ALGHERO – Ha sempre scritto in Italiano, anche quando era leader dei Chichimeca, il gruppo world che miscelava la cultura musicale sarda con influenze latino americane, ma, quando è arrivato il momento del suo disco di esordio da solista, Claudia Crabuzza ha scelto il catalano di Alghero. Una lingua antica, del XIV secolo, che ritroviamo in “Com un soldat”, un album dalle tinte forti, con sonorità dure, cadenzate, con un impatto decisamente rock.
L’algherese (o catalano di Alghero) è una lingua autoctona che, se da un lato ha mantenuto la sua arcaicità, dall’altro ha comunque subito influenze, del castigliano e del sardo prima, e dell’italiano poi (soprattutto nella formazione di vocaboli moderni). E’ riconosciuto dalla Repubblica Italiana e dalla Regione Sardegna come lingua minoritaria. Se le si chiede il perché di questa scelta Claudia Crabuzza risponde: “Ho sempre scritto in italiano, perché faccio parte della generazione che è il risultato di quella scelta culturale secondo cui parlare ai figli nelle lingue locali avrebbe impedito che parlassero un buon italiano. Le idee per fortuna sono cambiate, ma quell’anello mancante ha fatto sì che si sia interrotta la trasmissione di generazione in generazione”. In realtà, nonostante l’allarme lanciato dall’Unesco, ad Alghero si continua a coltivare l’idioma. Claudia Crabuzza, da parte sua, ha usato il catalano in un contesto musicale moderno e internazionale visto che l’album è pubblicato per l’etichetta Microscopi di Barcellona.
“Nonostante – continua la Crabuzza- abbia sempre cantato anche in algherese, solo da grande ho cercato di riprendermi questa lingua. Prima attraverso l’omaggio a Pino Piras, massimo esponente della canzone popolare di Alghero, organizzando un premio a lui dedicato e interpretando in un disco del 2012 alcune delle sue canzoni, e poi iniziando a scriverne di mie in questa lingua che racchiude l’unicità della mia città, la voce delle nostre radici”. “Com un soldat” racconta la storia di una donna-madre-combattente alle prese con le tante facce della vita, con emozioni differenti e contrapposte. “Raó i esperança, amor i vanitat (ragione e speranza, amore e vanità)”, desiderio, guerra quotidiana con antichi dolori e buchi che non si riempiono. Figli e offerte alla Madre Terra, rumori della strada, alberi e cani. I testi della Crabuzza hanno “incontrato le musiche amorevoli dello scrittore e regista Fabio Sanna, e gli arrangiamenti luminosi e gli strumenti di Julian Saldarriaga e Dani Ferrer, con il tocco magico di Roger Marín che li ha registrati”.
“Ho scritto queste canzoni – spiega la cantautrice – cominciando dal racconto del momento della nascita del mio primo figlio. Poi è nata ‘Mare Antiga’, una cerimonia per la Terra, grande madre che guida i gesti più naturali. Così sono arrivate tutte le altre canzoni, pensando alle mie amate Frida (la pittrice Frida Kahlo, ndr) e Lhasa (Lhasa De Sela, cantautrice canadese di origine messicana, ndr), donne enormi nel palcoscenico del mondo alle quali dedico due distinti brani, ai miei tre figli maschi, ad amori finiti e posti abbandonati per cercare nuove vite. ‘Com un soldat’ viene da qui, dai miei anni di donna cresciuta, pieni di voglia di fare cose e spegnere i rumori sotterranei”. Dieci brani in tutto. Una sola cover, un omaggio alla cantautrice campana Bianca d’Aponte che fa anche parte anche dell’album ‘Estensioni’ – voluto dall’associazione Cose di Amilcare e dal Club Tenco – una raccolta di brani dell’artista aversana scomparsa, tradotti ed interpretati da artiste di diversa nazionalità in varie lingue. Per Claudia ovviamente il catalano algherese per il brano “Nina nana mare mia”.
Nella foto Claudia Crabuzza in studio di registrazione
S.I.