SASSARI – Viaggio tra le umane passioni con la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa e Danza organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Sassari e il contributo della Fondazione di Sardegna. Nove titoli in cartellone tra riletture di classici e testi contemporanei con i grandi protagonisti della scena e sei appuntamenti con l’arte di Tersicore, tra i capolavori della storia del balletto e le creazioni di importanti coreografi, in programma da novembre ad aprile al Teatro Verdi e al Teatro Comunale di Sassari.
Sotto i riflettori artisti del calibro di Franco Branciaroli, per una magistrale interpretazione di Shylock ne “Il mercante di Venezia” di William Shakespeare e Arturo Cirillo, che propone la sua versione del “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand, e una storia in nero per Giuliana De Sio e Alessandro Haber, protagonisti de “La signora del Martedì” di Massimo Carlotto per la regia di Pierpaolo Sepe, che disegna, tra legami erotico-sentimentali e segreti del passato, un crudo e sorprendente affresco della società. Focus sulle nuove tecnologie con Maria Amelia Monti e Marina Massironi ne “Il marito invisibile”, originale commedia di Edoardo Erba sull’amore nel terzo millennio e ancora Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses in “Uomo e Galantuomo”, scoppiettante pièce di Eduardo De Filippo, dove s’intrecciano vita e arte in un divertente gioco metateatrale, con la partecipazione di Ernesto Mahieux.
Omaggio al celebre scrittore e poeta, drammaturgo e pittore con “La corsa dietro il vento / Dino Buzzati o l’incanto del mondo” di e con Gioele Dix, in scena con Valentina Cardinali e tutto il fascino e l’attualità degli antichi miti con “Edipo Re / Una favola nera”, uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, ispirato alla tragedia di Sofocle reinterpretata in chiave contemporanea, con la cifra visionaria del Teatro dell’Elfo e i costumi di Antonio Marras.
S’intitola “Il segreto del talento” la commedia per musica di Valeria Parrella e Paolo Coletta (sua anche la regia), con Teresa Saponangelo e Elisabetta Valgoi sulle note dell’Ondanueve String Quartet, sulle peripezie di due artiste alla ricerca del successo e rimanda all’omonimo, pluripremiato film “Festen / Il gioco della verità”, dalla sceneggiatura di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov & BO Hr. Hansen, nella trasposizione teatrale di David Eldridge, con Danilo Nigrelli e Irene Ivaldi, diretti da Marco Lorenzi, che firma la mise en scène multimediale e immersiva di un racconto familiare.
Una moderna rilettura di un capolavoro con “Il Lago dei Cigni, ovvero Il Canto” del Balletto di Roma, con la coreografia di Fabrizio Monteverde, tra Čajkovskij e Čechov: ritorna nell’Isola Carola Puddu, giovane e talentuosa danzatrice sarda, formatasi alla prestigiosa scuola del Balletto dell’Opéra di Parigi e conosciuta e amata dal grande pubblico grazie alla partecipazione ad “Amici di Maria De Filippi”, nel ruolo del Cigno Nero accanto a Roberta De Simone (il Cigno Bianco), tra le suggestioni della crudele favola d’amore e una riflessione sul significato della vita e dell’arte.
Nel cartellone de La Grande Danza firmata CeDAC Sardegna, la Paul Taylor Dance Company fondata dal celebre coreografo statunitense, tra i pionieri della modern dance, con un affascinante trittico che accosta due creazioni di Paul Taylor, “Airs” sulla gioia della danza e “Promethean Fire”, composta all’indomani del crollo delle Torri Gemelle, sullo spirito dell’uomo in lotta contro le avversità, all’incantevole “Somewhere in the Middle” di Amy Hall Garner e il Malandain Ballet Biarritz diretto dall’artista francese Thierry Malandain, che firma le coreografie di “Mozart à 2”, sulle note del salisburghese, e “Beethoven 6”, da “Pastorale”, per un omaggio al grande compositore tedesco, ispirato alla Sesta Sinfonia. Una riflessione sul tema delle antiche e moderne migrazioni con “Sabir” del coreografo italo-africano Mvula Sungani, con l’étoile Emanuela Bianchini e i solisti della Mvula Singani Physical Dance, un gala di stelle con “Duets and Solos”, uno spettacolo di Daniele Cipriani Entertainment con artisti di fama internazionale come Davide Dato e Sergio Bernal e atmosfere gotiche e contrastanti passioni in “Notre-Dame de Paris” del Balletto di Milano, con coreografia e libretto di Stéphen Delattre, dal romanzo di Victor Hugo, sull’amore del campanaro Quasimodo per la bella gitana Esmeralda, sotto il regno di Luigi XI di Francia.
