CAGLIARI – Quasi quaranta anni fa, un corpulento e panciuto gesuita, padre Egidio Guidubaldi, guidava un gruppetto di ragazzini tra il volenteroso e il goliardico, a scavalcare la cancellata di recinzione che separava l’Anfiteatro Romano dalla sua città. Lo ricorda il parlamentare dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu, che aggiunge: “Con quel gesto di provocazione, antesignano e straordinario anche in virtù della “tonaca trasgressiva” che lo proponeva, Egidio Guidubaldi, attivissimo nel mondo culturale cagliaritano di allora, voleva denunciare lo sconcio “aliga e merdonas” di un sito sequestrato e abbandonato, un vero e proprio oltraggio al fascino e alla storia dell’Anfiteatro nella cultura di aggregazione della città di Cagliari.”
“Da allora, sono passati quarant’anni – continua il deputato cagliaritano- Guidubaldi non c’è più, ma forse sarebbe ancora una volta necessaria la sua arte della provocazione per scavalcare idealmente una cancellata con lucchetto chiuso che separa fisicamente l’Anfiteatro dal resto del mondo, sottraendolo alla fruizione della città di Cagliari. Un altro gioiello dimenticato dall’insipienza e dall’inadeguatezza di questa amministrazione a cui manca qualsiasi visione dell’identità e dello sviluppo strategico della citta”. E chiude Vargiu: “Dopo quarant’anni -conclude Vargiu- all’Anfiteatro sembra tutto tristemente pietrificato come in un infernale sortilegio: manca solo padre Guidubaldi, ma la cancellata chiusa, l’immondezza e i topi sono ancora lì!”.
Nella doppia foto l’Anfiteatro pochi anni fa e oggi
S.I.