CAGLIARI – Italia Attiva Sardegna rompe gli indugi e parte all’attacco contro una gestione dell’immigrazione che la direzione regionale del partito non esita a definire totalmente fuori controllo: «È un business spregiudicato dove i migranti sono trattati alla stregua di “merce umana”, una deportazione di massa voluta dalla speculazione di pochi furbi che rischia di produrre conseguenze drammatiche per tutti». La dura presa di posizione arriva dal coordinatore Tore Piana, che propone alcuni punti chiave per uscire dal pantano: «Occorre fermare immediatamente i nuovi arrivi e stabilire quote massime ben definite all’inizio di ogni anno». Il vero punto critico, secondo il responsabile regionale è da imputare alle lungaggini burocratiche dei tempi di accoglienza anche per i non aventi diritto, «tempistiche ovviamente causate da chi sfrutta la situazione per lucro, e che consentono di ospitare per dodici o quindici mesi soggetti che alla fine si rivelano semplici clandestini».
Secondo i dati in possesso di Italia Attiva, i clandestini in Sardegna corrispondono al 57 per cento del totale tra i richiedenti asilo, ma godono tutti, anche per lunghi periodi, dei vantaggi del sistema con tanto di vitto e alloggio sicuri, un costo medio di 35 euro al giorno per persona che, con l’aggiunta di extra, può lievitare fino a 70. «Mentre nessuno pensa ai cittadini italiani indigenti e senza casa – afferma Piana – in un momento in cui in flussi di emigrazione stanno superando quelli di immigrazione».
Pertanto Ias propone di riconoscere gli stessi diritti e le stesse opportunità in via prioritaria al cittadino italiano che si trovi in stato di bisogno o di disoccupazione. Secondo il coordinatore regionale, la fuga dei giovani dalla Sardegna è la certificazione di un fallimento politico e sociale: «È una silenziosa ma clamorosa forma di protesta. Continuare a ignorarla non è un errore ma un suicidio». I vertici di Italia Attiva, che hanno stilato un documento di dieci pagine dopo un’approfondita analisi del fenomeno, propongono un tetto massimo di sette giorni per l’accertamento del possesso dei requisiti di rifugiato, e l’espulsione immediata per i non aventi diritto. Il prospetto di intervento si estende sui costi relativi all’espulsione: la proposta è quella di rimpatri collettivi mediante mezzi navali. Attualmente, per ogni cittadino straniero rimpatriato, lo Stato italiano paga cinque biglietti aerei, quello dell’interessato e quelli di andata e ritorno per i due agenti di scorta.
Occorre considerare che il flusso dei migranti è andato crescendo di anno in anno, e proporzionalmente sono lievitate le denunce nei confronti di stranieri: dal 2000 al 2011 sono aumentate del 340 per cento. «Questo perché mancano piani di reinserimento/integrazione, di apprendimento della lingua italiana, delle leggi e delle tradizioni locali – dice Piana – i migranti sono trattati anche in questo caso come merce: una volta nei centri di accoglienza si ritrovano nullafacenti ed emarginati, e non resta loro che andare a mendicare all’uscita dei supermercati o ai semafori o, ancor peggio, la strada dell’illegalità». La proposta è quella di predisporre seri piani di inserimento che permettano di garantire ai rifugiati una reale integrazione, contro «un sistema di accoglienza spregiudicato e speculativo che, facendo leva sullo spettro del razzismo e della xenofobia, rischia invece di provocare una situazione esplosiva». Da gennaio partiranno petizioni di firme per coinvolgere i cittadini a esprimere il proprio parere e campagne di sensibilizzazione sul tema.
Nella foto un incontro di Italia Attiva con Tore Piana
S.I.