Giornata storica per il Parco di Porto Conte, al via i lavori per la fruizione della Grotta Verde | video e foto

ALGHERO – Una giornata storica per il nostro EcoMuseo e per il Comune di Alghero, con la consegna dei “Lavori di completamento delle opere infrastrutturali finalizzate alla conservazione, valorizzazione e fruizione della grotta verde”. Firma a Casa Gioiosa e sovralluogo all’ingresso del sito

Questa mattina nella sede dell’Azienda speciale Parco di Porto Conte si è proceduto con la firma per la consegna dei lavori, alla presenza del Sindaco di Alghero Mario Conoci, dell’Assessore al Turismo Alessandro Cocco, del Presidente della Commissione Ambiente Christian Mulas, del Presidente del Parco Raimondo Tilloca e del Direttore Mariano Mariani, dei tecnici del Parco Dott. Pala e Dott. Sinis e dei titolari delle imprese che realizzeranno i lavori – Simec e ditta Sini – oltre ai rappresentanti dello studio di progettazione Tecnolav.

Un intervento, avviato grazie ad un finanziamento complessivo di 850mila euro, per un importo contrattuale di 502mila euro, finalizzato alla conservazione e valorizzazione della Grotta Verde che si articolerà – per la durata di un anno – in tre fasi operative: la prima fino a metà ottobre, alla quale seguirà un periodo di fermo per tutelare l’avifauna per poi riprendere dal mese di Maggio 2024, con la sistemazione delle passerelle e delle strutture per la corretta fruizione del sito.

Si tratta di un percorso volto a coniugare la tutela ambientale con la creazione di nuove occasioni di sviluppo, con l’introduzione nel nostro EcoMuseo di un nuovo sito dall’inestimabile valore naturalistico e archeologico. Conosciuta anche come Grotta di S. Erasmo, la Grotta ha un altissimo valore speleo-archeologico e conserva nei suoi profondi laghi gli ambienti più spettacolari. Qui, l’acqua ricopre spazi un tempo vissuti dall’uomo, come testimoniato dai graffiti rinvenuti. Dopo la firma, i partecipanti hanno effettuato un breve sopralluogo nell’area di accesso alla Grotta.

“Non penso di esagerare se qualifico come storica la giornata di oggi – ha commentato il Presidente Raimondo Tilloca, insieme al Cda, ed ha continuato ricordando “l’importanza strategica che avrà la Grotta Verde per l’offerta culturale, ambientale e turistica, e dunque economica, del Parco, di Alghero e dunque dell’intero territorio, una volta ultimata, sarà una grande passo avanti per tutti e questo lo apprendiamo anche dalla grande soddisfazione anche delle imprese incaricate che non vedono l’ora di partire e che ritengono una bella sfida la fruizione della Grotta Verde”.

Le parole dell’assessore Cocco:

https://www.youtube.com/watch?v=MBj-fCxFOCU

Le parole del Direttore Mariani:

https://www.youtube.com/watch?v=o0LwDlE6QKs

“Grotta Verde, nuova perla di Capo Caccia presto fruibile” | video

ALGHERO – “Si riprende dopo tanti anni un progetto di valorizzazione importante avviato fin dagli anni duemila, così da rendere finalmente fruibile e valorizzare un nuovo sito d’interesse turistico straordinario ed impreziosire l’offerta naturalistica della Riviera del Corallo”. Parole del sindaco di Alghero, Mario Conoci, che questa mattina ha partecipato con i vertici del Parco Regionale di Porto Conte, l’assessore Cocco e il presidente della commissione Mulas, ed i responsabili della ditta che eseguirà le opere, alla consegna dei lavori per il recupero della Grotta Verde, sul promontorio di Capo Caccia. “Una grotta importantissima che potrà essere visitata con una fruizione attenta e rispettosa del delicato ecosistema in cui è inserita e presto entrerà a far parte delle bellezze che lo straordinario patrimonio ambientale del territorio di Alghero è in grado di offrire ai turisti” ha sottolineato il primo cittadino.

