ALGHERO – C’è un dato che più di ogni altro segna lo stato di salute di un territorio: le presenze demografiche. E purtroppo, come noto, la Sardegna subisce una lunga, costante, emorragia di residenti. Dati agghiaccianti che emergono da una Terra la quale, potenzialmente, avrebbe tutti i crismi per produrre dei dati contrari, invece deve lottare con uno spopolamento che orami è ben oltre lo stato di emergenza.
Gli ultimi dati dicono che nel 2022 si registrano 392.598 nascite, 7.651 in meno rispetto al 2021 (-1,9%), nuovo record negativo che accentua la denatalità degli ultimi anni. Questa l’ultima rilevazione Istat che indica pure un calo di 179 mila residenti rispetto all’anno precedente. È come se in un anno fossero letteralmente scomparse le città di Sassari e Alghero.
Numeri che parlano da soli. Le cause sono molteplici e, secondo gli esperti, anche se sono piuttosto evidenti, sono da ritrovare in una mancanza di maggiori sostegni alle famiglie, al calo di occasioni per creare occasioni di sviluppo e dunque di lavoro e poi l’atavico problema della casa. Senza considerare il sempre più crescente isolamento legato ai trasporti che l’inverno paiono andare in letargo. Tutte questioni che, innestate alle lacunose politiche a sostegno delle fasce più giovani (come spazi pubblici per dedicarsi allo sport, cultura, arte, musica, etc), creano un humus alla base di una desertificazione che, al netto degli “luccichii” dei mesi estivi, non possono non far riflettere e attuare delle immediate politiche per creare occasioni di crescita. Altrimenti sarà sempre più difficile invertire questo terribile trend.
Sulla questione abbiamo sentito l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Alghero, Maria Grazia Salaris, che negli scorsi giorni è stata protagonista di una tavola rotonda sul tema.