ALGHERO – Tra le varie contingenze che devono affrontare coloro che governano, acuite dal difficile periodo che stiamo vivendo, non bisogna però tralasciare quelle questioni che, seppur intricate e che si trascinano da tempo, possono contribuire a garantire ciò a cui tutti aspirano: sviluppo, crescita e occupazione. Ancora di più quando tali situazioni non necessitano di nuovi consistenti interventi, se non la riqualificazione dell’esistente e la messa a norma.
Basta poco, che c’è vò, direbbe qualcuno. Ed invece, ad esempio, il “molo di sopraflutto” del Porto di Alghero pur esistendo da decenni è, ancora oggi, improduttivo. In totale una lingua di cemento di circa 800 metri che non vede ormeggiata neanche una zattera. Eppure, come è stato detto più volte, se messo a regime, potrebbe ospitare un numero considerevole di imbarcazioni di grossa portata (anche fino a 150 metri visto il fondale di 5,50 metri). Invece, siccome sussisterebbero da tempo immemore dei lavori, la Regione, quando vengono avanzate delle richieste di concessione e produttività, nega tale possibilità indicando proprio la presenza di lavori, quando è più facile trovare l’acqua nel deserto che vedere operai e mezzi in azioni in quel tratto di porto.
Il Consorzio del Porto di Alghero, presieduto da Giancarlo Piras, come altri privati, ha più volte inoltrato una proposta gestionale ma, come detto, ad oggi, non c’è stata nessuna possibilità. Con Piras, attraverso un intervista video, si è parlato di questo, ma non solo. Anche della stagione entrante e pure dell’altra importante questione ovvero i riflessi della Direttiva Bolkestein che, oltre i balneari, ovviamente, tocca da vicino anche i concessionari portuali. Tutto questo in vista anche di diverse iniziative che il Consorzio del Porto ha in programma nei prossimi mesi.