Punta Giglio, articolo de Il Fatto Quotidiano: replica del direttore Mariani

ALGHERO – Lettera aperta del direttore dell’Azienda speciale Parco di Porto Conte, ente gestore dell’Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana, quale replica all’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano a firma del prof. Ferdinando Boero dal titolo “Ad Alghero vogliono imbrigliare le falesie di Punta Giglio: è così che il progresso avanza?”

“Ancora una volta Punta Giglio viene portata agli onori della cronaca nazionale, con notizie distorte e fuorvianti. Come già successo per un passato articolo del noto geologo e conduttore televisivo Mario Tozzi che, dopo aver approfondito e visitato il sito oggetto della sua critica, dovette ritrattare, ora è la volta del titolato prof. Ferdinando Boero, zoologo ed ecologo marino di fama internazionale, che sul Fatto Quotidiano ironizza e critica fortemente l’intervento di messa in sicurezza della falesia di Punta Giglio promosso dall’Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana. Posto che ci si dovrebbe attendere massimo rigore ed oggettività da un uomo di scienza, come il prof. Boero, mi permetto di chiedergli: si è preoccupato di approfondire le carte progettuali e le conseguenti finalità, termini, modalità, autorizzazioni del progetto in argomento? O come un semplice qualunquista si è espresso solo per “sentito dire” cose a lui riferite, dai soliti protagonisti locali molto interessati strumentalmente a conquistare spazi di visibilità (nell’imminenza delle prossime elezioni regionali e comunali in Sardegna) e approfitta, ex cathedra, dei suoi titoli per sparare sentenze di condanna su chi opera con scienza e coscienza, nel pieno rispetto delle leggi del nostro Paese? Se il prof. Boero avesse approfondito, o avesse ancora desiderio di farlo, come fece Mario Tozzi, a cui va riconosciuta piena onestà intellettuale, siamo certi che i suoi ragionamenti sarebbero diversi e molto più sensati. L’errore più macroscopico che commette, a parte le ingiurie gratuite di “malati di mente” che rivolge ai vertici del Parco, è quello di ritenere che, pur essendo “…favorevolissimo ai campi boe e anche al turismo nautico”, nella sua personale concezione di aree protette non sia contemplata alcuna attività antropica, tanto che testualmente afferma “…Basterebbe mettere una serie di piccole boe per indicare il tratto soggetto a frana, in modo da avvertire che lì non si deve andare, a causa della naturale caduta di massi…una misura che, indirettamente, contribuisce alla conservazione efficace, visto che nella zona per noi pericolosa non si possono mettere in atto attività antropiche di ogni tipo e, quindi, l’ambiente viene lasciato in pace”. Non solo il prof. Boero ignora il fatto che le attività ricadono in zona B della AMP, dove le attività antropiche (pesca, turismo nautico, diving e immersioni in grotte sommerse…) possono essere ammesse e autorizzate dall’ente gestore, ma non conoscendo i luoghi, ignora soprattutto che quel tratto di mare, nonostante le necessarie boe di segnalazione dell’AMP e l’esistenza di una ordinanza interdittiva della locale Capitaneria di Porto, continua ad essere molto frequentato dall’uomo (spesso senza alcuna autorizzazione) con i conseguenti ipotizzabili rischi (più utile alla causa sarebbe stata una riflessione sul fatto che, per carenza di risorse, spesso le forze dell’ordine non riescono ad assicurare i necessari controlli nelle aree protette). Se conoscesse il prof. Boero le questioni sarde, inoltre, saprebbe che proprio nello scorso mese di agosto, in piena stagione balneare, una ragazza di 28 anni è morta in un tratto di mare della costa di Baunei, pur interdetto alla balneazione per una ordinanza della Capitaneria di Porto, per l’improvviso crollo di un albero dal costone che sovrasta la spiaggia che l’ha travolta senza lasciarle scampo. O cosa dire dei recenti crolli avvenuti nelle cinque terre a Camogli e Corniglia sotto gli occhi increduli di turisti e bagnanti, fortunatamente senza vittime, ma con dirigenti ed amministratori indagati per la mancata messa in sicurezza del costone? Piaccia o non piaccia all’esimio prof. Boero, il realismo gestionale che caratterizza l’attività dell’AMP ha portato a ritenere che piuttosto che combattere battaglie perse per fare rispettare divieti, fosse molto più serio e responsabile, con tutti i possibili accorgimenti di massima riduzione degli effetti ambientali, mettere in sicurezza la falesia che sovrasta quel tratto di mare, come si fa per una comune infrastrutturale stradale, consentire la rimozione della interdizione esistente e disciplinare in modo attento e sostenibile le attività umane che in quel tratto di mare possono essere autorizzate. Un intervento impegnativo per il quale ci sono voluti anni di faticoso lavoro per fare tutto a regola d’arte e nel rispetto della nostra complessa normativa, ottenendo tutte le necessarie autorizzazioni da oltre dieci enti pubblici coinvolti a vario titolo in conferenza di servizi. Sono tutti da interdire questi enti pubblici della Sardegna che hanno autorizzato l’AMP a fare l’intervento? Caro prof. Boero il problema della sicurezza pubblica e della tutela ambientale in quel tratto di mare a forte presenza antropica esiste ed è concreto; ed è per questo che si è deciso di fare quelle opere sulla falesia e, nel contempo, di mettere delle boe per le attività umane autorizzabili perché sostenibili. Purtroppo, come in questo caso, non stiamo solo cercando di mitigare un fenomeno naturale, ma combattiamo quotidianamente l’irresponsabilità umana aggravata dalla ottusità di chi gli da voce; purtroppo questa è ubiquitaria e non la si trova solo a Punta Giglio e, inoltre, non conosce titoli di studio”.

