SASSARI – È stato dedicato al tema “L’impatto sociale delle sale da gioco nella città di Sassari” l’incontro-dibattito promosso venerdì dal coordinamento provinciale di Sassari di Italia Unica. Nella sala conferenze dell’Hotel Leonardo da Vinci sono intervenuti i dirigenti di Italia Unica Alessio Paganini, Elena Vidili e Gianni Pandino, oltre ad esponenti del mondo del volontariato. Ma quanto pesa il gioco nel tessuto economico e sociale cittadino? I dati illustrati hanno delineato un quadro a dir poco allarmante.
Nel 2000 il settore del gioco arrivava a muovere 4 milioni di euro, ma in 15 anni la progressione è andata fuori controllo. Nel 2013 erano presenti 1700 slot machine, una ogni 70 residenti, con 550 euro spesi pro capite ed un fatturato provinciale di 76 milioni di euro, di cui quasi il 70 per cento prodotto a Sassari. Oggi siamo passati a 2400 slot machine, una ogni 54 abitanti con una spesa pro capite di 700 euro, un fatturato di 91 milioni di euro a livello provinciale. In città, inoltre, nel 2013 erano 69 le attività commerciali dirette che gestivano giochi. Cifre record, che portano Sassari incredibilmente al secondo posto nazionale dopo Napoli. Un incremento dal 2000 a oggi del 91,7 per cento, mentre a livello nazionale è stato del 17,1. E senza considerare il gioco online. Tutte risorse che potrebbero essere impiegate diversamente per l’economia del territorio.
Una situazione quindi di malessere sociale, è stato ribadito, che sfocia in casi di dipendenza patologica da gioco, con il coinvolgimento anche dei familiari del giocatore. Ci sono persone che hanno perso la casa o sono diventate schiave dell’alcol. Chi si rivolge al Serd per curare la dipendenza è in realtà solo una parte. Ogni anno sono 80, poi in cura rimangono 34-35. Ma non si conosce il numero di quanti neanche si avvicinano per vergogna o paura. Il dibattito ha visto, tra gli altri, gli interventi di Bastianino Monti e di Gianfranco Addis della Caritas, che ha portato il saluto del direttore don Gaetano Galia.
Italia Unica si muove su due direttrici. Innanzitutto, si chiede all’Amministrazione comunale l’adozione o l’aggiornamento di precisi atti o regolamenti, come quelli relativi alle distanze da siti sensibili (ospedali, scuole, ecc.) e il raddoppio dei mille euro di incentivo a favore degli esercenti che rinunciano alle slot machine; al contempo però si propone di aumentare l’Irap del 50 per cento a chi le macchinette da gioco le tiene ancora. È inoltre necessario modificare il Puc, per chiudere la possibilità di aprire altre sale da gioco nel territorio urbano. Il secondo filone di intervento è rivolto alla Regione, che deve ancora legiferare in materia: vanno parametrate le attività al numero degli abitanti, portando la soglia della presenza delle slot machine a una ogni mille abitanti. Servono inoltre delle linee guida rivolte alle Amministrazioni comunali, in modo che queste, a loro volta, possano adottare dei regolamenti. Importante anche la prevenzione attraverso azioni di sensibilizzazione nelle scuole e nelle famiglie. Italia Unica, a livello nazionale, promuoverà, infine, un intervento normativo e di sensibilizzazione in tutte le sedi.
«Spiace sapere che Sassari è al secondo posto in Italia nella classifica del gioco. I numeri sono davvero inquietanti», è il commento del coordinatore regionale di Italia Unica Tore Piana. «In questi anni è chiaro che qualcosa è sfuggito all’Amministrazione comunale ed alla politica in generale. Dobbiamo intervenire al più presto: una delle prime azioni è la convocazione di un tavolo di concertazione tra istituzioni, operatori e mondo del volontariato. Analizziamo il fenomeno e poi stabiliamo le prime azioni concrete».