ALGHERO – “Il più bell’esempio di architettura militare, il deposito di munizioni di Punta Giglio, vergognosamente chiuso al pubblico pagante. Uno dei più interessanti manufatti dell’ex-batteria navale di Punta Giglio, è il deposito di munizioni sotterraneo, pregevole e ben conservato esempio di architettura militare, costruito secondo le norme militari dell’epoca in cemento armato e calcestruzzo con volta ad arco.
Risulta interdetto alla visita turistica perché apparentemente trasformato, come da un prospetto allegato al progetto di trasformazione del complesso in struttura alberghiera, in una cantina per vini.
Similmente anche altri tre piccoli edifici sono vuoti e chiusi al pubblico (quando potrebbero ospitare fotografie, oggettistica, ecc.), ma utilizzati a scopi ludici dalla cooperativa che gestisce la struttura alberghiera.
È stata inviata alla direzione del Parco di Porto Conte, all’Assessorato alla Cultura del Comune di Alghero, alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Sassari, all’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Sardegna, una richiesta di chiarimenti e, cioè, se corrisponda a verità la non fruibilità al pubblico del deposito di munizioni (e degli altri locali), se sia stata debitamente autorizzata e se la trasformazione in cantina non contrasti con la pubblica fruizione in un contesto storico e culturale.
La visita al compendio, infatti, si riduce alle piazzole dei cannoni navali, alle scritte (tristemente fuori contesto) nell’ex-caserma ora ristorante, alla centrale di tiro e ad altre strutture circolari in pietra. Un po’ poco per il tanto vantato “museo a cielo aperto” che nemmeno lontanamente soddisfa i criteri standard e decisamente meno di quanto visitabile prima della cosiddetta “valorizzazione”.
Nessuna delle succitate istituzioni si è degnata di rispondere, manifestando disinteresse, se non indifferenza, per le legittime richieste esposte da rappresentanti eletti in seno alle istituzioni. Soprattutto colpisce il silenzio della Soprintendenza che in sede di Conferenza dei Servizi del 6 ottobre 2020 aveva prescritto la “musealizzazione di tutte le strutture, senza modifica della destinazione d’uso”. Si noti che venne prescritto che tuttele strutture fossero musealizzate.
Se mai ce ne fosse bisogno, questo è un ulteriore esempio della carenza di controllo, da parte delle istituzioni, riguardo alle attività museali e alberghiere a Punta Giglio. Riguardo al “Museo a cielo aperto o ecomuseo” invitiamo la dirigenza del Parco a studiare bene le definizioni di De Varine, uno dei padri del concetto di ecomuseo, la definizione approvata nel 2022 dall’International Council of Museums e la definizione dell’Association of European Open Air Museums.
Soprattutto specie per quanto riguarda la fondamentale “attiva partecipazione delle comunità” che nel Parco di Porto Conte, è assente”.
Maria Antonietta Alivesi
Membro dell’Assemblea del Parco di Porto Conte e Capogruppo M5S in Consiglio comunale