Impennata del fatturato dell’Ecomuseo del Parco di Porto Conte

ALGHERO – Nel periodo dell’alta stagione 2023 (giugno–agosto) crescono i risultati della vendita dei biglietti per la fruizione dell’Ecomuseo del Parco che fa registrare un fatturato superiore agli 85 mila euro con una crescita del 28% rispetto allo stesso trimestre dell’annualità 2022. Confrontando il dato con il trimestre di alta stagione del 2019, ultima annualità di operatività piena prima della pandemia, la crescita è ancora più eclatante con un miglioramento del fatturato pari al 66%.

Direttivo e Direzione del Parco osservano che la scelta, introdotta con la stagione 2022 della forte semplificazione dell’offerta (con un unico biglietto, quello dell’Ecomuseo) e dell’utilizzo di una piattaforma digitale e di una APP dedicata per la gestione delle prenotazioni e delle vendite, si sta rivelando sempre più adeguata e ricca di ottimi risultati.

L’Ecomuseo ingloba in sé tutti i principali attrattori ambientali e storico culturali dell’area protetta che diventano visitabili in maniera integrata nell’arco temporale di un anno (dal momento della emissione del biglietto) a differenza del passato: non più, quindi, un biglietto per ogni singolo attrattore del Parco, come in passato, ma un’offerta unica con un unico biglietto. Fanno parte integrante dell’Ecomuseo, cinque principali attrattori: 1. Casa Gioiosa, prestigiosa sede del Parco ed ex colonia penale; 2. il M.A.S.E. il museo dedicato allo scrittore – aviatore Antoine De Saint Exupèry ospitato nella suggestiva torre aragonese (Torre Nuova); 3. il M.A.P.S., museo ambientale e storico a cielo aperto incastonato nel promontorio di rara bellezza di Punta Giglio; 4. l’oasi faunistica “Le Prigionette” da cui partono itinerari naturalistici e storici da percorrere a piedi, in bici, con mini car e bike elettriche; 5. la Villa romana di “Sant’Imbenia”. Nel corso della stagione 2023 il sito di Casa Gioiosa ospita anche la mostra tematica “AlgueRex” con una formula di biglietto integrato con quello dell’Ecomuseo. Si tratta di una formula molto apprezzata dai visitatori, soprattutto dalle famiglie con bambini, che sta contribuendo a sollevare il livello delle vendite e la crescita del fatturato.