Una programmazione interessante e variegata, che spazia dai grandi classici, con i drammi di Sofocle, Shakespeare e Rostand reinterpretati con sensibilità contemporanea alle commedie di Eduardo De Filippo e Edoardo Erba, alla suspense e la scrittura noir di Massimo Carlotto, accanto al divertissement teatral-musicale di Valeria Parrella e Paolo Coletta, ai racconti onirici e fantastici di Dino Buzzati ne “La corsa dietro il vento” di e con Gioele Dix e ai rimandi fra teatro e cinema con “Festen” di Thomas Vinterberg. Intrigante anche il cartellone della danza, di respiro internazionale, con le coreografie di artisti come Paul Taylor e Thierry Malandain, Fabrizio Monteverde, Mvula Sungani e Stéphen Delattre e un’antologia di virtuosistici assoli e duetti, dai capolavori della storia del balletto alle coreografie contemporanee.
IL CARTELLONE
Inizio con brio – venerdì 10 novembre alle 21 al Teatro Verdi di Sassari – con “Il marito invisibile”, divertente commedia sull’amore e sull’amicizia nell’epoca della realtà virtuale e dei social media, scritta e diretta da Edoardo Erba e interpretata da Maria Amelia Monti e Marina Massironi, con scene di Luigi Ferrigno, costumi di Nunzia Russo, musiche di Massimiliano Gagliardi e disegno luci di Giuseppe D’Alterio, realizzazione video a cura di Davide Di Nardo e Leonardo Erba (produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo). La pièce multimediale affronta con ironia i cambiamenti nelle relazioni umane nell’era digitale, tra dialoghi a distanza e appuntamenti “al buio”: le protagoniste, Fiamma (Maria Amelia Monti) e Lorella (Marina Massironi), due amiche cinquantenni, durante una chiacchierata in chat raccontano di sé. Se Fiamma è immersa nella consueta routine, alle prese con un matrimonio in crisi e un marito assente, Lorella invece sembra aver finalmente trovato l’uomo della sua vita: si è sposata e vorrebbe presentare il consorte all’amica, ma, l’avverte, costui ha «… non proprio un difetto, una particolarità, è invisibile». Fiamma inizia a preoccuparsi, pensa che l’isolamento abbia provocato danni irreparabili all’equilibrio mentale dell’amica e si propone di aiutarla, ma – come si legge nella presentazione – «non ha fatto i conti con la fatale, sconcertante, attrazione di noi tutti per l’invisibilità».
“Il marito invisibile” è una commedia in videocall: gli spettatori vedono le attrici in scena ma possono seguire anche la conversazione sugli schermi, in cui sullo sfondo si colgono i dettagli delle rispettive case, con l’impressione che la realtà virtuale amplifichi la percezione e la consapevolezza che sia ormai parte della vita quotidiana.
Un capolavoro della storia della danza, in una inedita e affascinante “rilettura” in chiave metateatrale – giovedì 23 e venerdì 24 novembre alle 21 al Teatro Verdi – con “Il Lago dei Cigni, ovvero il Canto” del Balletto di Roma, una creazione del coreografo Fabrizio Monteverde, liberamente ispirata a “Il Lago dei Cigni” e all’atto unico di Anton Čechov “Il Canto del Cigno”, con musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, costumi di Santi Rinciari (realizzati dall’Opificio della Moda e del Costume), disegno luci di Emanuele De Maria, realizzazione maschere a cura di Crea FX effetti speciali, con la partecipazione di Carola Puddu nel ruolo del Cigno Nero e Roberta De Simone nel ruolo del Cigno Bianco. Uno spettacolo di grande eleganza e raffinatezza, che sposa la perfezione della danza classica e l’intensità e la forza espressiva dei linguaggi del contemporaneo, per una icastica rappresentazione della tragica storia d’amore, densa di simboli e aperta a conturbanti letture psicanalitiche, dove i protagonisti, il principe Siegfried e Odette, la fanciulla-cigno, vittima di un crudele incantesimo, pagano con la vita la loro passione fatale. Nella versione di Monteverde «un gruppo di “anziani” ballerini, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di un finale felice, ripercorre gli atti di un ulteriore, inevitabile “Lago”», mentre il tema del “doppio” si incarna in Odette/Odile, la dolce principessa, donna innamorata e fedele e la sua rivale, femme fatale, seduttrice perfida e ingannevole beffarda, «metafora dell’arte», in una ricerca senza fine.
