ALGHERO – Avevamo forse finito gli aggettivi e le figure retoriche per descrivere il rapporto tra Mario Bruno e il Partito Democratico, ma quasi fuori tempo massimo (finalmente) si è fatta chiarezza. Gli algheresi lo chiedevano a gran voce, addirittura è stata fatta una manifestazione #decideteviday, e ieri nell’ennesima riunione stata scritta la parola fine: il matrimonio non s’ha da fare.
“Non ci sono le condizioni per accogliere le nostre proposte programmatiche“, hanno commentato ieri alcuni dirigente del Pd nella sede di via Mazzini. Ma non solo. Infatti negli ultimi giorni la distanza tra l’attuale sindaco e i democratici è aumentata all’indomani della proposta (da alcuni definita “indecente”) di assegnare ad Enrico Daga il ruolo di vice-sindaco facendolo di fatto dimettere da consigliere e inserirlo in giunta. Ciò ha acuito le divergenze, non tanto per la sostanza, ma per la forma. A molti leader, così pare, non è andato giù, questo modo di trattare un tema molto delicato come invece fosse tutto e unicamente legato alle poltrone. Ma il Pd, come detto più volte dal capogruppo Mimmo Pirisi e dallo stesso Daga, non era interessato ai posti, “ma questi dovevano unicamente essere un tramite per realizzare qualcosa di positivo per Alghero in determinati settori per cui vi erano delle persone pronte a dare il proprio contributo”. Ma niente “mercato delle vacche”.
Ed è così che ieri, come detto, dopo una sequela quasi infinita di incontri, riunioni, direzioni, segreterie, è stata fatta sintesi. A prendere atto della decisione del Pd di Alghero il segretario provinciale Cordedda e il leader e dirigente storico Borghetto. Dopo aver ascoltato la relazione del segretario Salis sono stati uditi i rappresentanti dei dem catalani che in maniera univoca hanno ribadito “l’impossibilità di definire un accordo con Bruno, questo non prima di aver comunque provato a tracciare un percorso comune su solide basi programmatiche“. Ma niente. Del resto, come diciamo da tempo, soprattutto rispetto a determinati atteggiamenti e scelte dell’amministrazione (tavolini, Meta, ex-caserma dei carabinieri, idee sul Puc, comunicazione, turismo, gestione del consiglio, etc) le distanze erano e restano siderali.
A questo punto, anche se ancora manca l’ufficialità e l’ultima parola, il Pd, coi suoi consiglieri Pirisi e Daga e più in generale col suo “brand” oltre le mura, resterà all’opposizione del sindaco Bruno il quale pare aver incassato, invece, il rientro di parte dell’Udc. Non tutto. Infatti se Loi e la Marino paiono seguire le indicazione del leader locale Antonello Usai, che forse potrebbe addirittura entrare in giunta, la Pulina invece resta critica e ribadisce che “rispetto alle motivazioni che ci avevano spinto ad uscire dalla maggioranza, niente è cambiato” dunque, a parte gli annunci, resta inspiegabile un rientro dello Scudo Crociato in maggioranza. Giovedi ci sarà il primo consiglio post-trattativa e da quel momento potrebbe iniziare un nuovo percorso per Bruno e la sua maggioranza. Difficile, molto difficile, che sia meno irto di ostacoli di quello compiuto fino ad oggi.
Nella foto l’incontro di ieri alla presenza dei leader Borghetto, Cordedda e Salis
S.I.