SASSARI – Nei primi sei mesi dell’anno in corso l’Avis Provinciale di Sassari ha registrato rispetto al 2022 un incremento di 643 sacche di sangue. Un dato indubbiamente positivo che dimostra quando siano importanti e funzionino le campagne e le attività per sensibilizzare i cittadini alla donazione.
“Ora abbiamo necessità di consolidare questi numeri – afferma il presidente Antonio Dettori -. Il nostro sguardo, in particolare, è attento sui giovani e la nostra speranza è quella che si lascino toccare dai vissuti delle tante persone che, grazie alla generosità e all’altruismo dei donatori periodici, hanno ricevuto una terapia salvavita”.
Attraverso la testimonianza di una donatrice, volontaria e soccorritrice della Comunale di Campanedda, l’Avis Provinciale di Sassari rilancia con forza il messaggio e l’appello a donare. “Ho fatto la mia prima donazione a 18 anni, durante una raccolta sangue organizzata al liceo scientifico di Sassari. Mia mamma è donatrice e ho seguito il suo esempio. Anche lei dona da quando ha raggiunto la maggiore età, sensibilizzata da un’amica talassemica”. A parlare è Martina Lai, farmacista 28enne di Palmadula: “La sensazione che si prova dopo che hai donato è bellissima: sai di essere stata utile per una persona che sta male e hai subito la voglia di farlo tante altre volte”.
Fondamentale è essere consapevoli del fatto che il sangue non è riproducibile in laboratorio, ma è indispensabile alla vita. “Un giorno in farmacia entrò un signore affetto da più patologie – racconta Martina – una persona che ha bisogno di trasfusioni ogni undici giorni. Mi disse che lo avevano mandato via dal centro trasfusionale perché non c’erano abbastanza sacche di sangue. Ecco questo vorrei non succedesse mai. Se chi può donare facesse questo piccolo ma grande gesto di altruismo la nostra Isola non sarebbe in continua emergenza”.
L’appello di Martina è rivolto soprattutto ai giovani: “Compiuti i 18 anni andate a donare il sangue e fatelo regolarmente. Chiunque potrebbe avere bisogno di sangue, a qualsiasi età. Potremmo averne bisogno anche noi o un nostro familiare”.
Chi non è idoneo può comunque far parte dell’Avis: “Si può donare il proprio impegno – sottolinea il presidente Antonio Dettori -. I ragazzi possono fare da noi un’esperienza associativa di crescita personale, ad esempio partecipando alle attività di sensibilizzazione che puntualmente organizziamo”.