La Stagione de La Grande Prosa e Danza a Sassari prosegue al Teatro Comunale – a partire da lunedì 18 dicembre alle 21 – con “Uomo e Galantuomo”, scoppiettante commedia di Eduardo De Filippo, con Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses, con la partecipazione di Ernesto Mahieux, e con Patrizia Spinosi, Ciro Capano, Gino Curcione accanto a Roberta Lucca, Gregorio Maria De Paola e Irene Grasso e a Salvatore Felaco e Demi Licata, con scene di Andrea Taddei, costumi di Silvia Polidori, disegno luci di Umile Vainieri, musiche di Paolo Coletta (aiutoregista Norma Martelli), per la regia di Armando Pugliese (produzione Gitiesse Artisti Riuniti e Teatro della Toscana). La fortunata pièce, scritta da Eduardo nel 1922 per il fratellastro Vincenzo Scarpetta, che la portò in scena nel 1924 con il titolo “Ho fatto il guaio? Riparerò!” e ripresa dal Teatro Umoristico I De Filippo nel 1933, poi inserita in “Cantata dei giorni pari”, racconta di una compagnia di guitti invitata a tenere una serie di recite presso uno stabilimento balneare: tra le esilaranti prove di “Mala Nova” di Libero Bovio, con un susseguirsi di errori e fraintendimenti, dovuti anche all’imperizia del suggeritore, e i complicati intrighi amorosi, in un crescendo comico, si sfiora quasi il dramma e si giunge fino alla (simulata) follia. Nel ruolo del capocomico Gennaro De Sia, Geppy Gleijeses, allievo di Eduardo, dal quale ricevette il permesso di rappresentare le sue opere, già pluripremiato interprete di “Filumena Marturano” con la regia di Liliana Cavani (per cui ha ottenuto, tra gli altri il premio “Miglior Attore Europeo” dall’Accademia Europea Medicea).
Tra antiche e moderne migrazioni – martedì 9 gennaio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari – con “Sabir / viaggio mediterraneo” della Mvula Sungani Physical Dance, una creazione del coreografo italo-africano Mvula Sungani (che firma ideazione e regia), interpretata dall’étoile Emanuela Bianchini (autrice delle coreografie insieme con Mvula Sungani) e dai solisti della Mvula Sungani Physical Dance, con le musiche originali live Erasmo Petringa e luci, costumi e scene a cura di MSPD Studios (produzione Arealive srl – MSPD Studios). Fin dal titolo, che rimanda all’antica lingua franca dei porti, “Sabir”, affascinante racconto per quadri, con un linguaggio astratto e fortemente evocativo, tra geometrie di corpi in movimento e sonorità mediterranee, mette al centro il tema dell’incontro e del dialogo tra i popoli e dell’accoglienza dello straniero, dell’appartenenza alla stessa comunità umana. «Con le sue grandi differenze culturali millenarie, partendo dall’ antica Roma, in cui vivevano genti provenienti da tutto l’impero, passando per le dominazioni che si sono susseguite fino alla nascita della nazione, e arrivando alle immigrazioni dei nostri giorni, l’Italia ha sublimato le diversità costituendo un grande patrimonio artistico-culturale unico al mondo» – sottolinea Mvula Sungani –. Viaggio tra l’Italia di oggi, «meta di immigrazioni e di speranze», e quella degli inizi del Novecento, quando erano gli italiani a partire, con una valigia piena di sogni, spinti dal desiderio di una vita migliore.
