spicco della Brigata “Sassari”.