ALGHERO – Ed è così che, nel momento in cui si pensava di aver visto o letto, quasi, tutto, si assiste ad un nuovo campo di contesa: i concerti. Neanche gli spettacoli, in generale, e neanche i grandi event, ma proprio i concerti. Momenti, da sempre di straordinaria libertà ed espressione artistica che, se sostenuti anche nelle forme minori e di nicchia, possono produrre anche circuiti virtuosi di ampio respiro e soprattutto fungono da argine al diffuso declino culturale.
Ecco, forse, anche per questo motivo, che oramai pure una programmazione di concerti, seppur di valore e organizzata al meglio, da professionisti solidi e di grande esperienza e capacità, nazionali e locali, diventa argomento su cui esercitare la propria favella “politica”. Niente di male, per carità. Anzi sta nelle cose che la politica si occupi di un comparto che produce, da anni, turismo e che ne potrebbe creare pure di più. D’altra parte con tutte le problematiche che ci sono fa strano vedere così tanta attenzione per i concerti che dovrebbero essere parte integrante e ordinaria di una città come Alghero.
Probabilmente una città turistica che ha “inventato” il Capodanno in piazza ed è stata una delle pioniere nel proporre un cartellone estivo, dovrebbe vedere, in particolare nella sua classe dirigente, amministrativa e politica, come un fatto ordinario quello di avere ogni hanno garantita un offerta di concerti, pure di buon livello con anche forma, se possibile, “originali”.
Niente di straordinario, insomma. Invece qui, pare che pure questo settore, tra una tirata di giacchetta da destra o da sinistra, sia divenuto un comparto su cui spendere fiumi di inchiostro. Del resto oramai su ogni cosa, o quasi, c’è da discutere. Tante parole e pochi fatti, direbbe qualcuno. Meno male che, come detto, il settore dei concerti va, da svariati anni, a gonfie vele.
Certo è che, arrivati a questo punto, invece di mettersi medaglie e medagliette, bisognerebbe ragionare e sostenere una programmazione pluriennale che, come accade in altri luoghi virtuosi (vedi Lucca o altri), possa andare tranquillamente di anno in anno senza alcuno strappo e intervento “esterno” ma, al massimo, coinvolgendo professionisti ed esperti del comparto che possono sempre dare un contributo fattivo e connesso con le dinamiche del territorio.
Tutto questo, sarebbe opportuno e lo scriviamo da oltre 15 anni, con l’ausilio di una o perfino due nuove strutture al chiuso (vedi palatenda) che possano implementare la programmazione di concerti anche nei mesi meno caldi ritornando a “coltivare” anche band e artisti locali che, al netto delle recenti “trappate”, hanno da decenni rappresentato ad Alghero realtà serie e di grande apprezzamento, anche oltre Tirreno.