Omaggio all’eclettico scrittore e poeta, drammaturgo e pittore – martedì 16 gennaio alle 21 al Comunale – con “La corsa dietro il vento / Dino Buzzati o l’incanto del mondo”, con drammaturgia e regia di Gioele Dix, anche protagonista insieme con Valentina Cardinali di un immaginifico percorso tra le pagine dell’autore de “Il deserto dei Tartari”, sullo sfondo di una sorta di atelier d’artista, con le suggestive scenografie di Angelo Lodi, musiche di Savino Cesario, costumi di Marina Malavasi e Gentucca Bini e disegno luci di Carlo Signorini (produzione CTB / Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con Giovit). Una intrigante antologia di storie fantastiche e surreali (tratte da “Sessanta racconti”, “Il colombre”, “In quel preciso momento”) dove i personaggi rivivono sulla scena, mettono a nudo il proprio animo e dicono di sé, con brevi e folgoranti rivelazioni, per poi svanire nell’ombra. Fuggevoli apparizioni, recitano la loro parte, per rifugiarsi dopo in un angolo della memoria, con tutte le proprie inquietudini e le proprie aspirazioni, le gioie e le amarezze, le illusioni e il disincanto, regalando un vivido affresco di varia umanità, dove «spettatrici e spettatori possono ritrovare tracce di sé».
«Ho cominciato a leggere i racconti di Dino Buzzati all’età di dodici anni» – spiega Gioele Dix –. «Sono diventati parte del mio immaginario. La sua voce assomiglia spesso alla mia. Lo considero l’inventore di racconti perfetti, che non solo ti avvincono – perché vuoi sapere come vanno a finire – ma ti lasciano sempre un segno dentro, ineffabile però familiare».
Sbarca nell’Isola – in prima regionale venerdì 26 gennaio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari – la Paul Taylor Dance Company fondata nel 1954 dal danzatore e coreografo statunitense Paul Taylor, figura di spicco della modern dance americana che, dopo le esperienze significative con Merce Cunningham e Martha Graham e le importanti collaborazioni con Doris Humphrey, Charles Weidman, José Limón e Jerome Robbins, e come ospite del New York City Ballet diretto da George Balanchine, dal 1974 ha scelto di dedicarsi interamente alla creazione coreografica. In programma un imperdibile trittico che comprende due “classici” firmati da Paul Taylor, come “Airs”, sulle note di Georg Friedrich Händel, «una danza d’amore e di gioia», elegante e leggiadra, trascinante e sospesa, in cui gli interpreti si fondono all’atmosfera, diventando tutt’uno con il ritmo del respiro, in armonia con la musica e “Promethean Fire”, che rimanda alle parole di William Shakespeare («…fire that can thy light relume»), su musiche di Johann Sebastian Bach, e che rappresenta la forza dello spirito umano, impegnato a resistere e combattere contro le avversità e assume un valore emblematico dopo la tragedia dell’11 settembre 2001, ma si riferisce in generale alle drammaticità del tempo presente. Inserita tra le due creazioni del maestro, “Somewhere in the Middle” di Amy Hall Garner, con una colonna sonora che spazia tra Count Basie, Sarah Vaughan, Duke Ellington, Wynton Marsalis e Bill Evans per un coinvolgente racconto per quadri, restituisce il senso di la libertà della danza… a tempo di jazz.
Il fascino di un’antica tragedia reinterpretata in chiave contemporanea – martedì 20 febbraio alle 21 al Comunale – con “Edipo Re / Una favola nera”, uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, nell’interpretazione di Edoardo Barbone, lo stesso Ferdinando Bruni, Mauro Lamantia e Valentino Mannias, con i fantastici e evocativi costumi disegnati da Antonio Marras (realizzati da Elena Rossi e Ortensia Mazzei) e le maschere di Elena Rossi, mentre la decorazione del mantello di Edipo è di Tonino Serra, con disegno luci di Nando Frigerio e sound design di Giuseppe Marzoli (produzione Teatro dell’Elfo). «Il nostro viaggio verso Tebe è un viaggio attraverso uno delle leggende più note che ci arrivano dal mondo remoto, eppure vicinissimo, della civiltà greca: l’Edipo Re» – spiegano Ferdinando Bruni e Francesco Frongia –. Storia dell’ascesa e della caduta di un eroe: il figlio della fortuna che, ignaro ha ucciso il padre a un incrocio, in seguito a una futile lite e sposato la propria madre, diventando quindi padre dei suoi fratelli e sorelle, il vincitore della Sfinge e potente sovrano di Tebe, alla ricerca delle cause della peste che affligge la città, scopre la verità su se stesso. Una rivelazione amara, che mostra la fragilità della condizione umana: la catastrofe di Edipo è «fonte di ispirazione per innumerevoli variazioni che, dal capolavoro di Sofocle, arrivano fino al secolo appena concluso, passando per Seneca, Dryden e Lee, Thomas Mann, Hoffmansthal, Cocteau, Berkoff» – sottolineano Bruni e Frongia –. «Ed è quello che vogliamo raccontare nel nostro spettacolo, coniugando la tragedia con la fiaba».
