ALGHERO – “A circa 100 giorni dalle elezioni comunali, è opportuno riflettere sui nuovi equilibri politici algheresi. Valutare l’operato della nuova amministrazione è difficile, soprattutto perché, come le precedenti, si è insediata nel pieno della stagione estiva. Critiche o agiografie sono poco credibili, viziate tutte da una partigianeria evidente. I cittadini sanno riconoscere queste dinamiche e valutano di conseguenza.
Da questo punto di vista, non sono mancati simili atteggiamenti: ad esempio, qualcuno dall’attuale opposizione ha scoperto i cumuli di posidonia appena due giorni dopo le elezioni, o ha pensato di dar battaglia per la residenza di un assessore. Dall’altra parte, la maggioranza ha risposto con assessori esaltati per il taglio dell’erba a un incrocio o per l’avvio di lavori già programmati. Questi atteggiamenti alimentano quel teatrino della politica che ha stancato tutti.
Quello che è mancato, invece, è una vera e propria analisi del voto, forse complice l’assenza di un talk cittadino, forse perché era comodo per tutti dimenticare o far dimenticare, tanto per il centrodestra quanto per il centrosinistra. Eppure quest’analisi è essenziale per capire le ragioni della vittoria di una coalizione e della sconfitta dell’altra. Ignorare questa riflessione è miope, specie in prospettiva.
Dico la mia nella speranza di alimentare un dibattito che non c’è stato e che penso non possa che far bene. Lo dico sia per il centrodestra che per il centrosinistra. I cambiamenti recenti richiedono una riflessione critica. Credo sia fondamentale discutere apertamente per evitare che gli errori si ripetano. L’elemento imprescindibile, soprattutto per il centrodestra, appare comunque sin da subito il “rinnovamento”, soprattutto nei metodi.
La ragione della sconfitta del centrodestra è sorprendentemente semplice: aritmetica pura. Il consenso dato dai cittadini alle liste civiche “Noi Riformiamo Alghero” e “Alghero Al Centro” ha deciso l’esito delle elezioni. Il centrodestra ha commesso un errore grave nel sottovalutare l’importanza del voto moderato e civico, che cinque anni prima gli aveva garantito la vittoria. Qualcuno si è dimenticato che si vince aggregando e rispettando sensibilità e dignità di tutti, come avvenuto nella precedente esperienza amministrativa, e non disgregando. Aggregare significa mettere insieme i partiti tradizionali (palesemente incapaci di vincere da soli) con forze civiche e autonomiste, nella forma più ampia possibile, senza affidare le speranze di vittoria a fideistiche adesioni a leadership salvifiche che poi si rivelano fallimentari.
Il centrosinistra, al contrario, ha avuto l’intelligenza di aprirsi a queste forze, riuscendo così a costruire una coalizione più ampia. Se dimentica questa intuizione, vanificherà il risultato. Aggregare forze locali, ampiamente rappresentative di fasce di cittadini determinanti per vincere, significa però che i partiti tradizionali più ideologizzati e radicali non possono, una volta vinto, far finta di essere i soli a guidare orientamenti e scelte con atteggiamenti egemoni, pena la disgregazione della coalizione.
Uno dei principali responsabili della sconfitta del centrodestra è stato chi lo ha guidato (in solitudine e verso la sconfitta, mi viene da dire). La convinzione di avere la vittoria in tasca, basata sul ricordo di una presunta e ostentata superiorità personale, che ha convinto anche gran parte degli alleati, ha portato a commettere errori imperdonabili, come pensare non servissero più gli alleati civici, portando avanti una campagna di attacchi all’amministrazione uscente, e quindi agli stessi silenziosi partiti della ex maggioranza, fingendo di non averne fatto parte sino alla fine. Questa strategia, fatta di arroganza e falsità, non ha funzionato. I cittadini si aspettano correttezza e lavoro di squadra, valori che sono mancati. A questa strategia si sono sottratte, per dignità e orgoglio, le forze civiche e centriste, decidendo di sostenere Cacciotto. Sostenendo quella coalizione che, paradossalmente, dava più garanzie di continuità rispetto all’altra. Hanno preferito quella che appare una difficile ma coerente anomalia democratica a un’umiliante sottomissione all’uomo solo al comando. Come dargli torto, devo ammettere che avrei fatto lo stesso.
Dall’altra parte, senza l’adesione delle liste civiche, il centrosinistra avrebbe perso. Questo dato sembra già dimenticato da alcuni vincitori, spero non dal sindaco. Negare il ruolo determinante di queste liste nella vittoria significherebbe avviarsi verso il declino dell’amministrazione. Il significato dell’adesione delle due liste sta proprio nella volontà di affermare l’orgoglio e il valore delle cose fatte negli ultimi cinque anni di amministrazione e, inoltre, di voler rivendicare la peculiarità dell’esperienza locale rispetto alle stringenti logiche di appartenenza che i rigidi schieramenti dei partiti nazionali prevedono.
È comprensibile ma insensato che i partiti storici e l’ala più a sinistra vogliano marcare una discontinuità con la precedente amministrazione, come già fatto da Tedde per motivi di azzardo politico. Tuttavia, adottare questa strategia porterebbe allo stesso risultato: la sconfitta. Se non si riconosce il contributo e la centralità delle liste civiche, si rischia di precipitare la città in una nuova crisi politica.
La responsabilità di evitare questo scenario ricade anche sul sindaco, che, se vorrà veramente provare ad affrontare le sfide che Alghero deve affrontare, dovrà chiarire ai partiti tradizionali di sinistra che l’amministrazione della città deve essere gestita con pragmatismo e fuori dagli schemi nazionali, riconoscendo il valore e la necessità imprescindibile delle forze civiche. Queste rappresentano l’elemento originale che ha reso possibile la vittoria e oggi pretendono pari dignità e rispetto. Il sindaco dovrebbe porre un freno, sin da subito, a chi volesse imporre e rappresentare una discontinuità imprudente con il recente passato, considerando che nella coalizione ci sono figure autorevoli ed essenziali dell’amministrazione precedente senza le quali non esisterebbe l’attuale maggioranza.
La politica è precaria e ogni risultato va riconquistato giorno per giorno. Cinque anni sono lunghi e nulla deve essere dato per scontato. Chi ha ritenuto che alcune forze politiche fossero acriticamente collocate nel proprio campo, o peggio ha pensato lo fossero i loro elettori, ha perso sonoramente e oggi si lecca le ferite per il clamoroso errore di valutazione.
Una considerazione va però rivolta anche alle forze civiche che, pur potendo guidare un rinnovamento di idee e del modo di fare politica, anche nel centrodestra, troppo spesso si limitano a esistere come tali nella sola fase elettorale per assumere immediatamente dopo la forma esclusiva di gruppi consiliari, perdendo via via quella originalità che li aveva distinti nella fase precedente. O avranno, in tempi molto rapidi, la capacità di assumere una consistenza politica che faccia avere loro autorevolezza e anche proiezione sovracomunale, che coinvolga anche chi non è direttamente presente nelle istituzioni, o saranno inevitabilmente depotenziati e fagocitati dalle logiche di schieramento e di gestione del quotidiano, perdendo quel valore aggiunto rappresentato dalla capacità di interpretare in modo originale le sensibilità presenti nell’elettorato di riferimento, evidentemente poco interessato alle logiche della contrapposizione, spesso fine a se stessa, e interessato invece alla realizzazione più pragmatica delle “cose da fare” nell’interesse di tutti.
Insomma, dopo la breve fase elettorale, adesso viene il difficile, per tutti”.
Mario Conoci, ex sindaco di Alghero