CAGLIARI – Sono mature, pronte ad arrivare nei banchi per essere vendute, dopo mesi di lavoro, ma marciranno nei campi. E’ la fine delle angurie bucate dalle cornacchie che stanno devastando i campi degli agricoltori di Alghero, Valledoria, Sorso e tutto il territorio circostante.
Ore ed ore di lavoro e sacrificio buttati al vento proprio nel momento in cui doveva essere ripagato dalle vendite. Stesso destino per tantissime coltivazioni di meloni. Ma i volatili stanno prendendo di mira anche le vigne. Perdite incalcolabili che si aggiungono alle calamità naturali che quest’anno si sono materializzate in questi stessi territorio nelle vesti del vento salino che ha bruciato le coltivazioni ed in particolare i vigneti, in autunno era stata la volta del tornado e della grandine.
I settori agricoli sono tutti sotto attacco anche da altri selvatici, fra tutti i cinghiali che ogni anno scorrazzano e devastano le colture. “C’è tanta rabbia tra gli agricoltori che proprio nel momento del raccolto assistono impotenti alle razzie delle cornacchie che buttano al vento investimenti e lavoro. Non si sono neppure programmati gli abbattimenti selettivi che dove sperimentati qualche risultato l’hanno dato” denuncia Coldiretti Nord Sardegna per bocca del direttore Ermanno Mazzetti.
“Non si può continuare a tergiversare e assistere passivi agli assalti dei selvatici che ormai sono fuori controllo – evidenzia Battista Cualbu, presidente Coldiretti Nord Sardegna -. Occorre prendere delle decisioni immediate e strutturali che diano risposte concrete. Chi risarcisce le imprese agricole di queste perdite? Come possono programmare e sottoscrivere accordi con i fornitori? Come possono essere competitivi? E’ un problema serio che riguarda tutti i settori agricoli e tutto il territorio sardo. Oggi sono le cornacchie che stanno tormentando e danneggiando le aziende in diversi territorio, dal nord al sud Sardegna, domani saranno i cinghiali, da altre parti i cervi, oppure i cormorani e altri selvatici”.
Nella foto alcune delle angurie distrutte
S.I.