Virtuosistici assoli e coinvolgenti pas de deux dai capolavori della storia del balletto – venerdì 23 febbraio alle 21 a Sassari – con “Duets and Solos”, uno spettacolo di musica e danza firmato Daniele Cipriani Entertainment con artisti di fama internazionale come Davide Dato (Premio Danza&Danza 2021), primo ballerino dell’Opera di Stato di Vienna, applaudito interprete di coreografie di Frederick Ashton, George Balanchine, John Cranko, William Forsythe, Manuel Legris e Roland Petit, Peter Wright, Kenneth MacMillan, John Neumeier e Rudol’f Nureev (con una candidatura al Prix Benois de la Danse 2017 per il ruolo di Abderachman in “Raymonda”). Sotto i riflettori anche l’eclettico Sergio Bernal (Premio Taobuk 2021 e Premio Danza&Danza 2023, Ambasciatore delle Arti per il Regno Unito), all’attivo una splendida carriera, dagli esordi nel flamenco al diploma al Conservatorio Reale di Danza, già primo ballerino del Ballet Nacional de España e fondatore con Ricardo Cué della SB Dance Company. Un gala di stelle per riscoprire l’eleganza e il rigore, l’energia e la capacità espressiva della danza classica e contemporanea, sulle note del pianoforte di Maurizio Baglini e del violoncello di Silvia Chiesa, con le creazioni di grandi maestri e coreografie originali, da una insolita “Morte del Cigno” al maschile di Ricardo Cue alla sensualità di un flamenco danzato sull’ipnotico e travolgente Boléro di Maurice Ravel. E ancora la Suite of Dances di Jerome Robbins pensata per Mikhail Baryshnikov e l’avvincente duetto al maschile della Folia de Caballeros, inserite in un ricco programma che spazia tra differenti generi e stili, impreziosito da suggestive pagine musicali.
Sul filo delle suspense, tra parole e note – martedì 27 febbraio alle 21 al Comunale – con “Il segreto del talento”, intrigante commedia per musica di Valeria Parrella e Paolo Coletta che vede protagoniste due attrici conosciute e affermate come Teresa Saponangelo (Premio David di Donatello per “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino) e Elisabetta Valgoi (Premio Lina Volonghi e Premio Eleonora Duse, e ancora Premio Ubu e Le Maschere del Teatro per “Un tram che si chiama desiderio” con la regia di Antonio Latella) sulle note dell’Ondanueve String Quartet (che schiera Andrea Esposito, Marco Pescosolido, Paolo Sasso, Luigi Tufano), con scene di Alessandro Chiti, costumi di Carla Ricotti, disegno luci di Angelo Grieco e movimenti coreografici a cura di Fabrizio Angelini, per la regia di Paolo Coletta (produzione Teatro di Napoli / Teatro Nazionale e Società per Attori). «Melina e La Dernier, ladre improvvisate per necessità, sono due donne in crisi, due artiste, sorprese nel loro disperato tentativo di uscire dal cono d’ombra in cui sono piombate» – rivela il regista e coautore Paolo Coletta –. «Ci fanno sorridere, e intanto continuano a rimandare il loro personale appuntamento con il destino: sembrano ignorare che questa inattesa “commedia di rapine”, offra loro l’occasione per ritrovare la luce». “Il segreto del talento” si ispira allo stile dell’opera buffa, con una scrittura in versi e persino in rima, ben traducibile in musica, con un giocoso contrappunto tra «ricami consonanti e non, in ritardi e note di volta», in un’alternarsi di arie e recitativi, cavatine e cabalette che sembrano rap, in un raffinato divertissement metateatrale.
