Cap d’Any tra palco e realtà

ALGHERO – Una cosa è certa: questo capodanno ha dimostrato che qualsiasi nome venga portato, il lembo di terra davanti al palco si riempie. Sempre e comunque. In totale, dallo stage fino alla Torre di San Giacomo o anche fino al sito dove vengono noleggiate le carrozze coi cavalli, possono starci al massimo 4/5mila persone. Al giorno d’oggi, comunque, un numero importante di persone. Infatti oggi, visto anche il mese di dicembre, con un tempo quasi primaverile, che però ha visto la città non certo affollata, non è facile richiamare le folle. Questo per diversi motivi. In primis la crisi del territorio, il taglio dei voli e soprattutto la sempre più diffusa concorrenza di altre mete, regionali e oltre, che fanno dirottare le scelte dei villeggianti in altri luoghi.

Sembrano trascorsi secoli, invece sono passati solo 10/15 anni, da quando Alghero riusciva a convogliare per la fine dell’anno quasi tutto il turismo regionale riuscendo anche a portare visitatori da oltre Tirreno e poi, grazie ai voli Ryanair, anche dall’estero. Oggi pare di vivere un’altra epoca. E forse è così. Ma, a parte il trascorrere del tempo che, come detto, è piuttosto esiguo rispetto a quando la Riviera del Corallo, richiamava anche 20/30mila in certi anni anche 50mila persone solo per la notte di San Silvestro. “Il Cap D’Any, invece, ha richiamato ad Alghero almeno 50.000 persone, secondo dati della questura di Sassari. L’Azienda di soggiorno, che puntava molto su questa manifestazione promossa anche con un contributo regionale, ha affidato la serata a gli Urban Sax con lo spettacolo “Girats per una nit” e a Umberto Smaila e la sua band” [Leggi]. Cosi scriveva l’agenzia di stampa Agi sull’evento nel centro catalano nell’anno 2005. Dunque non in un’altra era, ma solo 10 anni fa. Inoltre si si ricorda il grande pubblico per i Negrita, Giuliano Palma and the Bluebeaters e soprattutto quello che avviò quel percorso virtuoso, poi smarrito, che era quello del 2001 quando Alghero fu la prima a battezzare l’esperimento (pienamente riuscito e poi imitato da altre città) del “capodanno diffuso”.

“Cap D’Any è dedicato al ricordo e alla memoria addirittura di un imperatore, Carlo Quinto, sul cui regno non tramontava mai il sole. Ad animare le strade, oggi sarà il gruppo inglese di teatro di strada Emergency. Alle 21,30 sul palco del porto si parte con il blues dei Red Wagon, per fare posto alla nuova world music (alle 22,30) di Nuove Tribù Zulù. A ruota fuochi d’artificio e la musica latina dell’orchestra afrocubana Mambomania. In contemporanea sul palco di piazza Sulis la musica migrante dei napoletani Almamegretta”. Correva l’anno 2001 e Alghero offrì una serie di spettacoli differenti, per diversi pubblici, ma tutti ampiamente apprezzati e con dei costi che, a parte le sfavillanti luminarie e fuochi d’artificio, erano piuttosto contenuti.

Oramai lo stucchevole tifo che riguarda diverse temi, tra cui oramai gli esiti del capodanno, qualificano una città che, almeno su questi aspetti sociali, pare diventata un grande paesotto. Sui social capita sempre più spesso di assistere a scontri, velenosi e anche oltre l’insulto, tra le diverse fazioni come un infinito di derby accecati dal fanatismo si perde di vista l’oggettività delle cose che narra, almeno riguardo l’argomento in esame, una serie di eventi di fine anno che era stata pensata e messa in atto per provare a richiamare flussi turistici legati anche ai collegamenti Ryanair. Un mese di eventi nato già 15 anni fa che stava iniziando a dare i suoi frutti. Ad un tratto, come un controproducente salto indietro, tutto è stato riportato al toto-nome del 31 notte. Una selva di persone che non fanno altro che riabbassare tutto ad una sfida continua tra partigianerie e spesso, invece di placare gli animi, ad alimentare il fuoco sono propri i rappresentanti politici.

Al netto della qualità dell’ospite di quest’anno che, dal punto di vista musicale e anche di carriera vale abbastanza poco, proponendo una scaletta di brani non suoi e facendo uno spettacolo basato su successi di altri come un juke-box, l’opposto dei dj/prodotturi e dei cantanti e bands, la verità dei fatti sta in alcuni quesiti che ad oggi non hanno (ancora) risposte: le categorie produttive sono soddisfatte di questo capodanno? Alghero ha recuperato i quasi 150mila euro spesi per l’intero mese (cifra che comprenderebbe anche i contributi regionali, di altri enti e la quota di iva)? Questa cifra è servita per implementare la promozione della Riviera del Corallo? C’è stata una solida ricaduta economica che a fronte della notevole cifra spesa? Le barche in Piazza Civica, gli appuntamenti al mercato e piazza Pino Piras e la “discoteca” all’aperto del capodanno hanno permesso alle attività di aumentare il giro d’affari? Le strutture ricettive hanno aumentato, rispetto agli altri anni, numero e durata delle presenze? A queste domande dovrebbero rispondere le associazioni di categoria, consorzi e varie rappresentanze. Per adesso, stando ai numeri ufficiali degli organismi di polizia, in dieci anni, solo per il capodanno, si sono persi circa 30/40mila persone. Scommessa vinta? Non si direbbe.

Nella foto (di Andrea Manca) il capodanno 2013 con ospiti sul palco i Negrita

S.I.