SASSARI – Più che essere sostenuti nell’avvio del proprio futuro…sono sostenuti ad avviarsi fuori dalla Sardegna. I nuovi giovani agricoltori sembrano partecipare ad una lotteria o ad un gratta e vinci, dove se ti va male una volta difficilmente avrai una nuova possibilità di poter usufruire dei fondi messi a disposizione con il Psr. E più che ritenta sarai più fortunato non ti fanno neppure partecipare o perché sei vecchio anagraficamente o perché la tua azienda (che ti obbligano ad aprire per avere il requisito alla partecipazione) è ormai vecchia anch’essa.
Dopo essere stati illusi dalle tante promesse di chi girò tutta la Sardegna presentando un bando moderno, semplice, veloce, che sarebbe stato riproposto più volte, la stragrande maggioranza dei giovani con la passione dell’agricoltura che risposero a quell’appello si ritrovano soli e abbandonati, e con una azienda avviata che aveva già messo a bilancio i denari del primo insediamento. Una beffa dietro l’altra che disillude i giovani che a ragione, come certifica il Censis, portano rancore verso questa società che li maltratta.
Sono giovani che hanno passione, idee, valori, che vorrebbero ritornare in quelle terre abbandonate e marginali, rimanendo e dando una speranza, in molti casi, a quei Comuni che si stanno spopolando. Giovani che anziché essere incoraggiati e sostenuti vengono respinti, presi in giro e costretti in molti casi a fare le valige e scappare dalla propria terra.
Il bando del primo insediamento riserva ogni giorno brutte sorprese. Non finisce di stupire in negativo. Prima con i tempi biblici per aprirlo (o meglio per poter finalmente presentare le domande, visto che il bando era stato aperto e chiuso più volte. E già in questo primo step diversi giovani si sono dovuti ritirare: alcuni perché avevano superato i 41 anni di età, altri perché avendo fiducia nella politica avevano intanto aperto la partita iva, salvo poi essere respinti perché superato il requisito dei 18 mesi).
Finalmente l’anno scorso si presentano le domande. A sportello, perché dicono insistentemente “è il metodo migliore”. Tanta attesa per 29 minuti e 21 secondi. Dopodiché sei già fuori gioco. Ancora attesa, in barba ai 90 giorni di istruttoria propagandati e poi cancellati dal bando come se nulla fosse. Trascorrono 10 mesi e arrivano i verdetti. Anzi no, è uno scherzo. Siamo a carnevale. Alla faccia dei progetti, delle speranze e delle ansie di chi si sta costruendo il suo futuro, e attende con il cardiopalma quelle graduatorie.
Una umiliazione dopo l’altra verso quei giovani (i tanto citati giovani che contano percentuali di disoccupazione da record) che vogliono lavorare la terra. Per quasi tre giovani su quattro dei temerari che hanno presentato domanda la risposta sarà “riprova sarai più fortunato”. Quando? “Non si sa, ti faremo sapere. Però intanto non compiere 41 anni e non ripresentarti con una partita iva aperta (quella che ti abbiamo costretto noi ad avviare) più di 18 mesi perché in quale caso per noi non sei più giovane”.
“A breve torneremo in piazza – dicono il presidente e il direttore di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu e Luca Saba -. Lo faremo con tanti giovani, il futuro delle nostre campagne che arriveranno a Cagliari simbolicamente (ma ahinoi non troppo) con le valigie in mano pronti per lasciare la Sardegna. Faranno sentire la propria voce ad una Regione che ha calato il silenzio sul primo insediamento e che non risponde al grido di dolore del mondo delle campagne…ne prima, ne durante ne dopo”.
Nella foto i vertici Coldiretti
S.I.