Ecosistemi marini, protezione biodiversità e pesca sostenibile: proseguono le attività dell’AMP

ALGHERO – Proseguono a pieno ritmo, con il diretto coinvolgimento dei pescatori locali, le attività del progetto “protezione e ripristino della biodiversità degli ecosistemi marini e dei regimi di compensazione nell’ambito delle attività di pesca sostenibili” promosso dalla AMP Capo Caccia Isola Piana, finanziato dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste – divisione pesca, nell’ambito del programma operativo PO – FEAMP.

La protezione e il ripristino della biodiversità degli ecosistemi marini e le attività di pesca sostenibile rappresentano importanti priorità per tutte le Aree Marine Protette del nostro Paese che giocano un ruolo essenziale nell’ambito di queste attività di salvaguardia e nel contempo per la crescita di attività compatibili con lo sviluppo sostenibile del territorio. La pesca è una importante attività economica del territorio di Alghero in particolare per il ruolo che storicamente ha sempre giocato la marineria algherese e la piccola pesca locale. La pesca per non alterare i delicati equilibri eco-sistemici marini va realizzata in modo sostenibile soprattutto all’interno di un’area protetta. Se, al contrario, viene esercitato un eccessivo sfruttamento della risorsa ittica, questo può produrre effetti negativi sulle comunità marine e sui loro delicati equilibri ecologici; questo ha ancora maggiore rilevanza quando i prelievi riguardano specie ittiche commerciali che hanno anche un importante ruolo ecologico. Questo rischio evidenzia quanto sia necessario adottare modelli gestionali e misure di tutela adeguati per proteggere la biodiversità marina, ma anche per “proteggere” le attività di pesca ed il reddito dei pescatori. Non sempre facile è stato il rapporto fra i pescatori locali di Alghero e la AMP Capo Caccia – Isola Piana. Superate diverse criticità, tuttavia, un nuovo rapporto di collaborazione è stato costruito ed pescatori della AMP stanno dando un contributo decisivo alla attuazione del progetto.

“Grazie anche al progetto ____- commenta il direttore della AMP Mariano Mariani – stiamo costruendo con il diretto coinvolgimento dei pescatori della nostra AMP una nuova politica di gestione e protezione, non solo basata sulla conservazione delle specie, ma anche sull’individuazione di metodi per un prelievo sostenibile delle risorse nella prospettiva di un uso durevole delle stesse e per tutela il reddito dei pescatori”. Sono circa 15 i pescatori professionisti autorizzati ad operare in AMP attivamente coinvolti nel progetto che con le loro imbarcazioni partecipano alle attività di monitoraggio del pescato coordinate dalla Università di Sassari. In particolare si sta procedendo all’acquisizione di dati ed informazioni del comparto della piccola pesca artigianale in continuità con le informazioni raccolte nel corso delle passate annualità. Inoltre sono anche partite le ulteriori attività riguardanti: la raccolta dati socio- economici sulla filiera, l’acquisizione di informazioni da enti di competenza (associazioni di categoria, organi di controllo e vigilanza, enti regionali di ricerca e di assistenza tecnica, i rappresentanti locali della categoria dei produttori e le indagini sulla fauna ittica “Fish Visual Census” (censimento visivo della fauna ittica). “Ancora una volta – commenta il presidente del Parco Raimondo Tilloca – stiamo mettendo in campo importanti progettualità non solo volte alla tutela ambientale dell’ecosistema marino e terrestre, ma anche a sostegno delle categorie produttive legate, in questo caso, alla fruizione del mare in termini di pesca sostenibile e di promozione delle attività culturali e tradizionali connesse ad essa”.

