CAGLIARI – “Tagli di lavoratori in Sardegna per assumere a Bologna! A due anni dalla mia denuncia scatta l’operazione cancella Sardegna adesso anche i sindacati si accorgono di quello che era chiaro da due anni, la Bper sposterà tutto in Emilia Romagna e la Sardegna servirà solo per fare cassa! Non basterà un tiro a canestro per cancellare l’ennesimo atto coloniale di quello che fu il banco di Sardegna trasformato nella banca dell’Emilia Romagna”. Cosi il leader regionale ed ex-deputato Mauro Pili riguardo quello che potrebbe essere un altro durissimo colpo all’economia della Sardegna e nello specifico al problema più grave ovvero il lavoro.
“L’operazione di cancellare il radicamento dell’istituto di credito nell’isola avevo messo nero su bianco già a gennaio del 2017, oggi i sindacati denunciano 600 esuberi in Sardegna, peccato che lo avessi denunciato tre anni fa con dati alla mano e con qualche dirigente sindacale che aveva tacciato la mia denuncia di allarmismo peccato che quella mia denuncia si sta purtroppo manifestando non solo nella sua devastante azione demolitrice della banca ma anche per quanto riguarda il personale.”
“Il Piano industriale del gruppo Bper è chiaro: sono 600 i lavoratori sardi del Banco di Sardegna in prepensionamento. Altri 190 considerati in esubero e rimangono da coprire 410 posti di lavoro”, ancora per Pili “il Gruppo Bper per risolvere il problema degli esuberi di Bologna ha deciso di trasferire lavorazioni dalla Sardegna e dal Mezzogiorno, lasciandosi le mani libere per le assunzioni nella provincia di Modena, penalizzando la Sardegna di 350 posti di lavoro che sarebbero potuti essere destinati a giovani sardi”.
E sul fondato allarme intervengono pure i sindacati. Secondo Fabi, First-Cisl Fisac-Cgil, UIlca e uniSin sono 600 i lavoratori sardi del Banco di Sardegna in prepensionamento. Altri 190 sono considerati in esubero e rimangono da coprire 410 posti di lavoro. Le segreterie regionali e i coordinamenti aziendali esprimono forte disappunto in particolare “per le delibere che prevedono lo spostamento di lavorazioni dalla Sardegna verso la Penisola”. Per chiudere. “È inaccettabile – osservano – che intere lavorazioni vengano inopinatamente spostate da zone depresse del Paese, già di per se povere di opportunità occupazionali, a vantaggio di territori fra i più ricchi di Italia”.
S.I.