ALGHERO – Quale accoglienza? La domanda sorge spontanea nel momento in cui si assiste a scene come quelle che si vedono in diverse città. Il fiume di persone che ha invaso l’Italia, a partire proprio dalle maggiori isole, questa estate, ha dato vita anche a situazioni che poco o niente hanno a che fare con la così detta “accoglienza”, nell’eccezione positiva del termine, ovviamente.
Spesso ci troviamo davanti a situazioni che sommano disperazione a povertà. E’ ovvio che, ad esempio, la Sardegna non sia per fortuna un luogo teatro di guerra, ma non attraversa certo la condizione migliore per potere garantire un presente di benessere agli immigrati, profughi o clandestini che siano. Ma invece, visto quanto è successo in Nord-Africa, con una continua guerra fratricida, non si è potuto mettere un’argine al flusso di persone arrivate nelle coste del sud della Sardegna e poi suddivise delle varie zone dell’Isola. Qui le cooperative registrate e riconosciute si sono attivate con le prefetture e i sindaci dei territori per poter individuare gli spazi disponibili e ospitare gli immigrati garantendogli quanto previsto dagli accordi europei in materia di accoglienza riguardante la gente che scappa dalla guerre.
Ma subito si sono create condizioni piuttosto indegne, sia per gli indigeni che per gli immigrati: bivacchi tra le vie del centro, disperati in cerca di cibo e alloggio, richieste sempre più pressanti alle organizzazioni e comuni fino alla più drammatica delle esperienze che vede queste persone vagare in giro per le città facendo l’elemosina. Alghero non è esente da questo triste fenomeno. Un chiaro effetto collaterale, riflettente anche la sempre più diffusa demagogia su tali tematiche, dell’impossibilità di accogliere un’enorme massa di gente disperata. Non solo. Come accaduto a Cagliari, Palmadula, Valledoria e altri centri, questi cittadini africani hanno più volte ribadito la volontà di non volere stare in Italia e tanto meno in Sardegna. Le loro mete sono note a tutti: i paesi del Nord-Europa. Ma non perchè queste persone siano particolarmente amanti del freddo e delle tradizioni mittleuruopee, esclusivamente perchè nel Settentrione del Vecchio Continente si vive meglio.
In quei Paesi c’è uno stato sociale, o se vogliamo “welfare”, che permette a tali disperati di poter integrarsi e poi, soprattutto, di ottenere un lavoro e in questo modo entrare a far parte a pieno titolo delle comunità ospitanti. Non da emarginati, però, come accade in Sardegna, e Alghero ne è un esempio, ma da persone normali come le altre. Vedere agli angoli delle strade sempre più persone di colore che fanno l’elemosina è solo una sconfitta per tutti, in primis della politica. Soprattutto quella che sbandiera certi valori salvo poi scaricare tutti i problemi sui cittadini. Anche perchè, questo è il modo migliore per rendere tutti più poveri.
Nella foto un mendicante nel centro di Alghero
Stefano Idili
Intervista “on the road” dell’ex-rappresentante politico e imprenditore Tonino Alfonso ad un cittadino africano che, da giorni, fa l’elemosina in via XX Settemre ad Alghero