Granchio Blu nel Calich: massima attenzione, rigore e competenza

ALGHERO – Granchio blu nella laguna del Calich. Il problema esiste, fenomeno globale, ma non è allarmante come in altre Regioni italiane. Va comunque affrontato in tempi brevi con rigore e competenza scientifica a partire da una puntuale conoscenza dei dati e con il coinvolgimento delle istituzioni, dell’Università, degli enti di ricerca e degli operatori economici a diverso titolo coinvolti. Il Parco con le sue professionalità non farà certo mancare il proprio supporto. Sterili le polemiche dettate da protagonismo politico locale. Il contratto di laguna strumento adeguato per affrontare correttamente il fenomeno.

I tecnici del Parco naturale regionale di Porto Conte hanno preso parte nei giorni scorsi sia alla riunione, che al sopralluogo, convocato dalla Commissione comunale ambiente sulle sponde del Calich per verificare fisicamente la presenza ormai nota del granchio blu (Callinectes sapidus) specie aliena ormai radicata nel Mediterraneo, da quasi mezzo secolo, e che però da qualche tempo sta costituendo un serio problema agli allevamenti di mitilicoltura e in generale ai pescatori delle zone umide dove la specie trova elettivamente spazio. Se, da un lato, l’aumento della densità di tale specie aliena rappresenta al livello locale fonte di preoccupazione in primis per il comparto produttivo ittico, il fenomeno è certamente da inquadrarsi su scala globale e nazionale dove, in alcune Regioni, ha superato i livelli di guardia e l’emergenza è tale da diventare difficilmente gestibile. Nel nostro caso non è così, e come è stato detto da più parti, la situazione del nostro contesto lagunare e costiero può essere adeguatamente affrontata in tempi brevi, con rigore e competenza scientifica. Serve una puntuale conoscenza dei dati sullo stato dell’arte del fenomeno da attuarsi rapidamente con il coinvolgimento delle istituzioni, dell’Università, dell’agenzia regionale di ricerca (Agris) e degli operatori economici a diverso titolo coinvolti. Il proliferare di opinioni e sterili polemiche, spesso infondate e dettate da protagonismo politico, non contribuisce di certo ad una corretta impostazione tecnico-scientifica delle soluzioni.

La presenza del granchio blu è nota e registrata dagli uffici del Parco naturale regionale di Porto Conte già da qualche tempo, tanto è vero che negli strumenti di pianificazione e gestione quali il più recente aggiornamento del piano di gestione del SIC (sito di interesse comunitario) oggi zona speciale di conservazione (ZSC) in cui è inclusa anche la laguna del Calich, per la questione delle specie aliene (dove è incluso anche il granchio blu) sono già stati previsti specifici programmi di monitoraggio e contenimento, al momento in attesa di risorse finanziarie per la loro attuazione. Non compete certo al Parco di Porto Conte, invece, intervenire su specie ittiche che hanno o possono avere una valorizzazione commerciale, azioni che competono ad altri enti. Resta l’interesse ambientale del Parco per le implicazioni del fenomeno sulle specie e gli habitat prioritari per la conservazione ed in tale ottica ambientale, la laguna del Calich ha problemi molto più seri da affrontare sui quali invece il Parco è particolarmente impegnato.

Il focus principale di attenzione e lo sforzo prioritario di attività del Parco di Porto Conte è concentrato sullo stato eutrofico delle acque da cui a cascata possono derivare molte criticità in ordine alla salvaguardia delle specie autoctone e al proliferare invece delle specie invasive e aliene. L’approccio al problema granchio blu messo in campo dal Parco, pertanto, è stato fino ad oggi indiretto e focalizzato sugli aspetti ecologici ed in particolare eco-sistemici. Di fronte ad una scelta di priorità ed al quesito se sia più urgente, oggi, “salvare” la laguna del Calich dal granchio blu o tutelare la stessa laguna prima di tutto dalle conseguenze delle attività antropiche impattanti su scala locale e che sono quelle che oggi stanno minacciando la sopravvivenza dell’area umida stessa, il Parco continua a preferire la seconda strada. Non a caso, in stretta sinergia con il Comune di Alghero, si sta lavorando per l’aggiornamento e il rilancio del contratto di laguna, unico vero strumento di governance, al cui interno sono chiamati a fare la propria parte tutti i portatori di interesse e gli attori istituzionali del territorio, con l’obbiettivo di affrontare la questione della salute, della tutela e della valorizzazione della laguna in modo veramente integrato ed eco-sistemico e non puntiforme.

