ALGHERO – Decorsi tre mesi dai grandi proclami secondo i quali, attraverso una delibera di giunta, l’agro di Alghero avrebbe potuto superare i gravosi meccanismi del PUC, devesi amaramente constatare che, al contrario, le pedine non si sono mosse di una virgola e alla cittadinanza pare sia stato fatto, invece, scacco matto.
Il 23 marzo 2016, infatti, con la Deliberazione 14/46 “Direttive per l’attuazione degli artt. 57, 58 e 59 delle norme tecniche di attuazione del Piano Paesaggistico Regionale – primo ambito omogeneo nelle aree di bonifica” la Giunta regionale sembrava offrire ad Alghero l’insperata chance di una pianificazione dell’agro slegata dal laborioso PUC. Un atto raccontato dai media e da alcuni dei correlatori come l’uovo di Colombo, la risposta scontata ai mali che da tempo (almeno dal 2006, anno del varo del PPR) attanagliano l’agro di Alghero, ma che, di fatto, ben pochi vantaggi ha apportato al nostro sistema agricolo. Di semplice è rimasta, ahimè, la sola capacità di comunicare un miraggio ai speranzosi produttori dell’agro, senza che alle parole seguissero, doverosamente, i fatti.
Vero è che detto piano di valorizzazione delle aree di bonifica, il quale, dalla succitata deliberazione avrebbe dovuto trovare lo sprone per la propria genesi, appare ancora avvolto da una nebulosa. Ai primi di maggio veniva comunicata l’imminente chiusura del quadro conoscitivo il che, rapportato al mondo delle favole, sarebbe un po’ come trovarsi ancora fermi al “C’era una volta”. E, come in tutte le favole, anche in questa non poteva mancare l’antagonista.
La nostra regina cattiva prende il nome di Maria Pia e, ironia della sorte, la perimetrazione delle aree di Bonifica, così come definito dal comma 2 dell’art. 59 delle Norme tecniche di attuazione del PPR, l’ha voluta proprio all’interno del punto 23, ovvero del “Sistema delle Bonifiche di Alghero-Fertilia”. Quale sorte, dunque, le riserverà il Piano di valorizzazione? Questo interrogativo, ex multis, ci spinge a porre l’attenzione su un aspetto molto importante: se da una parte, infatti, non vi sono (o meglio, non vi sarebbero) grossi dubbi sulle politiche pianificatorie a carico dell’agro algherese, dall’altra è evidente come l’ingombrante presenza dell’area antistante al Maria Pia offra gli spunti per una discussione sicuramente più animata e meno facilmente condivisibile.
A farne le spese anche questa volta, saranno gli abitanti delle aree di bonifica che, pazientemente, dovranno stare alla finestra ad attendere i risultati di un confronto in seno all’amministrazione algherese. Il prezzo da pagare per questo spettacolo sarà notevolmente salato, pari ai milioni di euro riferibili al Piano di Sviluppo Rurale della Sardegna che, transitando nella nostra isola, lascerà nell’agro algherese solamente blande tracce del proprio passaggio.
In buona sostanza, stando così le cose, le conseguenze della mancata pianificazione non si ridurrebbero alla sola perdita di denari pubblici ma si estenderebbero altresì alle mancate opportunità in termini di sviluppo delle realtà agricole algheresi, con un evidente incremento del divario tra queste e le altre direttamente concorrenti. Evidenti anche le ripercussioni sul comparto turistico e sull’indotto in generale.
Sviluppo agricolo, turistico e tutela del territorio naturale si trovano, in questo frangente, legati a filo doppio e accumunati dal gravitare attorno all’area di Maria Pia. Rimane da comprendere, dunque, se la Giunta comunale, in accordo con le strutture regionali, avrà la forza, e prima ancora la volontà, di normare questo delicato compendio dell’area di bonifica o dichiarare l’incapacità di programmazione territoriale sollevando così l’agro da qualunque ulteriore blanda speranza venga oggi ancora riposta nel tanto atteso (e a lungo annunciato) piano di valorizzazione.
Dott. Agronomo Ferdinando Manconi