“Campo boe, Fratelli d’Italia Alghero: minaccia a diportismo e economia”

ALGHERO – Il progetto di posizionamento di oltre 200 boe dislocate entro e fuori i confini dell’AMP, illustrato in un incontro pubblico martedì 17 settembre, appare come una evidente minaccia al diportismo e all’economia locale.

Le boe consentiranno a un numero limitatissimo di diportisti di poter fruire di quelle aree. Per farlo occorrerà peraltro pagare. Si parla di un costo di 3€ per metro di lunghezza della barca. Una barca di appena 10 metri che volesse sostare una giornata o anche solo poche ore, dovrebbe pagare la bellezza di 30€.

Il costo, insieme alla limitata disponibilità di spazi e al ridimensionamento delle aree dove sarà possibile ancorare, produrrà un drastico calo della nautica da diporto, a causa delle evidenti e prevedibili limitazioni alla facoltà di chi possiede o noleggia una barca di poter ancorare e con un danno economico per concessionari, meccanici e commercianti collegati al settore. Il porto di Alghero ospita oggi tra 2.000 e 2.500 tra natanti e imbarcazioni da diporto e grazie ad esso prosperaun’economia che va sostenuta, non certamente ostacolata.

Tre campi boe, inoltre, rispettivamente nella Cala dell’Olandese, al Lazzaretto e al “Rosso”, che insistono all’esterno dell’Amp, sono tra le aree più frequentate dai diportisti e la realizzazione dei campi boe sottrarrà loro tutti quegli spazi di mare utilizzati liberamente da decenni.

Al danno si unirebbe la beffa: nei campi boe sarà infatti anche vietata la balneazione.

Chi utilizza le boe non potrà neanche fare il bagno.

È evidente che chi ha ideato, deliberato e attivato le procedure per realizzare questi campi boe non abbia valutato con la dovuta attenzione tutte le conseguenze, tutti gli effetti collaterali negativi di una scelta come questa.

Quali saranno le conseguenze di questa scelta le si potranno valutare, purtroppo, solo a posteriori quando le limitazioni incideranno oltre che sulla libera fruizione del mare anche sulle scelte dei diportisti di continuare a tenere una barca, sull’economia cittadina.

Ci ritroviamo ora in una situazione simile a quella affrontata a inizio 2000, quando la prima versione del Decreto Ministeriale, che poi avrebbe istituito l’Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana, prevedeva il generalizzato divieto di navigazione a motore esteso a tutta l’area protetta.

Un lungo e faticoso lavoro di mediazione, fatto coinvolgendo tutti i principali attori, riuscì allora a far prevalere il buon senso e a combattere una visione decisamente radicale secondo la quale la tutela dell’ambiente si sarebbe dovuta affermare a discapito della presenza dell’uomo e delle sue attività: nautica e pesca in primo luogo. Oggi dobbiamo difendere lo stesso principio di buon senso”.

Fratelli d’Italia Alghero, Il Direttivo