Il contenimento del granchio blu può diventare una specifica azione del contratto di laguna da attuarsi il prima possibile a partire da un maggiore sforzo di pesca e conseguente valorizzazione commerciale del granchio e da un auspicabile alleggerimento del prelievo nei confronti delle specie ittiche commerciali che rappresentano invece potenziali antagonisti nella lotta biologica. A tutela della laguna, inoltre, proseguono senza sosta le azioni già programmate dal contratto di laguna e attuate dal Parco di Porto Conte grazie all’ottenimento di specifici finanziamenti. Queste riguardano l’installazione di una stazione monitoraggio in continuo del parametri chimico – fisici delle acque e la realizzazione di un impianto di fitodepurazione a bocca dell’impianto di Santa Maria La Palma allo scopo di affinare ulteriormente le acque in uscita dall’impianto di depurazione, prima della loro immissione in laguna. Infine sono da ricordare i recenti provvedimenti dell’Area marina protetta Capo Caccia –Isola Piana del fermo pesca nel golfo di Porto Conte che vanno indirettamente anche a vantaggio del controllo biologico del granchio blu in quanto tutelano i principali predatori dello stesso, fra i quali anche il polpo comune (Octopus vulgaris), predatore potenziale del granchio blu a partire dagli stadi giovanili della specie.

Siti Natura 2000, doppio importante riconoscimento per il Parco di Porto Conte

ALGHERO – Doppio importante riconoscimento della Regione, Assessorato della difesa dell’Ambiente, al Parco di Porto Conte che viene designato formalmente quale Ente gestore dei due siti Natura 2000 del territorio di Alghero e nel contempo riceve anche la delega quale autorità competente allo svolgimento della procedura di Valutazione d’Incidenza Ambientale (VINCA) all’interno degli stessi siti e delle aree limitrofe di influenza.

Ai sensi e per gli effetti della deliberazione della Giunta Regionale N. 27/87 del 10 agosto scorso, dal prossimo 9 settembre l’Azienda Speciale Parco di Porto Conte, aggiunge alle competenze gestionali del Parco di Porto Conte e dell’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana anche quelle dei due siti Natura 2000 del territorio di Alghero: la ZSC ITB010042 Capo Caccia (con le isole Foradada e Piana) e Punta Giglio e la ZPS ITB013044 Capo Caccia. Nel contempo, ai sensi della stessa deliberazione, il Parco, quale Ente gestore dei due siti della rete Natura 2000, riceve anche la delega quale autorità competente allo svolgimento delle istruttorie in materia di valutazione di incidenza ambientale (V.I.N.C.A) per gli interventi proposti nell’ambito degli stessi siti di competenza. L’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente, pertanto, dopo una accurata fase di valutazione e selezione ha riconosciuto le competenze e le professionalità presenti nell’organigramma dell’Azienda Speciale Parco di Porto Conte ed ha riconosciuto come proprio “ufficio periferico di verifica e valutazione delle VINCA” l’Ente Parco. Gli interventi e i progetti che saranno vagliati dagli uffici di Tramariglio, saranno chiaramente soltanto quelli afferenti al territorio ricompreso all’interno dei due siti Natura 2000 del territorio di Alghero che, oltre a ricomprendere i confini di Parco e Area Marina si allargano anche verso mare. Alla verifica di valutazione di incidenza ambientale devono essere sottoposti per legge- fa osservare il direttore del Parco naturale regionale di Porto Conte e Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana Mariano Mariani- tutti quegli interventi e progetti di qualsiasi natura, non direttamente connessi con la conservazione dei siti della rete Natura 2000. Stiamo sostanzialmente parlando degli interventi che si intendono realizzare all’interno dei confini del territorio protetto di Porto Conte e Capo Caccia, tuttavia, gli interventi che potrebbero essere sottoposti a verifica di valutazione di incidenza ambientale potrebbero essere anche quelli posti al di fuori dei confini istituzionali, poiché si parla di effetti diretti e indiretti su habitat e specie.”

