ALGHERO – il progresso non è solo una peculiarità delle sinistre, infatti, quando dall’altra parte si cerca di fare dei passi
avanti, si assiste sempre alle grandi manovre di chi si sente scavalcato perché distratto dai soliti interessi
dettati dalla quotidiana rincorsa alla gestione dei poteri, a volte, accecanti a tal punto da impedirci di
vedere la realtà così come dovrebbe essere e non come invece qualcuno gradisce rendercela distorta.
Parliamo in questo caso della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, che cosa si è percepito qui in
Sardegna? Di fatto ci stanno facendo capire che noi non potremmo mai essere un popolo autonomo,
capace di vivere di un’economia indipendente dalle scelte nazionali, ma piuttosto una regione dalle risorse
limitate e da un’iniziativa privata carente tale da non poter fare a meno dell’aiuto e dell’assistenza di un
governo centrale. Così come la Sardegna, appare nelle stesse condizioni tutto il sud d’Italia ma, forse ci
sbagliamo, esiste dentro ognuno di noi il seme dell’intraprendenza che ha bisogno di essere incoraggiato
verso una crescita indirizzata ad un rilancio della nostra ricchezza, fatta di storia e cultura oltre che di
risorse naturali ineguagliabili. Facciamo quindi qualche riflessione e cerchiamo di capire se c’è un progresso
possibile anche per i Sardi. La legge 26 giugno 2024 n. 86 ossia la c.d. legge Calderoli sull’attuazione
dell’autonomia differenziata delle Regioni a Statuto Ordinario ai sensi dell’art. 116 3° comma della
Costituzione è il primo passo per mostrare la strada possibile volta ad assicurare l’uguaglianza dei diritti.
Invoglia indistintamente tutte le regioni d’Italia a prendersi la propria fetta di responsabilità per accrescere
l’intero Paese ma, d’altro canto, assicura i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali
che devono essere garantiti equamente su tutto il territorio nazionale nel rispetto dell’art. 119 4° comma
della Costituzione. Ossia la nostra Carta Fondamentale prevede che per rimuovere gli squilibri economici e
sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, lo Stato destina risorse aggiuntive ed
effettua interventi speciali a favore di determinati Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni. E,
sempre l’art. 119 della Costituzione comma 3 prevede le modalità per garantire l’attuazione del principio
perequativo con l’istituzione di un Fondo Nazionale di Perequazione per tutte le competenze. Pertanto,
accusare la legge Calderoli di acuire le diseguaglianze e di accrescere il divario tra regioni povere e regioni
ricche è pura demagogia politica. La legge sull’autonomia possiamo invece assimilarla ad una sorta di coach
motivazionale volta a guidare al meglio le regioni italiane per accompagnarle verso un miglioramento che
nasce dalla piena consapevolezza delle proprie potenzialità sino alla completa autonomia e realizzazione. E’
piuttosto lo strumento necessario per sviluppare un atteggiamento vincente atto a consentire ad ogni
regione di costruire progetti e piani d’azione indipendenti. Per noi Sardi è dunque quell’opportunità tanto
attesa e mai concretizzata per la mancata attuazione del nostro Statuto speciale mentre con la nuova
norma sull’autonomia partendo dalla base di avere assicurati i requisiti minimi di servizio il nostro
territorio, adottando politiche più adatte alle proprie necessità, non può che progredire. Come si è potuto
constatare da questa piccola analisi sulla legge Calderoli, c’è del buono tra le righe ed è quindi arrivato il
momento di togliere la testa dal sacco e guardare con in nostri occhi ciò che può essere bene per noi e
cercare di difenderlo come principio di rinascita individuale e collettiva. Ogni cosa può essere vista da tante
prospettive e armonizzata con le giuste dinamiche di assestamento necessarie in modo da poter muoversi
verso un futuro più adatto ai tempi ed adeguato alle esigenze attuali del nostro popolo”
La Responsabile Regionale
Dott.ssa Monica Chessa