Un inquietante ritratto di famiglia – martedì 5 marzo alle 21 al Comunale – con “Festen / Il gioco della verità” di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov & BO Hr. Hansen, nella versione teatrale di David Eldridge, con traduzione e adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi (sua anche la regia): un’opera multimediale e quasi “interattiva” con Danilo Nigrelli e Irene Ivaldi in scena con Yuri D’Agostino, Elio D’Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti, Barbara Mazzi, Raffaele Musella e Angelo Tronca (produzione TPE / Teatro Piemonte Europa, Elsinor / Centro di Produzione Teatrale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti in collaborazione con Il Mulino di Amleto). La solenne festa di compleanno per i sessant’anni del patriarca di una ricca e potente famiglia dell’alta borghesia si trasforma in dramma al momento del discorso del figlio maggiore, Christian, che decide di spezzare il muro di silenzio e rivelare una lunga serie di abusi subiti nell’infanzia, da lui come dal fratello Michael e dalla sorellina Helene, dentro le pareti domestiche. Sulla falsariga del film (aderente a Dogma 95), la pièce mette l’accento sull’ipocrisia della società e sulla complice indifferenza e l’implicita crudeltà di chi preferisce tacere o volgere altrove lo sguardo invece di affrontare le radici del male e indaga l’ambivalenza dei legami affettivi e dei rapporti di potere, mentre la proiezione delle immagini girate dagli attori in tempo reale, in lungo piano sequenza, permette agli spettatori di scegliere se seguire l’azione o la visione dei singoli personaggi, inventando una propria “regia”.
Tra luci e ombre della capitale francese alla fine del Quattrocento – venerdì 15 marzo alle 21 al Comunale – con “Notre-Dame de Paris”, nuova creazione del coreografo francese Stéphen Delattre per il Balletto di Milano, ispirata al celebre romanzo di Victor Hugo, con videoproiezioni di René Zensen, costumi di Federico Veratti e consulenza musicale di Davidson Jaconello: un originale e coinvolgente racconto per quadri incentrato sulla figura di Quasimodo, il campanaro della Cattedrale il cui aspetto deforme nasconde un cuore gentile, perdutamente innamorato della bella Esmeralda che, seppur non ricambiandolo, trova in lui un amico buono e sincero. Il Balletto in due atti rievoca il sogno di un amore irrealizzabile ma anche il torbido vortice delle passioni che circondano la fanciulla gitana, la cui danza sensuale incanta (suo malgrado) anche monsignor Claude Frollo, arcidiacono di Notre Dame, un uomo tormentato, ambizioso e spietato, nel cui animo il fanatismo religioso si scontra con il desiderio. Esmeralda a sua volta è invaghita di Phoebus de Châteaupers, capitano degli arcieri del re, tutt’altro che insensibile al suo fascino; ma per lui, fidanzato con l’aristocratica Fleur-de-Lys, la giovane zingara rappresenta al più un’avventura. Una trama intricata con numerosi personaggi, dal poeta Pierre Gringoire al re dei ladri Clopin Trouillefou, per un affresco di varia umanità: sulle tracce del libro, Stéphen Delattre costruisce uno spettacolo sulle passioni terrene, tra l’amore e l’odio, e l’infida gelosia.
Tra verità e invenzione, la storia di un abile spadaccino ma anche poeta innamorato – martedì 26 marzo alle 21 al Comunale – con “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand, nella versione di Arturo Cirillo, nei panni del protagonista accanto a Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Irene Ciani, Giulia Trippetta e Giacomo Vigentini di una versione inedita del capolavoro del drammaturgo francese, con scenografie di Dario Gessati, costumi di Gianluca Falaschi (Premio Le Maschere del Teatro 2023) e disegno luci di Paolo Manti, e con musica originale e rielaborazioni di Federico Odling (produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli / Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale). La storia del personaggio dal voluminoso naso, che non osa dichiararsi all’amata Rossana e finisce con il prestare le sue rime all’aitante cadetto di cui lei si è invaghita, custodendo il segreto fino alla fine, si arricchisce di ulteriori suggestioni, con una colonna sonora dove le canzoni di Domenico Modugno si intrecciano a brani celebri e no, da Èdith Piaf a Fiorenzo Carpi. Una «continua contaminazione», come afferma Arturo Cirillo, che privilegia «il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica» per raccontare le vicende di una creatura dell’immaginario, ispirata allo scrittore Savinien Cyrano de Bergerac, in forma di teatro canzone, e far rivivere il dramma «di un uomo che si considerava brutto e non degno d’essere amato. Un uomo, o un personaggio, in fondo salvato dal teatro, ora che il teatro ha più che mai bisogno di essere salvato».