“Una delega pesante ed importante – sottolinea il Presidente del Parco Raimondo Tilloca – che premia il lavoro attento e qualificato che svolgono le professionalità del nostro Ente sui temi della tutela e della conservazione e che comunque sarà esercitata, sotto la supervisione del competente servizio regionale dell’Assessorato della difesa dell’Ambiente. Tra gli aspetti positivi c’è senz’altro da evidenziare la semplificazione burocratica: infatti, non occorrerà più rivolgersi agli uffici regionali per ottenere i pareri in materia di VINCA per i progetti locali, ma ci saranno direttamente gli uffici del Parco e AMP a valutare iniziative e progetti che necessitano di tale adempimento”. Da precisare infine che resta inteso che le progettualità direttamente avviate dall’ente Parco continueranno ad essere verificate dal servizio regionale competente in materia valutazione di incidenza ambientale.

Granchio Blu, da problema a risorsa: “Ma occorre fare in fretta” | video

ALGHERO – “Da problema a risorsa”. Ora sono tutti concordi: il “Granchio blu” può, anzi deve, approdare nelle nostre tavole. Anche in maniera massiccia. Questo, del resto, è l’unico metodo per arginarne la diffusione. Lo dicono tutti. Salvo trovarsi nel bel mezzo dell’estate in corso ad essere travolti dalla questione. Ma tant’è. Forse, non ci era resi conto della sua voracità o meglio non era ancora così diffuso come in altre parti d’Italia.

Di fatto, come fatto emergere, in maniera lodevole, da parte del presidente della Commissione Ambiente del Comune di Alghero, Christian Mulas, non si può più tergiversare. “Bisogna intervenire subito, prima che sia troppo tardi sia per il Calich che per gli operatori della pesca locale che vedono la laguna e anche il mare svuotarsi di alcune specie che sono nel menù di questo vorace carapace”, commenta il capogruppo dell’Udc.

Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri commissari e soprattutto i pescatori e ancora di più i docenti dell’Università di Sassari giunti ieri per partecipare alla riunione della Commissione. “Non c’è altra via d’uscita che un’immediata pesca intensiva e la conseguente commercializzazione”. Magari, come emerso ieri, anche tramite la realizzazione di una sagra. Del resto, come diffuso sui media nazionali, si tratta di un piatto prelibato. E dunque, c’è poco da perdere tempo, va trasformato da problema in risorsa. Tra l’altro questo tema, come riportato ieri dal dott. Sergio Ortu, del Parco di Porto Conte, nei prossimi giorni si riunirà il Comitato Pesca Regionale con al centro proprio questo tema che, come organismo scientifico, è monitorato da tempo anche da Casa Gioiosa.

Granchio blu, Calich a rischio: “La Regione intervenga immediatamente”

ALGJERO – “L’emergenza granchio blu richiede una risposta immediata, anche da parte della Regione, a tutela del comparto dell’acquacoltura. I danni che i pescatori stanno rilevando maggiormente sono quelli alle attrezzature. Questa specie distrugge infatti le reti e le nasse di piccole dimensioni, così come sottolineato anche dagli operatori che abbiamo avuto modo di incontrare nel sopralluogo tenutosi oggi presso la laguna del Calich”, cosi il capogruppo dei Riformatori Alberto Bamonti.

