ALGHERO – Ci stanno provando in tutti i modi ma, come già accaduto quand’era presidente della Regione, Renato Soru è un osso duro. La sua testardaggine (a volte un pregio) è nota. Ma la condizione di emergenza in cui si trova la Sardegna, i problemi dei dem in diversi comuni e il rapporto non produttivo con la Giunta Pigliaru stanno facendo saltare i nervi anche ai più calmi. E anche in questo caso, nonostante tutti ma proprio tutti i big del Partito Democratico gli abbiano prima fatto intendere e poi detto in maniera chiara (anche tramite i media regionali di riferimento) di lasciare la segreteria, lui non ne vuole sentire. E allora addirittura, a pochi mesi dalle importanti elezioni amministrative, dove ricordiamo si voterà a anche a Cagliari e Olbia, non resta che calare gli assi. Ed è così che Silvio Lai, già segretario (da tutti ritenuto uno dei migliori a svolgere quel compito) scrive una lettera aperta indirizzata proprio all’ex-editore dell’Unità e patron di Tiscali.
“Caro Renato, é ora di dirci la verità.
L’idea che tu facessi il segretario era sbagliata. Sono tra quelli che ha fatto questo errore, pure essendo tra gli ultimi a cambiare idea sulla tua candidatura, ma la verità é che l’ho fatto anche io.
Ricordi perché dicevo che era un errore che tu volessi candidarti? Forse non lo ricordi perché la memoria delle cose scomode é più difficile, ma io ero molto preoccupato allora.
Innanzitutto ti dicevo che c’era una generazione nuova che poteva assumersi questo impegno come nel resto d’Italia, nel Pd e nel Governo, e che aveva speso del tempo assumendosi responsabilità politiche. Era questa la strada, risorse nuove, senza vincoli istituzionali, dotati di tempo libero e in grado di mettersi in sintonia con quei giovani che al Pd mancano e che tu non potevi portare, anche perché impegnato a Bruxelles in una impresa da lungo attesa dalla sinistra sarda.
In secondo luogo ti dicevo che il rischio era quello di riportare il partito indietro di 12 anni, al 2003, alle divisioni interne del centrosinistra, alla rottura che esisteva sin dalla tua candidatura e che, nonostante la massima lealtà nel periodo di governo regionale da parte di tutti, non ha evitato che, con le elezioni anticipate da te, si arrivasse alla sconfitta più dura nella storia del centrosinistra, con 53 consiglieri di maggioranza contro 27 di minoranza in consiglio regionale.
Ti dicevo, Renato, che avevamo pacificato tutto il Pd con la vittoria alle regionali e la tua candidatura, da me cercata e voluta, alle elezioni europee, e che dovevamo curare questa unità con una pagina nuova non con un libro già letto.
Tu mi rispondesti che avresti unito il Partito, persino che non ti saresti candidato se non fosse stata una candidatura largamente unitaria, ma anche di fronte al fatto che questo non è avvenuto, che erano molti, soprattutto i giovani della mozione Civati a dirti di no, i dirigenti del Pd a cui hai chiesto sostegno e che oggi dileggi, ti hanno confermato il sì a alla candidatura e sostenuto per eleggerti segretario.
Poi ti dicevo che la tua elezione a segretario avrebbe portato ad un conflitto con la Giunta, perché non avresti resistito alla tentazione dell’ex presidente che bacchetta il suo ex assessore, non avresti resistito alla tentazione di riportare in auge le politiche della tua giunta per confrontarle con quelle di quella attuale, non avresti resistito a bacchettare i singoli assessori come se fossero nominati da te. È così é successo.
Soprattutto, ti dicevo, un capo corrente, come te, non deve fare il segretario perché avrà sempre la tentazione di rafforzare la sua corrente a scapito di altre, usando la sua funzione. È così é stato.
Siamo tornati indietro di 10 anni, si confrontano le politiche attuali con le tue, in un mondo che sta uscendo dalla crisi, non che era in espansione come in quegli anni, confrontiamo gli attuali assessori con i tuoi.
É stato un errore, oggi possiamo dirlo davanti ai fatti, non hai unito il Pd sardo con la tua candidatura, e i risultati delle primarie, con una affluenza già non entusiasmante, sono stati quelli di un partito diviso a metà 52% per te, 48% non per te, e poi non lo hai unito dopo la tua elezione.
Abbiamo diviso dunque il partito e bruciato una nuova generazione.
Per che cosa? Non ne è valsa la pena.
Chiedi su quali cose ci sono differenze tra noi? Dispiace che non te ne sia accorto e spero che queste parole ti aiutino, ma non serve neanche cercare gli argomenti specifici. Quando in una relazione, anche tra due persone, quando in una impresa, in una associazione, sparisce la fiducia i legami si spezzano e si cambia. La coppia si separa, la proprietà cambia il consiglio di amministrazione, i soci cambiano il proprio presidente, gli elettori cambiano il governo. Non c’è un solo perché c’è che é mancata la fiducia, si è rotto un rapporto che consente di affidarsi, di affidare la propria volontà, i propri desideri, le proprie cose ad un altro. La colpa non è mai solo da una parte, come tu tenti di far credere, la colpa è di entrambi ma quando succede si tenta di ricucire, altrimenti si prende atto, per non peggiorare la situazione.
Se un’azienda ha un amministratore delegato che non può prendere decisioni, l’azienda fallirà, se il Pd non ha un segretario con dei dirigenti che ne sostengono le azioni, il Pd non farà passi avanti.
Ora sei in difficoltà e lo capisco. Ma ti invito a riflettere su questo.
Non puoi pensare di tenere in ostaggio un partito restando segretario senza poter mai portare un argomento in discussione negli organismi e decidere, non appartiene al tuo stile e alle tue qualità.
Non puoi fare il segretario dimezzato che sta lì impedito nel guidare perché ha perso la fiducia della maggioranza dei suoi rappresentanti negli organismi, ad attendere che qualche cosa succeda. Non puoi neanche continuare a farlo accusando la correntocrazia, che non vedevi prima, quando sono gli stessi ai quali hai chiesto di essere candidato, nè puoi continuare a dire che solo gli elettori possono eleggere il segretario del Pd, impedendo tu di dare la parola agli elettori.
Infatti questa é una decisione che sta solo nelle tue mani. Nel Pd, come in un comune o in una regione, quando il rapporto di fiducia nel segretario, come nel sindaco o nel presidente viene meno, si ritorna al voto. Sta nelle tue mani perché questo si può fare subito se tu lo decidi, o si fa dopo una lunga e penosa agonia che richiede una rottura dentro gli organismi. Si può essere egoisti e non prendere atto, si può essere generosi e chiedere rapidamente una verifica agli elettori.
Si può però persino fare un passo in avanti. Si decida oggi quando fare il congresso, a luglio, a settembre, si decida che si va verso una nuova generazione, scegliamo insieme questa strada e apriamo il Pd alla generazione che doveva prenderlo in mano due anni fa, quando ti abbiamo eletto.
Sarebbe un atto di generosità del quale avranno qualcuno di cui ricordarsi, piuttosto che ricordarsi di qualcuno perché ha impedito che loro assumessero le responsabilità della loro generazione”.
Nella foto Silvio Lai
S.I.