Basterebbe guardarsi indietro per comprendere quanto eravamo avanti

ALGHERO – Non poteva che essere il Teatro Civico a ospitare il psicodramma che ha caratterizzato il Consiglio Comunale dell’altro giorno. Unico atto dell’Amministrazione, il nuovo regolamento dei “Suoli pubblici”, del resto oramai sta diventando una consuetudine dedicare un’intera seduta a tematiche, seppur interessanti, di fatto non vincolanti per la struttura governativa cittadina e tanto meno regionale Da una parte chi voleva mantenere lo status quo, dall’altra alcuni, neanche tanti, mutamenti voluti dalla maggioranza Caciotto.

Le opposizioni, divise tra chi in sintesi, avrebbe voluto poter garantire alle attività maggiori spazi e chi, in particolare FI, avrebbe voluto appena “stringere le viti”. Alla fine è emerso che s vogliono dare indirizzi precisi agli organi di controllo (oltre la stessa politica, ovviamente la Polizia Municipale) affinché vengano rispettate le regole. Nè più nè meno di quello che è la normalità. Ma, è evidente, che la normalità, ad Alghero, non solo nei “Suoli pubblici” è spesso straordinarietà con attività che restano chiuse 8 mesi all’anno, titolari che, senza colpo ferire e senza che nessuno sollevi la questione, chiudono attività storiche (vedi Chez Michel e unico negozio di musica) altre che vivono esasperando il concetto del “tavolino in più” e altri ancora che, a fronte di spazi interni esegui, hanno un vasto spazio esterno, spesso togliendo posti auto e aree pubbliche.

Anche qui, ci vuole buon senso. E’ chiaro, essendo precipitata l’economia di questa città che ormai vive, quasi esclusivamente di “tavolini e sedie”, di reiterate demolizioni e ricostruzioni, di un minimo terziario, qualcosa di artigianato, troppa poca nautica e portualità, enogastronomia, di molto (troppo) “pubblico”, anche quel “paio di coperti” in più diventano vitali. Certo, visto anche il declino dell’Alberghiero e le voci degli studenti, queste economie spesso non sono del tutto circolari, ma piuttosto unilaterali, ma anche questo sta nelle scelte del libero mercato che, però, poi ne paga le conseguenze dove una città è piombata nell’opposto per cui era nata: dalla pionieristica diffusione e continua ricerca di qualità (eventi, spiagge servizi, intrattenimento, bellezze, negozi, bar, ristoranti, etc) alla più totale e mediana massificazione, spesso, purtroppo, sempre più verso il basso.

E in questo si innestano gli annuali festeggiamenti e inni alla gioia per celebrare numeri che, poi di fatto, hanno anche ricadute economiche, dunque di crescita e sviluppo, molto esigue. Ma, del resto, cosa ci si può attendere da una cittadina che, seppur registrando nel 2023 1milione e 300mila presenze si trova ad avere, ad esempio, per diversi mesi tutte, ma proprio tutte, le strade e i marciapiedi ricoperti di auto perchè non ci sono parcheggi a sufficienza. Per non parlare degli altri servizi a partire, appunto, dai trasporti urbani e molto altro. C’è tanto da fare anche se basterebbe guardarsi indietro (vedasi l’allora Hotel Esit in piazza Sulis) per vedere quanto eravamo avanti. Anche nella gestione, moderata e di qualità, dei suoli pubblici.