SASSARI – Era il 1972 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì la Giornata mondiale dell’Ambiente. Dal 5 giugno 1974, la massima Organizzazione internazionale, nata qualche settimana dopo la fine della seconda guerra mondiale e che riunisce 193 Paesi, celebra ogni anno l’evento con lo slogan “ Una sola Terra”. Per tanti di quei Paesi, e per l’Italia, sono gli anni del secondo boom economico, sino ad allora la popolazione era cresciuta a ritmi vertiginosi con tassi di natalità mai sperimentati prima. Cresceva l’economia, nelle città si sviluppavano le immense periferie urbane e in tutte le famiglie operaie aveva fatto il suo ingresso la Fiat 600. Il nostro Paese inizia la trasformazione da Paese agricolo a Paese industriale. Erano gli anni dei governi Andreotti, Rumor, Moro, che favorivano per la prima volta la ridistribuzione della ricchezza, l’aumento dei salari e faceva capolino per la prima volta un nuovo termine: Welfare State, lo stato sociale. Non solo l’Italia, tutto il mondo ha sete di materie prime, è necessario soddisfare la sempre maggiore richiesta di beni di consumo e cosi il petrolio diventa l’oro nero, che alimenta industrie e centrali elettriche. Nascono le centrali atomiche. Ma nasce soprattutto una nuova categoria sociologica: il consumatore. E’ necessario soddisfare sempre e comunque le sue richieste. Si aprono mercati mondiali, Navi, aerei e Tir trasportano milioni di tonnellate di beni di consumo. Si scava nelle viscere della terra per cercare nuove fonti energetiche. Insomma un piccolo ed insignificante pianeta, cosi come ne esistono miliardi nell’immenso spazio cosmico, che già da qualche secolo per la scienza non è più al centro dell’Universo, diventa una grande ed immensa mammella che deve soddisfare i bisogni quotidiani dei suoi abitanti. Ma sino a quando tutto questo? Sino a quando noi, i nostri figli, i nostri nipoti potremo godere della bellezza dei panorami, dell’aria che respiriamo e della centinaia di migliaia di piante delle foreste, dei mari e dei laghi, delle albe e dei tramonti, di tutte le forme di vita animale e vegetale, dei colori di un arcobaleno, che questo piccolissimo pianeta, forse unico, ancora e nonostante tutto ci dona? Onestamente non lo so. Ma se, ormai cinquant’anni fa, l’Onu ha posto al centro della sua agenda politica l’Ambiente, significa che già allora voleva lanciare un allarme. Oggi tutti noi, come cittadini, nel nostro microcosmo dovremmo recepire quella preoccupazione. Possiamo farlo modificando i nostri comportamenti a “costo zero”. Consumare meno prodotti inquinanti, osservare con scrupolo le regole per differenziare i rifiuti, evitare di abbandonarli per le strade, riutilizzare i tanti oggetti che abbiamo nelle nostre case e che pensiamo non essere più utili. Evitare di gettare i pasti, 60 kg pro capite all’anno, che prepariamo in quantità eccessive e non consumiamo. Usare mezzi di trasporto meno inquinanti. Conferire con cura i rifiuti plastici ed il vetro, che sono una grande risorsa anche economica. Sono piccoli suggerimenti e non sono i soli, che non ci costano assolutamente nulla. Ma se abbiamo dei dubbi su come ci si deve comportare per rispettare l’ambiente basta chiedere ai nostri nipoti, quelli più piccoli che frequentano la scuola primaria. Loro sanno come rispettare l’unica Terra che abbiamo, non è solo la nostra è soprattutto la loro. Ascoltiamoli.
Antonello Sassu, assessore del Comune di Sassari all’Ambiente e Verde pubblico