“È stato importante ascoltare i pescatori anche per rendersi conto di persona dei gravi danni che il granchio blu sta provocando all’economia ittica locale. Senza dimenticare l’impatto devastante che ha sull’ecosistema marino, minacciando la sopravvivenza di molluschi e crostacei. Riteniamo dunque che non sia sbagliato quanto chiesto, ad esempio, dal presidente della Regione Veneto che ha invocato lo stato di emergenza.

La popolazione dei granchi blu, infatti, è cresciuta in modo molto preoccupante soprattutto negli ultimi due anni, colonizzando in maniera elettiva quasi tutti gli ambienti lagunari gestiti da Consorzi e non e compromettendo l’economia locale. Auspichiamo che anche la Regione Sardegna faccia sentire forte la sua voce al Governo per scongiurare quella che potrebbe diventare una catastrofe”.

Salvato un giovane esemplare di grifone nato in Sardegna:

ALGHERO – Un giovane esemplare di grifone nato in Sardegna è stato recuperato nei giorni scorsi dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna. Gli uomini di stanza alla base navale di Alghero, impegnati nelle consuete attività di presidio della zona, l’hanno individuato mentre si muoveva con difficoltà nelle acque dell’Area marina protetta di Capo Caccia – Isola Piana, in un punto vicino alle falesie del Parco naturale regionale di Porto Conte in cui i grifoni sono di casa da sempre. Il personale della Forestale ha poi affidato il giovane grifone all’equipe coordinata dal veterinario Marco Muzzeddu, operante all’interno del Centro di recupero della fauna selvatica dell’Agenzia Forestas, a Bonassai, nel territorio comunale di Sassari. Qui gli operatori metteranno in atto i protocolli terapeutici per permettere il successivo rilascio del grifone in natura dopo un periodo di recupero. Inoltre, grazie ad una convenzione tra il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, verranno effettuate analisi di laboratorio volte non solo agli accertamenti diagnostici ma anche a raccogliere informazioni sull’ambiente in cui il grifone vive attraverso la determinazione nel sangue dei livelli di metalli pesanti e di residui di farmaci veterinari.

Tutti i dati acquisiti nel percorso di recupero verranno raccolti e caricati in una piattaforma condivisa con il servizio tutela della natura dell’Assessorato all’Ambiente secondo quanto recentemente approvato dalla sua direzione generale. La stesura e l’approvazione del protocollo di recupero e della successiva gestione dei dati generati è stata promossa dall’Agenzia Forestas e dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna nell’ambito del progetto LIFE Safe for Vultures, di cui è capofila il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari e di cui sono partner anche E-Distribuzione e Vulture Conservation Foundation, che punta ad assicurare la sopravvivenza a lungo termine della popolazione di grifoni nell’isola attraverso la rimozione delle principali minacce.

La piattaforma condivisa consentirà il monitoraggio continuo e puntuale dei dati di mortalità della specie e verrà aggiornata costantemente da Forestas attraverso i Centri di recupero della fauna, ai quali a partire dal 1986, con l’avvio delle attività veterinarie presso il Centro di Allevamento e Recupero di Fauna Selvatica di Bonassai, vengono conferiti grifoni in difficoltà grazie all’attività di presidio del territorio del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, senza la quale non sarebbero perseguibili gli obiettivi scientifici e ambientali del protocollo. Così codificata, l’attività del Corpo Forestale e di Forestas, in sinergia con l’attività di supporto scientifico e di analisi dell’Università di Sassari e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, consentirà per ogni grifone trovato morto o in difficoltà la generazione di importanti informazioni non solo sullo stato di salute e benessere della popolazione ma anche dell’ambiente in cui vive. La buona pratica messa in campo in questa specie potrà poi successivamente essere replicata per altre specie di elevato valore conservazionistico presenti in Sardegna, permettendo grazie alla base conoscitiva generata, una gestione della loro conservazione e risoluzione delle minacce basate sui dati e sulla conoscenza.