ALGHERO – E’ lo stesso triste tipico adagio a dirlo: pochi, matti e disuniti. Questa è la Sardegna, da sempre. E continua ad esserlo. Probabilmente la crisi ha acuito quelli che sono gli spigoli di una popolazione già allo stremo e oggi in piena disperazione. Ma nonostante questo anche le poche occasioni per provare a garantire un minimo di potenziale rinascita e creazione di circuiti virtuosi, economici e quindi sociali, vengono cassate. Al netto dei soliti “talebani” ambientalisti, sempre pronti a dire no a tutto, ciò che lascia di stucco è che sono gli stessi sardi a darsi la zappa sui piedi. Non perchè intenti ad arare la propria terra al fine di far germogliare nuovi frutti, ma con un intento chiaro e distinto di volersi fare del male. Masochisti al midollo, senza che alla radice, però, ci siano delle chiare motivazioni se non il sentimento più diffuso in Sardegna, e ancora di più ad Alghero: la gelosia. Ed è così che le guerre di campanile, vecchie quanto lo è l’uomo, oggi si protraggono senza alcun segno di cedimento neanche all’ombra di una crisi devastante. In questo quadro rientra l’ultima delle genialate della nostra amata Isola: una petizione per togliere il rally alla Sardegna e restituirlo a San Remo. Un’azione giusta e giustificata se partisse dalla Liguria o zone limitrofe, ma trovarsi davanti alla firme di comuni quali Loceri, Mandas, Tratalias, Zerfaliu e Siddi che scrivono: “perché la storia del rally d’Italia è nata a San Remo, già nel 1928 e 1929 ci furono le prime edizioni, poi ripreso nel 1961 (…) intendiamo invitare gli enti preposti Aci e Fia a ripensare la giusta collocazione della gara mondiale attuale”. E’ certo che i menzionati “enti preposti” una volta letto questo documento hanno creduto fosse uno scherzo. Impossibile che dalla stessa regione che ospita il rally partisse una petizione per chiederne l’allontanamento. Ma invece no, è tutto vero. A questo punto le cose sono tre: in questi paesi vive una ancora non emersa colonia di liguri, modello tabarchini di Carloforte; questi comuni sono dei piccoli avamposti di guerriglieri integralisti dell’ambiente oppure, che forse è la cosa più credibile, c’è qualcuno che, in fede al solito adagio del cane dell’ortolano, li sta aizzando per non permettere che Alghero e tutto il territorio ospitino il rally. In tutti i casi siamo davanti, ancora una volta, al palesarsi del solito triste adagio: pochi, matti e disuniti. Ma non tutti si rassegnano e c’è chi lotta per cambiare le cose, anche per questo motivo, il rally ad Alghero si farà. Con buona pace di “novelli pseudo tabarchini”, ambientalisti-integralisti e cani dell’ortolano.
Alexis