Un dramma contemporaneo, tra erotismo e noir – lunedì 15 aprile alle 21 al Comunale – con “La signora del martedì” di Massimo Carlotto, con due protagonisti del calibro di Giuliana De Sio e Alessandro Haber, che dividono la scena con Paolo Sassanelli, Riccardo Festa e Samuele Fragiacomo, diretti da Pierpaolo Sepe, con scenografia di Francesco Ghisu e costumi di Katarina Vukcevic (produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo – Teatro della Toscana / Teatro Nazionale). Focus sulla singolare liaison, non esattamente “sentimentale”, tra Alfonsina Malacrida, detta Nanà e Bonamente Fanzago: una volta alla settimana, di pomeriggio, la donna compra un’ora d’amore, con la regolarità di una “affezionata cliente, dall’attore porno ormai al tramonto, e occasionalmente gigolò, ma evitando ogni altro tipo di complicazione ovvero di trasformare quella periodica “avventura” in una vera relazione. Il teatro di quegli incontri “clandestini” è la stanza di una pensione dove l’uomo abita ormai da anni, gestita da Alfredo Guastini, ovvero il “signor Alfredo”, il quale preferisce vestirsi e soprattutto considerarsi come “una bella donna” e le cui grazie, generosamente concesse in passato, ma ormai sfiorite, hanno presumibilmente assai giovato al suo successo d’affittacamere. La tranquilla routine viene improvvisamente interrotta quando si presenta un giornalista, Pietro Maria Belli, intenzionato a far riemergere l’oscuro passato di Nanà. “La signora del martedì” è «un testo intriso di torbida sensualità ma anche di dolcezza e di grazia» – si legge nelle note – «arricchito da un’ironia elegante e tagliente che produce leggerezza e sorriso». Una storia in nero, sul filo della suspense, con un finale inatteso e tutto da scoprire.
Omaggio al genio di Ludwig van Beethoven – venerdì 19 aprile alle 21 al Comunale – con “Beethoven 6” (da “La Pastorale”) di Thierry Malandain che trae spunto dall’amore del compositore tedesco per la natura e dal clima sereno e quasi idilliaco che pervade la Sesta Sinfonia. Il coreografo francese firma per la sua compagnia, il Malandain Ballet Biarritz, una raffinata partitura per corpi in movimento, tra sensualità e astrazione, per trasportare sulla scena la dimensione sospesa della contemplazione, l’emozione davanti alla bellezza del creato, insieme al ricordo dell’Arcadia, mitica terra di pastori: «la nostra “Pastorale” evoca il periodo ellenico» – spiega Thierry Malandain – «come luogo di nostalgia e ricerca, del dolore di un desiderio senza fine nel regno spirituale dell’infinito».
L’incanto della vita agreste suggerito dall’armonia tra musica e danza, eco di una profonda spiritualità che trova appagamento e conforto nella visione e nell’ascolto della natura, nell’immergersi nel paesaggio, tra alberi e rocce, lascia il posto a un intenso e toccante estratto da “Mozart à 2”. Un affascinante racconto per quadri incentrato sul tema dell’amore, tra le differenti sfaccettature del tema più universale, attraverso le vicende di alcune coppie in bilico tra felicità e tormenti, con la musica di Wolfgang Amadeus Mozart: dal fuoco della passione al vuoto dell’assenza, Thierry Malandain propone le sue intriganti variazioni, assecondate dalla ricca partitura di un Concerto per pianoforte e orchestra, per un percorso nei labirinti del cuore.